Come sostenendo l’Ucraina piovono dollari sulle fabbriche americane
Le eloquenti cifre del “Center for Strategic and International Studies” statunitense: all'Ucraina solo briciole
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Le eloquenti cifre del “Center for Strategic and International Studies” statunitense: all'Ucraina solo briciole
• – Silvano Toppi
Il Consiglio di Stato ticinese non risponde a 370 cittadini che avevano chiesto una soluzione umanitaria per un centinaio di richiedenti l’asilo che vivono in un “limbo” disumano: non possono essere espulsi, ma neppure vengono integrati - Di Immacolata Iglio Rezzonico
• – Redazione
Nel XIX secolo e nei primi decenni del XX secolo i bambini e le bambine erano una forza lavoro essenziale per le famiglie. Con l'avvento dell'industrializzazione vennero sfruttati come manodopera a basso costo. Una mostra mette in luce una pagina poco esplorata della storia svizzera
• – Redazione
La nascita dello Stato di Israele e l'autodeterminazione degli ebrei furono invece la 'Nakba' - la catastrofe - per i palestinesi, che la commemorano oggi
• – Redazione
La senatrice a vita reagisce all’indifferenza generale e chiama in causa la responsabilità di tutti noi
• – Redazione
La tratta Sebastopoli-San Pietroburgo porta i militari reduci dal fronte a casa. Tutti bevono vodka, pochi credono alla guerra: «Non ha senso, diserterei ora»
• – Redazione
Mentre c'è chi a poche ore d'aereo si batte per lo Stato di diritto, da noi si considera la libertà un vuoto a perdere
• – Redazione
Continua la politica di tagli fiscali alle persone più facoltose; stavolta un gran regalo ai ricchi; e le statistiche smentiscono che il Ticino non sia attrattivo, visto che fra l’altro è già il secondo cantone preferito dalle aziende svizzere - Di Ivo Dürisch
• – Redazione
Il più clamoroso quello di Andrei Belousov, un economista che nemmeno ha fatto il servizio militare e che diventa ministro della difesa: così, l’economia di guerra si consolida
• – Yurii Colombo
l senso della manovra è di proteggere economia e società dal conflitto ucraino: perché in Russia impero e regime cadono insieme
• – Redazione
Le eloquenti cifre del “Center for Strategic and International Studies” statunitense: all'Ucraina solo briciole
Degli aiuti svizzeri all’Ucraina c’è chi ha chiesto (tra l’altro un consigliere nazionale ticinese) “trasparenza”; non tanto, a quanto pare, perché si teme un uso improprio (spese per armi?), spreco o corruzione, quanto piuttosto perché dovremmo anche darci una calmata nell’aiutare gli altri e guardare in casa nostra, sia ai nostri bisogni, sia in termini di sicurezza e di difesa. Fa eco in questi giorni qualche associazione economica padronale: sburocratizziamo e facilitiamo l’accesso al lavoro a quei 40 mila profughi ucraini in età lavorativa, che ne abbiamo proprio bisogno!
Mentre ci si arrovella in tutto questo (il gigantesco pacchetto americano, gli interrogativi e le iniziative svizzere) ecco che appare un’interessante indagine. Che non solo fa discutere, ma dimostra ancora una volta come la guerra, provocata perlopiù da interessi di conquista o d’occupazione, accende reazioni le quali, vestite di libertà, diritti, autonomie e generosità, nascondano di fatto obiettivi traversi, profittevoli all’interesse nazional-economico mille miglia lontano. L’indagine (la trasparenza) è dovuta a Mark F. Cancian e Chris H. Park dell’americano CSIS o “Center for strategic and international studies” di Washington (porta il titolo: What is in the Ukraine Aid Package, and What Does it Mean for the future of the War). Studio dettagliato, informato, corredato di grafici significativi.
Riassumendo. Del gigantesco “”package” USA di 61 miliardi, solo 2.5 sono destinati a “aiuti umanitari globali” e 0.3 ad altre agenzie americane; 7.9 sono destinati a un sostegno finanziario al governo ucraino (e non si sa come e dove li spenderà). Tutto il resto è spesa militare, o per equipaggiamento militare per l’Ucraina (25.7) o per attività militari in Ucraina (17), o per appoggio alle forze americane contigue stanziate in Europa (7.3).
La parte essenziale dei 25.7 miliardi per l’equipaggiamento militare è destinata a sostituire il materiale militare americano inviato a Kiev (13.4 miliardi), somma che quindi ritorna all’esercito americano. Sette miliardi di dollari sono utilizzati per rafforzare la base industriale di difesa statunitense. Rimangono quindi solo 1.6 miliardi del “gigantesco pacchetto” che arriva direttamente a Kiev sotto forma di sussidi o prestiti. C’è una seconda posta: “attività militari legate all’Ucraina”. Serve a finanziare la formazione per l’utilizzo delle nuove armi, come i Patriot o gli aerei F16.
A conti fatti, dice lo studio: “circa il 72 per cento dell’aiuto all’Ucraina e l’86 per cento dell’aiuto militare saranno tutti spesi negli Stati Uniti”. Ed è grazie a questo e, in misura minore, per il conflitto a Gaza e in Israele, che l’industria dell’armamento o della difesa gira a pieno regime negli Stati Uniti, risollevando l’economia del Paese.
C’è un’aggiunta, condensata in un interrogativo: “Quegli impegni [cui vanno aggiunti i 41.56 miliardi di euro già versati e i 24 miliardi supplementari appena promessi dall’Europa, ndr] serviranno a sbaragliare Putin? Difficile a dirsi. In ogni modo, non potranno risolvere il problema della mobilitazione degli uomini, che mancano crudelmente all’esercito ucraino”.
Ed è così che rimane… un problema umano.
Nell’immagine: prospetto pubblicitario per il sistema missilistico Patriot, fabbricato dall’americana Raytheon
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