Il Financial Times: UBS e Berna sono ai ferri corti
Tra UBS e i politici è il momento della resa dei conti. In un lungo articolo l'autorevole Financial Times ha chiarito quanto la situazione sia tesa
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Tra UBS e i politici è il momento della resa dei conti. In un lungo articolo l'autorevole Financial Times ha chiarito quanto la situazione sia tesa
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Tra UBS e i politici è il momento della resa dei conti. In un lungo articolo l'autorevole Financial Times ha chiarito quanto la situazione sia tesa
È come il duello di un film western. Sullo sfondo ci sono le richieste della Confederazione che impongono a UBS di fornire fino a 25 miliardi di capitale aggiuntivo. I vertici di UBS, con il presidente Colm Kelleher e il CEO Sergio Ermotti, si stanno opponendo a questa richiesta. Secondo il Financial Times (FT), gli addetti ai lavori avrebbero dichiarato che le due parti, che solo un anno e mezzo fa avevano unito le forze per condurre CS nel porto sicuro di UBS, non sono più “in sintonia”. Le ombre si allungano tra gli sfidanti, il Dipartimento delle Finanze e la BNS da una parte, e Big UBS dall’altra.
La ministra delle Finanze Karin Keller-Sutter, che il FT aveva nominato fra le donne più influenti del pianeta nell’anno del “salvataggio” del CS, si è trovata improvvisamente ad essere la grande avversaria del management della banca. Un tempo “aveva imparato che lo stipendio di un consigliere federale era la misura di tutte le cose”, ha detto il quotidiano finanziario citando una recente dichiarazione della donna politica liberale. “Beh, non è più la misura di tutte le cose da molto tempo, no?”, ha dichiarato Keller-Sutter al FT il 10 luglio, alludendo ai 14 milioni di franchi incassati da Ermotti per 9 mesi di lavoro.
Il direttore del FT, che è uno dei più esperti osservatori della piazza finanziaria svizzera, ha dipinto i protagonisti della vicenda come compagni d’arme la cui alleanza si è rotta in breve tempo. La linea del fronte corre lungo un confine netto: da una parte i funzionari dell’autorità di vigilanza bancaria Finma, che di fatto ascoltano gli ordini di Keller-Sutter, dall’altra i magnati della Bahnhofstrasse di Zurigo, che si considerano alla stregua dei big di Wall Street.
Stefan Walter, il neoeletto capo della Finma, ha dato il tono in una delle sue prime apparizioni. Ha sostenuto pienamente la richiesta che UBS si doti di un capitale significativamente maggiore per le sue filiali estere.
Ermotti non se l’è fatto ripetere due volte, come riporta il FT: “Il giorno dopo, Ermotti ha risposto accusando le autorità svizzere di aver permesso il fallimento del Credit Suisse e di non essersi assunte la responsabilità del loro ruolo nella supervisione della banca”. E ancora: “Quattordici mesi dopo il salvataggio del Credit Suisse siamo nel mezzo di un intenso e spesso superficiale dibattito sul fatto che UBS sia troppo grande per la Svizzera”. Il giornale ha citato il discorso di Ermotti all’Università di Zurigo. “A dire il vero, è sorprendente la rapidità con cui UBS è passata dall’essere percepita come un salvatore della patria a un potenziale futuro problema per il Paese”.
Chi ha ragione? Questo lo si deciderà nell’arena pubblica. Alla fine saranno i cittadini e gli elettori a dare il pollice in su o il pollice in giù. La Keller-Sutter deve incolpare sé stessa per la sua situazione. È arrivata completamente impreparata ai quattro giorni cruciali di metà marzo 2023, quando l’élite finanziaria svizzera unita ha fatto a UBS il regalo del secolo.
Poiché ora se ne è resa conto, la ministra PLR vuole passare alla storia come la “Lady di ferro” che ha tenuto sotto controllo il mostro bancario UBS (NZZ) con severi requisiti per quanto riguarda il capitale proprio.
“UBS ha ricevuto un incredibile regalo, l’affare del secolo”, ha scritto il FT citando “un consulente bancario”, che continua: “Ora il governo è sotto pressione da parte dell’opinione pubblica svizzera e vuol dare l’impressione che dopotutto non sia stato un buon affare. Ma alla fine la regolamentazione arriverà. Per UBS, ciò significa che le sarà inevitabilmente richiesta una maggiore copertura patrimoniale”.
Il problema più grande di Keller-Sutter si chiama “AT-1”. È il nome delle obbligazioni convertibili che CS aveva tenuto nei suoi libri contabili come capitale fisso e che sono state cancellate per volere di Berna. Senza questo “azzeramento”, UBS non avrebbe portato a termine l’operazione alle condizioni concordate, ha spiegato Colm Kelleher sulla NZZ am Sonntag nel primo anniversario della scomparsa del CS.
Il totale di 17 miliardi di dollari sotto forma di numerosi AT-1 potrebbe costare caro alla Svizzera e ai suoi cittadini e contribuenti. Thomas Borer [il portavoce degli investitori danneggiati dall’azzeramento che hanno intrapreso azioni legali per recuperare quanto hanno perso, ndr] ha dichiarato in un’intervista di essere convinto che i querelanti avranno successo con i loro numerosi ricorsi in qualsiasi tribunale del mondo. Borer ha suggerito di dividere il risarcimento: alcuni miliardi sarebbero a carico del governo federale, altri di UBS, e il resto degli obbligazionisti ingannati.
Questo è uno scenario da incubo per Keller-Sutter: come farà a rendere accettabile agli elettori il fatto che non solo ha regalato il CS ai superpagati boss di UBS per 3 miliardi, ma che, oltre a questo, i contribuenti dovranno sborsare diversi miliardi per liberare la Confederazione dal fuoco di fila delle azioni legali?
L’ipotesi che i cittadini svizzeri debbano alla fine pagare il conto dell'”affare di una vita” dei banchieri di UBS fa sudare la fronte della ministra delle Finanze. Così propone di farsene carico ai padroni dell’universo UBS. E loro reagiscono con arroganza e insulti. Ciò è evidente anche nei commenti di Ermotti sull’opinione che la sua enorme UBS rappresenti una minaccia per la concorrenza nazionale. Tali affermazioni “sono uno scherzo”, ha dichiarato il capo di UBS secondo il FT.
La scelta delle parole non fa guadagnare punti simpatia a UBS. “Alla fine, tuttavia, il boccone potrebbe non essere così amaro come sembra attualmente”, ipotizza un ultimo insider nel servizio del FT. “Tutti adesso stanno gonfiando i muscoli, ma alla fine prevarrà il buon senso. Alla fine si incontreranno nel mezzo”, ha dichiarato un banchiere che, secondo il giornale, è stato coinvolto nell’acquisizione di CS.
Traduzione e adattamento a cura della redazione
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