Il virus nazionalista e la casa europea
A pochi giorni dal voto per il rinnovo del parlamento europeo; i timori di una avanzata dell’etnonazionalismo identitario
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A pochi giorni dal voto per il rinnovo del parlamento europeo; i timori di una avanzata dell’etnonazionalismo identitario
• – Aldo Sofia
Nonostante ammetta che in Iran vengano arrestate e uccise decine di persone, Berna continua a respingere gran parte delle richieste d’asilo di persone con passaporto della repubblica islamica
• – Federico Franchini
Prima che i responsabili degli alti costi e dei premi si decidano a reagire concretamente, nessuno dovrebbe pagare più del 10% del proprio reddito per i premi, come chiede il referendum del 9 giugno
• – Redazione
«La doctora» Sheinbaum ha stravinto in tutti gli Stati tranne due. Così la delfina di Lopez Obrador ha distrutto i partiti tradizionali. Cancellati Pan, Pri e Prd, ringraziati uno ad uno tutti i leader di sinistra in America latina
• – Redazione
Lo scenario politico si sta americanizzando: le destre estreme peseranno molto e tutto deve cambiare
• – Redazione
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• – Aldo Sofia
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• – Redazione
A nessuno si può togliere la parola, nemmeno a chi modera un dibattito radiotelevisivo - Di Enrico Morresi
• – Redazione
Non ci resta che… qualche rima sull’esibizione di Fabio Regazzi - Di Paolo Buletti
• – Redazione
Sempre più chi conquista il potere è tentato da scorciatoie illiberali
• – Redazione
A pochi giorni dal voto per il rinnovo del parlamento europeo; i timori di una avanzata dell’etnonazionalismo identitario
Clima euforico. Presidente della commissione era Romano Prodi. A lui chiesi appunto se non fosse stata troppo precipitata la decisione di estendere a tal punto i confini del club europeo. Pensando soprattutto al gruppo di nazioni che, con la caduta del Muro, erano fuoriuscite dall’impero dell’Urss, i cosiddetti ex satelliti. “Riusciremo a contaminarli”, fu appunto la sua risposta. Invece, cominciarono i problemi. Subito voto popolare francese contro la nuova Costituzione europea (per paura della libera circolazione, la crisi dei subprime piombata sulle nostre economie dagli Stati Uniti, le tensioni sul debito pubblico, le speculazioni sulla moneta unica, la ‘tragedia’ della Grecia messa dolorosamente in riga dalla Troika e dalla Germania. Un susseguirsi di sismi di ogni genere. Con parziali riscatti (la mutualizzazione del debito per rilanciare l’economia comunitaria del dopo-Covid) ma anche l’avanzata delle forze euro-ostili (Brexit) o comunque euro-fobiche del nazional-populismo-identitario cresciuto al punto da minacciare il futuro della Casa comune rimasta incompiuta sotto l’aspetto dell’unità politica (l’Ucraina conferma) o sotto gli effetti della mondializzazione e della concorrenza internazionale (il Pil degli Stati Uniti ha staccato nettamente quello dell’insieme UE).
Oggi, riprendendo l’ottimistica previsione di Prodi, ci si può chiedere “chi ha contaminato chi”. Incassati i generosi aiuti economici di Bruxelles, i nuovi membri dell’Est (gruppo di Visegrad) sul piano politico hanno di molto contribuito a ridisegnare in peggio la mappa politica e ideale dell’UE. Con la crescita di governi illiberali (Ungheria, Polonia, Slovacchia, Bulgaria) che impoverendo lo Stato di diritto ne hanno oscurato l’orizzonte. Non c’era soltanto il fatto che per gli ex satelliti sequestrati dall’Urss era più difficile concedere parte della loro sovranità nazionale all’Unione. C’era evidentemente dell’altro. Dalle viscere di quel mondo per decenni “sequestrato” è emerso un progetto identitario, sovranista, populista in netta contraddizione con i costumi democratici (seppur imperfetti) della primaria coalizione delle nazioni del vecchio continente. In più, trovavano appoggi e alleati in paesi come Francia, Germania, Italia (più recentemente Olanda e Svezia) alle prese con la questione di un’ondata migratoria lasciata alla propaganda dell’estrema destra, e in una fase di nuove difficoltà economico-sociali e di rinnovate forme predatorie di capitalismo.
Sorgere di un etnonazionalismo che fra due settimane cercherà di dare l’assalto elettorale al parlamento europeo, per spezzare la maggioranza moderata. Fra troppa indifferenza, delusione, o rassegnazione. Scrive Paolo Rumiz nel suo recente “Verranno di notte. Lo spettro della barbarie in Europa”: è così che “la maggioranza non si rende conto della fortuna di vivere in questa comunità, non apprezza nemmeno i vantaggi di abitarvi, e di conseguenza non capisce che uscirne per dividersi sarebbe un disastro”.
Nell’immagine: l’ampliamento a Est (in giallo) dell’UE del 2004
Il mantra populista e la Costituzione federale svizzera del 1848
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