L’Iran, “un paese sicuro”
Nonostante ammetta che in Iran vengano arrestate e uccise decine di persone, Berna continua a respingere gran parte delle richieste d’asilo di persone con passaporto della repubblica islamica
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Nonostante ammetta che in Iran vengano arrestate e uccise decine di persone, Berna continua a respingere gran parte delle richieste d’asilo di persone con passaporto della repubblica islamica
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In Ticino, Iman segue il master di medicina all’USI, un corso di italiano e, nel tempo libero, frequenta alcune palestre e disegna. La sua vita però è tutt’altro che semplice: è ospite del centro gestito dalla Croce rossa a Cadro – presso il quale è anche stato anche aggredito a colpi di martello da un compagno di stanza poi condannato penalmente – ed è in attesa di sapere l’esito del suo ricorso contro la decisione della Segreteria di Stato della migrazione (SEM) di non concedergli l’asilo. Per i funzionari della SEM, l’Iran è infatti considerato un paese sicuro: «Nonostante le proteste e la repressione, al momento non si può parlare di violenza generalizzata in Iran. In generale, l’esecuzione degli allontanamenti in Iran è attualmente esigibile» si legge nella decisione presa in prima istanza nei suoi confronti.
Da anni la situazione dei diritti umani nel paese asiatico è estremamente problematica. Il mandato del presidente Ebrahim Raisi, morto il 19 maggio 2024 in un incidente in elicottero, è stato caratterizzato da una repressione spietata. I servizi di sicurezza e di intelligence prendono violentemente di mira i dissidenti, con la complicità della magistratura. La tortura, gli stupri e altri maltrattamenti sono sistematici e diffusi. Una situazione che è peggiorata dopo la morte di Mahsa Amini, la giovane donna curda morta in circostanze sospette nel settembre 2022 dopo essere stata arrestata poiché non indossava correttamente il velo. Per la SEM non vi è però nessun problema, nonostante essa stessa parli di manifestazioni nelle quali «centinaia di persone sono state uccise o ferite e sono stati eseguiti migliaia di arresti».
Per quanto riguarda i richiedenti asilo iraniani, la risposta negativa data ad Iman non è un caso isolato. In Svizzera, nel 2023, hanno depositato una richiesta d’asilo 565 iraniani (1,8% del totale delle domande). Tuttavia soltanto il 19% delle richieste trattate durante lo scorso anno è stato accolto favorevolmente. Si tratta di 83 persone. Un numero e una percentuale estremamente basse dovute proprio al fatto che la Svizzera – che ricordiamo rappresenta gli interessi degli Stati Uniti a Teheran – considera la Repubblica islamica come un paese tutto sommato sicuro.
Berna non si fa problemi a respingere le domande inoltrate anche da donne che si sono distinte durante le manifestazioni per la difesa delle donne e per i diritti umani, e che, anche dalla Svizzera, non hanno esitato ad esprimersi pubblicamente contro il regime. La trasmissione Mise au Point della RTS ha raccontato le loro storie. Una di queste donne, Mahdie Alinejad, ha ricevuto il sostegno della Città di Ginevra contro il suo ritorno forzato in Iran, dove – si legge in un comunicato ufficiale – «le minacce alla sua integrità sono più che reali, vista la sua posizione politica a favore dei diritti delle donne». Dubitiamo purtroppo che un’azione simile possa essere svolta dalla Città di Lugano, la più a destra di tutta la Svizzera.
Nell’immagine: Iman Amirmohammadi
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