Oui, nein, forse: le lingue sono ancora una netta divisione nella democrazia svizzera?
Nell'immagine: Il tradizionale piatto a base di patate, i Rösti, è diventato un simbolo delle divisioni linguistico-culturali in Svizzera
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Nell'immagine: Il tradizionale piatto a base di patate, i Rösti, è diventato un simbolo delle divisioni linguistico-culturali in Svizzera
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• – Redazione
Nell'immagine: Il tradizionale piatto a base di patate, i Rösti, è diventato un simbolo delle divisioni linguistico-culturali in Svizzera
Nonostante i costi della salute continuino a crescere più velocemente dei salari, il 9 giugno il popolo svizzero ha respinto la proposta di limitare i premi dell’assicurazione malattia a un massimo del 10% del reddito di un’economia domestica. Circa il 56% di coloro che hanno votato ha detto “no” all’iniziativa “Per premi meno onerosi”, lanciata dal Partito socialista (PS).
Dalla mappa della Svizzera che dettaglia i risultati Cantone per Cantone fa capolino un noto spauracchio: il Röstigraben, letteralmente “il fossato dei Rösti”. L’espressione si riferisce alle differenze tra la Svizzera germanofona e le altre regioni linguistiche, non solo in termini di parzialità nei confronti di un piatto a base di patate – i Rösti – ma anche nell’ambito di questioni che rivestono un’importanza più profonda a livello nazionale.
Il 9 giugno, tutti i Cantoni francofoni e il Ticino, italofono, hanno votato a favore del tetto massimo ai premi dell’assicurazione malattia. Tuttavia, il voto della Svizzera tedesca ha deciso il risultato.
“Per l’iniziativa sullo sgravio dei premi si può parlare di una spaccatura significativa, ma non per gli altri temi in votazione domenica”, dice Martina Mousson, politologa presso l’istituto demoscopico gfs.bern.
Nel settembre di dieci anni fa, un’altra votazione legata alla sanitàha messo in luce il Röstigraben. La regione francofona del Paese aveva votato a favore della proposta di introdurre un’assicurazione malattia unica e pubblica. Il testo è stato però affossato nel resto della Confederazione con il risultato finale di 61,8% di “no”. Pochi mesi prima, sempre nel 2014, il popolo elvetico aveva votato di misura a favore di una proposta volta a limitare l’immigrazione dall’Unione Europea, contro il volere dei Cantoni di lingua francese.
Secondo l’Atlante politico della Svizzera, che raccoglie le analisi di oltre 1’000 votazioni ed elezioni fin dal 1866, il Röstigraben era molto più significativo in passato. Le differenze ideologiche tra le regioni germanofone e quelle di lingua “latina” risultano evidenti in due terzi delle votazioni tenutesi nel XIX secolo. Anche la religione ricopriva un ruolo, con il 60-80% delle votazioni di quel periodo caratterizzate da una chiara differenza tra la Svizzera cattolica e quella protestante. Nel XX secolo, sono state quasi esclusivamente le questioni sociali e di politica estera a dividere le regioni linguistiche, con il 10-30% delle votazioni di questo secolo che mostra questo schema. Nel XXI secolo, il fossato linguistico sembra essere meno significativo.
“Negli anni Novanta, il panorama è cambiato, e le città della Svizzera tedesca hanno iniziato a votare in modo simile. La stessa cosa è successa nelle città e nelle campagne della Svizzera francese”, spiega il ricercatore del Politecnico federale di Losanna Shin Alexandre Koseki, che ha analizzato tre decenni di dati sulle votazioni Comune per Comune e ha pubblicato i suoi risultati nel 2016.
Secondo la sua analisi, la polarizzazione sta crescendo sotto un’altra forma. Da una parte ci sono le principali città elvetiche, la Svizzera francese e parte del Canton Grigioni, mentre dall’altra si trovano le periferie e le campagne della regione germanofona. Il Ticino, invece, fa da “jolly”.
“Nelle votazioni degli ultimi anni, le divisioni linguistiche hanno avuto meno importanza che in passato”, dice Mousson.
Le differenze politiche sono legate a un apprezzamento dei piatti a base di patate? I punti di vista differiscono a dipendenza della preferenza per la fondue o per la raclette? Un rapporto del 2022 pubblicato dall’Università di San Gallo, intitolato “Bada a come parli: il ruolo della cultura nel comportamento orientato al futuro” ha tentato di spiegare il legame tra la politica, la lingua e la cultura. Ha utilizzato i dati fiscali del Cantone bilingue (francese e tedesco) di Berna per confrontare il comportamento di persone esposte allo stesso ambiente istituzionale, politico, economico e geografico, ma che parlano lingue diverse.
“Le persone germanofone sono più propense a un comportamento orientato al futuro rispetto a chi parla francese”, si legge nel rapporto.
In altre parole, coloro che parlano tedesco tendono a risparmiare di più per la pensione, sono più propensi a seguire una formazione continua, non amano prendersi dei rischi e hanno generalmente patrimoni più consistenti.
Questo ha un impatto sulle preferenze politiche, specialmente quando i benefici futuri sono vaghi, ma i costi sono immediatamente chiari. Questo include tematiche quali le proposte volte alla promozione del benessere sociale, le riforme dell’economia di mercato o le misure per gestire il cambiamento climatico.
“I risultati mettono in luce i benefici del federalismo”, conclude il rapporto.
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