Trump, condanna per corruzione ma è candidabile
È il primo ex presidente Usa che rischia di finire dietro le sbarre. Condannato per falsificazione di documenti contabili, ma può candidarsi
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È il primo ex presidente Usa che rischia di finire dietro le sbarre. Condannato per falsificazione di documenti contabili, ma può candidarsi
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È il primo ex presidente Usa che rischia di finire dietro le sbarre. Condannato per falsificazione di documenti contabili, ma può candidarsi
Donald Trump è colpevole. Lui, miliardario, è inciampato in una serie di assegni per un totale di “appena” 130mila dollari. Sono quelli con cui ha rimborsato Michal Cohen, suo faccendiere e avvocato di fiducia sino a qualche anno fa, che nel 2016 aveva pagato di tasca propria Stormy Daniels, la pornostar con cui Trump aveva avuto una fugace relazione sessuale nel 2006 e che aveva minacciato a poche settimane dalle elezioni del 2016 di vuotare il sacco. Era finita con il silenzio comprato a colpi di assegni firmati da Cohen. E un’informazione, potenzialmente sensibile, tenuta lontano dagli elettori. La giuria condannando Trump ha in pratica avallato la tesi della procura che c’era uno schema atto a violare la legge federale sulle elezioni. Questo ha trasformato un reato come la falsificazione dei dati contabili in un crimine più grave.
La storia era emersa nel 2018 e da allora il procuratore di New York ha acceso un faro sino ad arrivare all’incriminazione, lo scorso anno, e poi al processo. Cinque settimane più una trascorsa a selezionare la giuria.
Il primo processo a un ex presidente si è concluso quando, da poco, erano passate le 17 a New York. I giurati, cinque donne e sette uomini, hanno impiegato poco più di 11 ore, spalmate in due giorni, per decidere il destino dell’ex uomo più potente del mondo e che ancora ambisce a tornare alla Casa Bianca. E i sondaggi al momento lo danno in vantaggio, pur di poco su Joe Biden.
Era richiesta l’unanimità nel verdetto. E la speranza che in fondo i legali di Donald coltivavano di arrivare a uno stallo (hung jury) è franata ben presto. Ieri mattina i giurati hanno riletto parte della testimonianza di Michael Cohen, l’uomo chiave del processo, e di David Pecker, ex editore di National Enquirer che aveva per primo captato le intenzioni di Stormy Daniels di rivelare il tradimento di Donald a Melania nel 2006. La notizia che la giuria era giunta a una conclusione è rimbalzata attorno alle 16:20 le (22:20 italiane) quando il giudice Merchan ha informato i legali del tycoon e l’ufficio del Procuratore Alvin Bragg che il dado era tratto. L’imputato Donald Trump si è quindi accomodato in aula, con lui oltre agli avvocati, c’era il figlio Eric. I giurati hanno chiesto al giudice Juan Merchan mezz’ora di tempo per completare la stesura del verdetto. Poi la lettura. Rapida. I capi di accusa erano 34, e in tutti Trump è stato ritenuto colpevole.
Ora gli occhi sono su Merchan, tocca a lui trasformare il verdetto di colpevolezza in una sentenza. Bisognerà però aspettare sino all’11 luglio per capire quale sarà. C’è una coincidenza curiosa, Trump attenderà il suo destino a New York, mentre a Washington i leader di 32 Paesi celebreranno i 75 anni dell’Alleanza atlantica, proprio quella Nato contro cui l’ex presidente più volte ha lanciato strali e minacciato di degradarla.
Trump rischia una pena di massimo quattro anni di prigione, ma difficilmente sarà ospitato a Rykers Island. Più probabili gli arresti domiciliari e alcune restrizioni. Forse il limite dell’uso dei social. Ma siamo in un terreno inesplorato, con una certezza: ieri Trump ha scritto suo malgrado un’altra pagina di storia americana: primo ex presidente condannato.
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