Akanji, miglior centrale europeo (e forse al mondo – ieri ha cancellato Kane) aveva già sbagliato il rigore agli ultimi europei contro la Spagna; semmai, con il senno di poi, considerato anche il grande dispendio di energie, non doveva essere lui a tirare il primo, oltretutto calciato male, senza forza né precisione. Ma l’ha voluto lui e nessuno gli ha detto di no.
La Svizzera era andata meritatamente in vantaggio al 75’ con un ottimo Embolo che ha fatto reparto da solo difendendo bene la palla. Su centro di Ndoye, in spaccata, con un pizzico di fortuna (la palla è stata deviata) ha mandato la palla in rete.
E qui la Svizzera ha fatto il grande errore che tutti temono in casi del genere, che tutti gli allenatori cercano di scongiurare con mille ammonimenti, spesso vani: la squadra si rilassa, tende ad avere un calo di tensione fisiologico (‘ormai è fatta’): tutti sanno che questa forma mentale esiste, ma un conto è saperlo, un altro passare dalla teoria alla pratica: infatti, Saka, sino a quel momento ben controllato, parte dalla destra, sciaguratamente non viene attaccato, pur sapendo esattamente che cercherà di accentrarsi per liberare il suo piede migliore, il sinistro: il diagonale dal limite dell’area picchia sulla faccia interna del palo, Sommer non lo vede.
Una punizione durissima e immeritata per una squadra solidale, intelligente, che obbliga gli avversari a fare brutta figura grazie all’organizzazione e alla freddezza, sempre calma, a testa alta. L’Inghilterra, come la Germania e specialmente l’Italia, non ha potuto esprimersi al meglio perché è stata avvolta nella ragnatela rossocrociata, non sempre spettacolare, ma quanto efficace!
Il calcio a questi livelli è così, estremamente punitivo ad ogni minimo errore.
A 2 minuti dal termine, la Svizzera ha sfiorato la rete con un calcio d’angolo di Shaqiri finito sul primo incrocio dei pali: meritava di entrare. Quindi Widmer su una grande apertura di Zuber, per il resto deludente, si è addormentato e non ha fatto passare il cross. Poi ha tentato Amdouni.
Al rientro questa squadre merita l’accoglienza che si riserva ai grandi: eravamo inferiori, ma non di molto, solo alla Spagna.
La domanda che ora si pone d’ufficio, è la seguente: questa ex combriccola raccogliticcia, molto criticata dagli sciovinisti, dai ‘veri’ (falsi!) svizzeri per la sua composizione eterogenea, diventata dopo molte peripezie un solo blocco (uno per tutti, tutti per uno, e non è retorica) avrà ancora un paio d’anni di respiro?
Arriverà ai mondiali del 2026 in Messico, USA e Canadà, oltretutto passato da 32 a 48 squadre? Qualche giocatore, lo stesso Xhaka, finalmente grande capitano (ha giocato con un problema muscolare che gli impediva il lancio lungo e il tiro a rete) ma anche Freuler e Rodriguez e forse Sommer (i portieri hanno sette vite come i gatti, e poi ci sono Kobel e Mvogo, ottimi) arriveranno in buone condizioni? E più ancora: fallito il traguardo storico, avranno voglia, forza, morale per puntare a un ultimo grande appuntamento?
Il prossimo incombe: in autunno la Coppa Europea delle nazioni (con le finali nel 2025) vedrà la Svizzera impegnata contro Spagna, Danimarca e Serbia. Vanno avanti le prime due.
L’entusiasmo, la grande partecipazione dell’intero Paese che si è (giustamente) identificato con la squadra (erano in 20’000 a Düsseldorf) indurrà forse i ‘senatori’ a ultimo sforzo; vale la pena tentare di passare alla Storia, anche solo di quella minima (ma non troppo…) dello sport. Ma bisognerà anche decidere con chi alla guida: oggi alle 12:00 ci sarà la conferenza stampa finale, poi il rientro, che immaginiamo celebrato con la giusta riconoscenza per quanto fatto a questi Europei.
Quindi il direttore delle Nazionali Pierluigi Tami parlerà con Yakin (che lui stesso ha salvato) sino all’altro ieri invitato ad andarsene, ora probabilmente invitato a restare per altri due anni.
In questo caso probabilmente, nel suo interesse, accetterà, e allora potremo ancora vedere la stessa grande Svizzera, con pochi mutamenti, sino ai Mondiali, con qualche giovane che potrebbe crescere molto come Okafor arrivato fuori forma, oltre ad Amdouni. Rieder, già promosso, e Sierro.
PS. fra i molti che hanno sbagliato un rigore, Maradona: 3 con la Nazionale, 11 con i club. Poi Pelè, Platini, Socrates, Van Basten, Baggio, Pirlo, Messi, Cristiano Ronaldo e Mbappé (parato da Sommer). C’è anche un primato, probabilmente imbattibile: l’argentino Martin Palermo in una gara di Coppa America, nel 1999 ha sbagliato 3 rigori nella stessa partita, contro la Colombia.
Nell’immagine: la partita in vacanza