Pericolosa prova di debolezza

Pericolosa prova di debolezza

Ogni schema è saltato: lo dimostra il fatto che il  Cremlino risponda alle dichiarazioni francesi e britanniche sull’ipotesi di mandare soldati in Ucraina esibendo il suo arsenale nucleare tattico in un’esercitazione


Redazione
Redazione
Pericolosa prova di debolezza

Di Gianluca Di Feo, La Repubblica

Ai tempi della Guerra Fredda, le regole della deterrenza erano geometriche, cementate da una certezza: né gli americani, né i sovietici potevano usare per primi l’arma atomica, perché sarebbe stato l’inizio dell’Apocalisse. Nei confronti le due potenze erano obbligate ad alzare la posta e mostrare determinazione, senza però mai osare l’azzardo, perché sapevano di muoversi sull’orlo del baratro. C’era la “Mutua Distruzione Assicurata”, sintetizzata in inglese con l’eloquente acronimo Mad: una «non pace», come la definì George Orwell, perché scandita dall’incombente conto alla rovescia per il lancio degli ordigni nucleari.

Ora è cambiato tutto e lo dimostra anche il fatto che la sfida attuale non è più tra Urss e Usa, bensì tra la Russia e due paesi europei. E il fatto che il Cremlino risponda alle dichiarazioni francesi e britanniche sull’ipotesi di mandare soldati in Ucraina esibendo per la prima volta il suo arsenale nucleare tattico in un’esercitazione, conferma come ogni schema sia saltato. L’escalation verbale degli ultimi mesi si prepara a superare un’altra linea rossa, perché se verrà dato seguito all’annuncio di ieri i soldati russi preleveranno le testate dai depositi bunker e le caricheranno su aerei, sottomarini, navi e missili semoventi: un gesto che va molto oltre le periodiche sparate dell’ex presidente Medvedev.

Stando al censimento realizzato due mesi fa dal Bulletin of Atomic Scientists, Mosca ha conservato 1.558 di questi ordigni — con potenza inferiore a duecento chilotoni ma comunque più devastanti di quello di Hiroshima — e da oltre vent’anni ha investito enormi risorse per modernizzarli, mentre la Nato li ha ritenuti residuati del passato. I russi le chiamano “forze nucleari non strategiche” perché non destinate per carica distruttiva e raggio d’azione a colpire gli Stati Uniti, ma in realtà sono diventate la vera arma strategica dell’era di Putin: l’unico strumento che può fare scudo alla supremazia tecnologica dell’Alleanza Atlantica. Non a caso, la decisione di puntare su questo tipo di sistemi bellici venne presa nel 1999 all’indomani della campagna aerea che obbligò la Serbia a ritirarsi dal Kosovo e rese plateale l’irrilevanza geopolitica della Russia di Eltsin.

La vera domanda è perché Putin ha scelto di reagire in maniera così dura e sproporzionata alle dichiarazioni di Macron e Cameron. Chi cerca di leggere queste mosse secondo i canoni del passato rischia di commettere uno sbaglio. Nella crisi di Cuba il presidente Kennedy aveva spinto il braccio di ferro al massimo livello, mandando l’Us Navy a sbarrare la rotta alle navi di Mosca, e così ha spinto Krusciov. Oggi però non è detto che la pratica di giocare duro per ottenere un negoziato, quella che gli analisti chiamano escalate to descalate, possa dare risultati. Anzitutto, gli antagonisti della Russia sono molti e perseguono interessi diversi: l’Ucraina ha già detto di non temere l’esplosione di armi nucleari tattiche — lo ha messo nero su bianco l’ex comandante in capo Zaluzhny nel settembre 2022 — considerandolo un problema soprattutto dell’Europa. E gli Usa oggi sono un protagonista riluttante, alle prese con i contrasti elettorali che hanno paralizzato per mesi gli aiuti alla resistenza. Persino i Paesi della Ue hanno orientamenti molto diversi, su cui si spicca l’interventismo polacco a cui si sono aggiunti i francesi. I colloqui per sincronizzare le posizioni sono appena stati avviati e avranno due momenti chiave a giugno nel vertice del G7 in Puglia e a luglio in quello della Nato a Washington.

È molto probabile che Mosca impugni la minaccia nucleare proprio per condizionare il cammino verso questi due appuntamenti e impedire preventivamente che l’avanzata delle sue truppe possa determinare l’ingresso in campo di truppe di nazioni europee. Si tratta di una mossa che tradisce una debolezza quasi paradossale. Attualmente infatti l’esercito russo nel Donbass sta scatenando un volume di fuoco superiore a quello del marzo 2022, mostrandosi superiore non solo per quantità di uomini e mezzi, ma anche per qualità degli strumenti e delle tattiche. Gli analisti ritengono però che questo vantaggio stia per raggiungere il culmine: entro uno-due mesi le forniture americane permetteranno agli ucraini di superare il divario, con l’ingresso in azione pure dei primi caccia F-16. Putin ha a disposizione questa finestra temporale per ottenere un successo netto sul terreno o obbligare Kiev a negoziare.

Lo show delle testate nucleari tattiche mira a spaventare l’opinione pubblica europea nella fase di campagna elettorale, tentando di incidere su quei governi che hanno promesso di incrementare il sostegno bellico all’Ucraina. Ma è molto pericoloso, perché brucia la gradualità della deterrenza: se l’esercitazione non intimidirà i Paesi della Nato, spingendoli a rallentare la consegna delle armi, cosa altro potrà fare Putin?

Un lungo rapporto realizzato a fine gennaio dall’Iiss, International Institute for Strategic Studies, sostiene che “la percezione di Mosca della mancanza di una credibile volontà occidentale di utilizzare l’atomica o di sostenere perdite enormi in un conflitto irrobustisce il pensiero aggressivo sull’uso di queste armi. È altamente possibile che Putin le consideri come uno degli strumenti flessibili che può utilizzare per raggiungere diversi obiettivi”. Quali? Tra gli scenari ipotizzati, due coincidono con la situazione ucraina: “Dissuadere potenze esterne dall’intervenire in un conflitto che la Russia ritenga fondamentale per i suoi interessi. Obbligare i nemici ad accettare la fine delle ostilità alle condizioni dettate”. Non si tratta di valutazioni accademiche: l’analisi è stata commissionata dal Comando delle forze statunitensi in Europa, quello a cui toccherà decidere come reagire alle iniziative di Mosca.

Dal nostro archivio

Russi in Ucraina, manuale del genocidio
Il meglio letto/visto per voi

Russi in Ucraina, manuale del genocidio

C’è sia l’evidenza delle atrocità commesse dall’esercito di Putin, sia l’intenzione di volerle commettere: il grande storico delle uccisioni di massa Timothy Snyder rilegge e...

Pubblicato il Redazione
Le scelte sull’ambiente
Il meglio letto/visto per voi

Le scelte sull’ambiente

Il riscaldamento globale potrebbe tagliare ogni anno il Pil del mondo di 23 mila miliardi di dollari. Per contrastarlo ci vorrebbero invece 7 mila miliardi all’anno

Pubblicato il Redazione