Chi teme la masturbazione?
Per chi osteggia l’educazione sessuale nelle scuole e chi copre gli abusi perpetrati nella Chiesa cattolica ticinese - Di Rezio Sisini
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Per chi osteggia l’educazione sessuale nelle scuole e chi copre gli abusi perpetrati nella Chiesa cattolica ticinese - Di Rezio Sisini
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Per chi osteggia l’educazione sessuale nelle scuole e chi copre gli abusi perpetrati nella Chiesa cattolica ticinese - Di Rezio Sisini
L’UDC che organizza un Convegno nazionale in stile trumpiano che nega la crisi climatica, che manifesta odio verso gli immigrati e verso l’Europa, ora vuole ridurre la possibilità di parlare di affettività e di sessualità a bambini e adolescenti in età scolastica. E di questo abbiamo il dovere civico di preoccuparci e reagire, affinché quanto costruito con determinazione e professionalità negli ultimi 20 anni non venga vanificato. Infatti per il bambino è importante avere lo spazio per parlare di sessualità sia in famiglia che a scuola. Questo si rivela fondamentale in una società ipersessualizzata dove il ruolo mediatore dell’adulto è sempre più imprescindibile.
Inoltre, i bambini, fin dalla prima infanzia, sviluppano la propria identità imparando a situarsi in rapporto agli altri, acquisendo gradualmente consapevolezza di sé e del proprio corpo (e l’esplorazione contempla anche scoprire e toccarsi i genitali) e interessandosi del corpo degli altri per scoprirne similitudini e differenze rispetto al proprio. Questo avviene anche attraverso il gioco che permette loro di esplorare il proprio e altrui corpo e li aiuta a conoscere quelli che sono i limiti privati e altrui oltre a quelli sociali ai quali devono attenersi. È il momento in cui pongono domande riguardo la nascita e la riproduzione e iniziano a interrogarsi rispetto ai ruoli di genere. Sono atteggiamenti naturali legati al normale sviluppo evolutivo, che la scuola non può ignorare, ma anzi deve valorizzare in un percorso che contribuisca allo sviluppo della persona e al suo inserimento armonioso nella società favorendo delle relazioni tra le persone basate sul rispetto di sé e degli altri. Ed è proprio in questo contesto che si inserisce anche il tema legato agli abusi; infatti la consapevolezza di sé, la conoscenza del proprio corpo e dei confini relazionali permette di autodeterminarsi e di capire quanto siano sbagliati atteggiamenti di certi adulti che cercano di violare questo corpo e quindi essere in grado di opporsi, proteggersi e rivelare ad uno o più adulti di riferimento (un famigliare, un docente…) ogni tipo di tentativo di abuso e/o violenza.
Aspetti questi che assumono ancora maggiore importanza alla luce degli avvenimenti rivelati in queste settimane riguardo gli abusi perpetrati all’interno della Chiesa cattolica svizzera e ticinese che, occorre ricordarlo, si aggiungono a quelli denunciati negli anni passati. E puntualmente i vertici della Diocesi luganese tornano a parlare di “volontà di trasparenza”, di “dovere di giustizia verso le vittime”, di “cambiamento repentino e definitivo” così come era successo nel 2009 quando, per dimostrare la volontà della Diocesi di andare in questa direzione, l’attuale Vescovo emerito aveva istituito la Commissione diocesana di esperti per la gestione di casi di abusi sessuali in ambito ecclesiale con lo specifico compito di accogliere e accompagnare le vittime. Istituzione che allora aveva suscitato delle critiche proprio per il fatto di essere interna alla Diocesi e che quindi ben difficilmente avrebbe indotto le vittime a palesarsi; cosa che si è verificata puntualmente secondo quanto affermato dalla Presidente della Commissione che è anche magistrato dei minori (ma sottrarre gravi reati all’autorità penale civile per trovare accomodamenti “interni” non è incompatibile con il ruolo di magistrato?); e inoltre scopriamo che il Vescovo emerito non l’aveva mai convocata, infatti la prima riunione è avvenuta nel 2016, sette anni dopo; insomma una colossale presa in giro.
Scopriamo inoltre che importanti documenti su preti abusanti attivi in Ticino sono stati distrutti, che l’attuale Amministratore apostolico della Diocesi di Lugano è anche lui indagato in riferimento alla gestione di casi di abuso (e non ha nemmeno avuto la decenza di autosospendersi come fatto da alcuni suoi colleghi di altri cantoni). Insomma oggi accostare i termini Chiesa cattolica e fiducia appare decisamente un ossimoro.
La politica cosa fa? Dopo i fuochi d’artificio innescati al momento della distribuzione dell’Agenda scolastica ora tutto si è acquietato, ogni partito è soddisfatto: chi perché ha difeso il proprio castello, chi perché ha potuto fare il proprio verso assicurandosi tutti di mantenere intatti i propri centri di potere, mentre l’UDC continua nel suo intento, promuovendo un dibattito politico incentrato sull’uso di un linguaggio violento, precursore, la storia ci insegna, di una possibile deriva autoritaria.
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