Disagio giovanile: educare alla bellezza
Quale strada dovremmo imboccare per capire e aiutare il crescente numero di ragazzi e ragazze in difficoltà - Di Elvira Rigillo
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Quale strada dovremmo imboccare per capire e aiutare il crescente numero di ragazzi e ragazze in difficoltà - Di Elvira Rigillo
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Quale strada dovremmo imboccare per capire e aiutare il crescente numero di ragazzi e ragazze in difficoltà - Di Elvira Rigillo
Famiglie e ragazzi hanno spesso difficoltà a trovare un percorso di ascolto e assistenza in tempi brevi. Le liste di attesa allungano i tempi per la prima visita con il rischio che le condizioni dei ragazzi peggiorino. Una situazione che sta diventando allarmante secondo gli specialisti, medici, politici e addetti ai lavori. Sono, inoltre, in aumento i “casi complessi”, ossia quelle situazioni che si presentano da subito come casi critici, bisognosi di un approccio multimodale, articolato attorno ad una comprensione profonda del caso da parte delle Istituzioni, e che richiederebbero interventi diversificati nei vari contesti: familiare, ambientale, scolastico e sociale.
A mio avviso è necessario un lavoro sinergico di tutte le Istituzioni per creare iniziative di prevenzione precoce che sappiano rispondere al disagio minorile: attraverso la prevenzione precoce è possibile intervenire già nella prima infanzia, sia sui fattori di rischio individuali, come il temperamento, sia su quelli sociali, ambientali e familiari. Serve una politica della prevenzione e della promozione della salute che preveda il potenziamento di un sostegno e di un ascolto diverso nei luoghi in cui si può intercettare il disagio: penso alla scuola, ai gruppi sportivi, ai centri giovanili. Serve impegnarsi tutti in un modello educativo comunitario che non si limiti soltanto a dare risposte sul qui ed ora, poiché queste non portano a cambiamenti di fondo.
E allora cosa si può fare? Pensare ad una progettualità che metta in dialogo il mondo della scuola, dell’arte e della cultura, della musica e dello sport con l’obiettivo di “educare alla bellezza”. Valorizzare le arti come strumenti che favoriscono lo sviluppo delle potenzialità espressive e creative nei singoli individui, nelle relazioni e nella società, fino a creare un circolo virtuoso e crescere sempre di più in nome di una “Comunità educante” dedita al benessere della persona. È importante prevedere iniziative volte ad accogliere e valorizzare la capacità progettuale e creativa dei giovani attraverso le discipline artistiche e sportive che possano essere attrattive tanto quanto una full immersion in un videogioco. A pensarci bene il videogioco
È un’espressione sociale, culturale e tecnologica tra le più rilevanti della contemporaneità: è insieme un modello per unire, per apprendere, è libertà di scelta, riflessione, problem-solving, esercizio della fantasia e parte integrante della cultura. Allora, piuttosto che demonizzare la tecnologia, i social e i videogames, che ai nostri occhi non fanno altro che aumentare il rischio di isolamento, alienazione sociale e dipendenza, proviamo a trarne spunto per favorire una società che tenga conto di più dimensioni: economica, sociale, culturale, artistica. Una società che tenda ad una diversa comunicazione tra Sé e l’altro.
Platone interpretava perfettamente i nostri tempi: “Non inducete i ragazzi ad apprendere con la violenza e la severità, ma guidateli invece per mezzo di ciò che li diverte, affinché possano meglio scoprire l’inclinazione del loro animo”.
Elvira Rigillo è psicoterapeuta
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