Fratture sociali e spaziali
Dalla recente votazione sulla 13esima AVS sono emersi aspetti politici e storici che forniscono del nostro Paese un’immagine fatta di divisioni forse più che di coesione
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Dalla recente votazione sulla 13esima AVS sono emersi aspetti politici e storici che forniscono del nostro Paese un’immagine fatta di divisioni forse più che di coesione
• – Orazio Martinetti
Le ragioni per cui in realtà non c'è ragione di credere a chi ritiene che non vi siano congrue decisioni sul suo finanziamento
• – Fabio Dozio
Il racconto di David Grossman. Il trauma del 7 ottobre si aggrava ogni giorno di più. Ma alla fine di questa guerra dovremo pensare ai due Stati come unica soluzione fattibile
• – Redazione
Nel 1855, l'imprenditore alsaziano Gaspard Roman percorre il Ticino immortalandone i paesaggi. Le sue sono ad oggi le più vecchie fotografie paesaggistiche del Cantone di cui si è a conoscenza
• – Michele Ferrario
La storia di Fatima (Malalai), giunta in Svizzera con un visto umanitario, è simbolo della resilienza che caratterizza le donne afghane, malgrado l’oppressione dei talebani
• – Loretta Dalpozzo
Dietro e accanto alla rivoluzione di Franco Basaglia in campo psichiatrico sta la figura della moglie Franca Ongaro, una personalità che merita assolutamente di essere considerata nella sua importanza per l’ampiezza degli orizzonti che ha saputo toccare
• – Sarah Parenzo
Un ritratto di Aleksandra Kollontaj, la prima donna nella storia a diventare ministra e ambasciatrice. La sua è una biografia ricchissima di momenti cruciali e di un’opera che vale la pena di recuparare e conoscere meglio
• – Sabrina Faller
L’incontro con una donna di Nairobi, in Kenya, con una storia di vita e di resistenza che nel silenzio è capace di segnare una possibile via di cambiamento in tutto il continente
• – Roberta Bernasconi
Omaggio alla misteriosa e affascinante figura di Elisabeth Siddal (1829-1862), artista e musa preraffaellita
• – Simona Sala
Nata nel ’43, nel Sessantotto aveva 25 anni, un bebè ed un altro in arrivo. Il “sistema”, contro cui allora si combatteva, le aveva già posto condizioni che ha accettato, senza però mai perdere, nel tempo, il proprio personale senso dell’”impegno”. E la voglia di scrivere
• – Veronica Noseda
Dalla recente votazione sulla 13esima AVS sono emersi aspetti politici e storici che forniscono del nostro Paese un’immagine fatta di divisioni forse più che di coesione
Certo, da sola la sinistra non riesce a spuntarla, sul piano elettorale la sua forza è nettamente inferiore a quella di centro-destra. Ma questa volta governo e parlamento hanno sbagliato i calcoli. O meglio: pensavano di liquidare l’iniziativa senza troppi fastidi come nel 2016, facendo leva sullo spettro del dissesto finanziario. Ma sotto sotto il pensiero era un altro: che i ceti popolari dovessero accontentarsi di quello che passava il convento, senza un centesimo di più. La sicumera (parente stretta della protervia) era talmente radicata da rendere superfluo perfino un controprogetto. Tutto doveva restare com’era, come gli ordini durante l’antico regime: «bellatores, laboratores, oratores…».
Subito è esplosa la battaglia sul finanziamento, con accenti intimidatori. Dove prendere i soldi? Le associazioni padronali hanno già escluso le fonti consuete, come il prelievo sui salari, l’aumento dell’Imposta sul valore aggiunto (Iva), una maggiore tassazione degli alti redditi. La destra sociale (Lega) vorrebbe rastrellare i denari che oggi la Confederazione versa ai rifugiati e alle organizzazioni umanitarie operanti nel Terzo Mondo. Ovvero: aiutare i penultimi (i nostri vecchi bisognosi) aggravando la condizione degli ultimi (i poveracci in attesa di asilo). La contesa ha il sapore della rivalsa, benché non si profili nessuna «punizione» per le classi abbienti, come voleva anni fa uno slogan dell’estrema sinistra italiana: «anche i ricchi piangano». Qui, semmai, a piangere saranno soltanto lo spirito di collaborazione e le politiche redistributive in un’ottica di riduzione delle disparità sociali (una via che il neoliberismo elvetico aborre).
Alla disuguaglianza sociale va aggiunta quella tra le regioni. Il voto favorevole è giunto dai cantoni maggiormente sofferenti, come il Ticino (70,9%) e il Giura (82,5). Il ricco e poco solidale Zugo l’ha invece respinta (58%). Ma oltre agli aspetti sociali, sicuramente decisivi, c’è anche da considerare l’eredità storica e religiosa. Sui sette cantoni che nella prima metà dell’Ottocento dettero vita alla Lega separata (Sonderbund), ben cinque hanno rigettato l’iniziativa. Sono i cantoni «primitivi» cattolici di Lucerna, Uri, Svitto, Obvaldo-Nidvaldo e Zugo. Friburgo e Vallese, cantoni bilingui e quindi maggiormente gravitanti nell’orbita romanda, l’hanno invece approvata. Colpisce inoltre la distanza che separa il Giura (82,5 di sì) dall’Appenzello interno (68,5 di no). Se volessimo rimanere su questi dati, parrebbe davvero arduo immaginare una volontà riconciliativa sotto il manto di Helvetia… [qui tutti i dati]
Che il confronto politico si sia incattivito, è evidente, così come l’asprezza dei toni. Probabilmente è venuta meno l’opera di mediazione delle società civiche che in passato promuovevano il dialogo tra le classi sociali e tra le regioni linguistiche. Sottrarre ruolo e finanziamento a questi luoghi di dibattito non è stata una buona idea. Speriamo che i politici più avveduti se ne siano accorti e che provvedano presto a ricostruirli, per il bene di tutti.
Se l’obiettivo era far cessare la guerra sono veramente servite le sanzioni?
l’Ufficio federale di statistica conferma la crescita delle disparità salariali del Cantone rispetto al resto della Svizzera: nel 2022 salario mediano oltre Gottardo di 6.788...