IL CF diluisce ma non cancella l’ordinanza per la riduzione del canone RTV
E questo in evidente contraddizione con i pareri negativi raccolti in fase di consultazione; un vulnus democratico, sottolinea il sindacato SSM
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E questo in evidente contraddizione con i pareri negativi raccolti in fase di consultazione; un vulnus democratico, sottolinea il sindacato SSM
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Senza sorpresa, anche se rilevante, è infatti l’annuncio che il Consiglio federale respinge l’iniziativa popolare “200 fr. bastano”, che non consentirebbe più al servizio pubblico radio-tv di realizzare i programmi nel rispetto della Concessione, la cui scadenza viene posticipata di un paio d’anni.
Meno scontata è invece, sempre oggi, la notizia sulla volontà del governo di mettere in pratica l’ordinanza per ridurre il canone attuale di 35 franchi, esonerare gran parte delle aziende svizzere dal pagamento, non garantire (o garantire solo parzialmente) il riconoscimento del rincaro. Questo al termine di alcuni mesi di messa in consultazione dell’ordinanza, consultazione che aveva registrato molti giudizi negativi; fra l’altro era stata nettamente respinta da un voto unanime del Consiglio di Stato ticinese, che ne aveva segnalato gli effetti fortemente negativi su numero e qualità dei programmi nonché l’inevitabilità di una forte riduzione del numero dei collaboratori (almeno 120 solo nel nostro Cantone, 900 a livello nazionale).
Anche a livello parlamentare, era emersa la richiesta di rinviare la decisione, in attesa sia del voto popolare sia dei contenuti della futura Concessione. È proprio, ed in particolare, sull’assoluto non ascolto dei numerosi pareri negativi raccolti in fase di consultazione – quindi con una decisione irrispettosa dei giudizi democraticamente emersi nel mondo politico, culturale, associativo – che insiste la presa di posizione nettamente critica dell’SSM – che pubblichiamo – sulla decisione del Consiglio federale, che si limita a diluire nei tempi la realizzazione dei tagli al canone. Un cerotto che nulla toglie alle forti preoccupazioni già espresse dalla SSR-SRG al momento dell’annuncio.
Il Sindacato dei media SSM è sconcertato dalla decisione del Consiglio federale di imporre la controversa revisione parziale dell’Ordinanza sulla radiotelevisione (ORTV), nonostante le severe critiche avanzate sia sul piano procedurale che sostanziale. Oltre a rappresentare un preoccupante segno di disprezzo verso le istituzioni democratiche, questa decisione costituisce un attacco massiccio al servizio pubblico dei media in Svizzera. Ignorando le raccomandazioni delle commissioni parlamentari competenti e senza attendere l’esito del dibatto parlamentare e della votazione popolare sull’iniziativa «200 franchi bastano», il Consiglio federale priva il servizio pubblico dei media in Svizzera di milioni di franchi – senza alcuna necessità e senza valida giustificazione.
«È incomprensibile e allarmante che il Consiglio federale stia portando avanti da solo la modifica dell’ordinanza, nonostante il netto rifiuto delle parti interessate. Questa misura non solo indebolisce il servizio pubblico dei media, ma mette a repentaglio la democrazia stessa», afferma Silvia Dell’Aquila, segretaria centrale del Sindacato dei media SSM. «Temiamo per il futuro delle istituzioni politiche, per il nostro panorama mediatico, per l’indipendenza del giornalismo e per la qualità e la varietà della copertura giornalistica, elementi essenziali e indispensabili di una democrazia sana.»
Nella procedura di consultazione, la revisione parziale dell’Ordinanza sulla radiotelevisione (ORTV) è stata clamorosamente bocciata. Oltre ai Cantoni e ai partiti politici, numerosi gruppi d’interesse con o senza legami con i media, la cultura, lo sport e l’educazione, così come un considerevole numero di privati, hanno espresso pareri critici. Anche la Coppa del Mondo di Sci di Crans Montana, l’Organizzazione degli svizzeri all’estero e il Festival del Film di Locarno si sono dichiarati contrari alla revisione parziale. Questo ampio rifiuto evidenzia l’importanza e l’interesse pubblico di un servizio pubblico forte, dotato di mezzi finanziari sufficienti e quindi indipendente. È incomprensibile che il Consiglio federale ignori queste voci – un atteggiamento che non è degno della nostra democrazia.
Per una democrazia funzionante, un panorama mediatico diversificato e indipendente è indispensabile. I previsti tagli al budget e la riduzione del canone per le aziende comporteranno non solo una significativa perdita di qualità e diversità nei servizi giornalistici a livello nazionale, ma anche un massiccio taglio di posti di lavoro in tutto il settore. Sia la SRG SSR che le aziende mediatiche private, i loro fornitori e l’intero settore della cultura e dello sport subiranno danni duraturi.
«La decisione del Consiglio federale è un grave errore che mina le fondamenta democratiche del nostro Paese. Ci appelliamo alla popolazione e alle istituzioni politiche affinché fermino questa pericolosa evoluzione verso uno smantellamento sempre più radicale», aggiunge Dell’Aquila.
L’SSM esorta il Consiglio federale a rispettare le istituzioni e i processi democratici, invitandolo a riconsiderare la sua decisione. Piuttosto, dovrebbe proporre misure che rafforzino il servizio pubblico dei media e, di conseguenza, la democrazia in Svizzera.
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