Gira e rigira è tutta colpa di chi si ammala
Gli aumenti dei premi di cassa malati, analizzati a 360 gradi riportano sempre al punto di partenza
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Gli aumenti dei premi di cassa malati, analizzati a 360 gradi riportano sempre al punto di partenza
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Gli aumenti dei premi di cassa malati, analizzati a 360 gradi riportano sempre al punto di partenza
Proprio la trasmissione di venerdì sera è apparsa per molti versi emblematica nel descrivere quanto ciascun cittadino si trova di fronte come realtà con cui fare letteralmente i conti quando si tratta di salute. Lorenzo Mammone, con il suo indubbio mestiere, ha riunito tutti i maggiori attori ed interlocutori di questa intricata questione, dal Consigliere di Stato Raffaele De Rosa ai rappresentanti delle Casse Malati, dal vice-direttore dell’Ufficio federale della sanità alla presidente nazionale dell’ordine dei medici fino alla referente dell’Associazione delle consumatrici e dei consumatori. Insomma, c’erano proprio tutti, o quasi, ai massimi livelli, per un giro d’orizzonte completo che ci permettesse di capire perché debba andare a finire sempre così.
Anche i servizi proposti hanno toccato aspetti specifici particolarmente “scottanti”, come ad esempio il costo spropositato dei medicinali “generici” (con conseguenti affari miliardari delle multinazionali farmaceutiche) o il tema delle lobby a Palazzo federale, nella Commissione della salute, per esempio, infarcita di rappresentanti dei vari settori medici, paramedici e assicurativi.
Così, in due ore abbiamo assistito al giro di opinioni e di spiegazioni degli uni e degli altri, e si è acceso, logicamente, il “dibattito”, con dichiarazioni e controdichiarazioni, note polemiche, difese d’ufficio e chi più ne ha più ne metta. In pratica, ognuno ha fatto la sua parte, secondo un “copione” consolidato in cui il moderatore tanto moderato non è, ma giustamente provoca, girando e rigirando il coltello nella piaga, e con gli intervistati tutti sulla difensiva, tesi (come archetti di violino) a dar conto della bontà ed ineluttabilità delle proprie decisioni.
Già perché se si pensava di ritrovare qualche ragione puntuale e specifica di quello che una volta di più, drasticamente, ci sta succedendo come potenziali o veri malati, davvero si è dovuti restare pazienti, nell’aspettare che qualcuno ci facesse capire qualcosa che non fosse che la colpa (se colpa c’è) è di qualcun altro.
Sicché, il Cantone non può farci niente perché è una decisione della Confederazione; la Confederazione (con il suo Ufficio della Sanità) auspica che i costi della salute diminuiscano, perché sono quelli che determinano le quote che dobbiamo pagare alle casse malati, le quali si associano nel dire che loro fanno il possibile, ma se i costi di cure e strutture medico-ospedaliere continuano ad aumentare non possono fare altro (continuando comunque a gestire, così come trascurabile dettaglio, una riserva di circa 12 miliardi di franchi e dispensando stupendi stipendi ai loro CEO).
E i medici, allora? Beh loro fanno i salti mortali, si attengono al Tarmed (tariffario delle prestazioni mediche) e sulla base di quello diagnosticano, emettono ricette o ospedalizzano, operano, possibilmente in forma ambulatoriale (che implica l’intervento esclusivo delle casse malati) perché a partire da una notte in clinica i costi se li assume per il 55% il Cantone. Lo stesso vale per la prescrizione di medicinali, molti dei quali, a detta di tutti, sono esageratamente cari, per buona salute delle farmacie.
Per finire il giro, si torna dunque al cittadino che ha in mano la ricetta del medico e che si procura i medicinali prescritti il cui costo è messo a carico della cassa malati. Quella che poi ci massacra di aumenti di premi a settembre per “colpa nostra”. Sì, perché fra le ragioni principali di questa catena infernale che porta ad un 9.2% in più per il Ticino, ci sono quelle “culturali”: non solo il Ticino è un cantone che ha il torto, per così dire, di essere “vecchio” (con un alta età media degli abitanti), non solo ha una densità di medici e di istituti superiore alla media svizzera, ma è anche fatto di cittadini/pazienti “viziati”, col marchio infamante di esigere cure e attenzioni mediche anche quando non è il caso, o di ottenerle quando non ce n’è bisogno.
Ecco, in fondo, fatto il giro d’orizzonte, anche nello studio di “Patti chiari”, nella nebbia delle argomentazioni contrapposte, fra scuse e giustificazioni dell’uno o dell’altro, alla fine, a profilarsi come soluzione c’è che tocca a noi cambiare le nostre abitudini, perché gli “altri” ( cui ci affidiamo per guarire) fanno tutti del loro meglio e diversamente, per loro, non può andare.
Tocca a noi, appunto, perché nell’ambito della salute siamo addirittura artefici di una sorta di “anomalia delle leggi economiche”, per cui (contrariamente a quanto avviene di regola) qui l’offerta condiziona la domanda, e allora ci spetta richiamare doverosamente all’ordine il medico che ci manda a fare una Tac dicendogli: no, è inutile non la faccio, perché devo risparmiare! E quel medicinale non lo prendo, resisto al dolore stoicamente, per aiutare la nostra economia, perché lo so, sono un viziato, culturalmente propenso ad ingigantire i problemi di salute e a fasciarmi la testa (anzi a farmela fasciare, naturalmente).
Certo, siamo alle forzature, anche in queste considerazioni. Ma la domanda cruciale resta, piuttosto bruciante (anche se tenuta sotto l’acqua fredda): gira e rigira è poi davvero sempre esclusiva colpa nostra? Non esiste alcun altro margine perché autorità politiche, aziende farmaceutiche, organizzazioni sanitarie, casse malati, ordini medici, possano fare la loro parte? Con una logica forse eccessiva, magari anche un po’ retorica, ma utile per intendersi, verrebbe da chiedersi, per esempio e ancora: io devo pagare sempre di più mentre i lobbisti in Parlamento possono andare avanti a bocciare ogni misura che potrebbe alleviare il costo dei miei premi perché, come ha affermato a “Patti chiari” uno di loro, “la pensione me la pagano le casse malati per cui lavoro”? Qui, davvero, rischiano di girare non solo le opinioni.
A questo punto, e qui finiscono ipotesi ed eccessi, verrebbe da proporre una misura molto semplice, potremmo dire “sicura”: per abbassare drasticamente i premi non ci resta che morire, possibilmente giovani e di colpo. Gira e rigira, parrebbe così. Ma non è una bella prospettiva.
Perché dei fatti e non delle idee? Con un anno in via di estinzione piovono di solito le rassegne dei fatti politici nazionali e cantonali capitati e ritenuti degni di rilievo....
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