Il giornalista non è un semaforo
A nessuno si può togliere la parola, nemmeno a chi modera un dibattito radiotelevisivo - Di Enrico Morresi
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A nessuno si può togliere la parola, nemmeno a chi modera un dibattito radiotelevisivo - Di Enrico Morresi
• – Redazione
Non ci resta che… qualche rima sull’esibizione di Fabio Regazzi - Di Paolo Buletti
• – Redazione
Sempre più chi conquista il potere è tentato da scorciatoie illiberali
• – Redazione
Ecco perché ci riuniamo il 3 giugno. L’anima dell’Europa è in pericolo. Dovrebbe essere, per parafrasare Paul Celan, la patria degli uomini e dei libri. Invece torna a essere il luogo dei vituperi più criminali
• – Redazione
La grande banca è stata sanzionata per mancata denuncia dell’ex dittatore yemenita Ali Abdullah Saleh, causa 10 milioni di dollari ricevuti nel 2009. Il Ministero pubblico della Confederazione indaga ancora su altri 65 milioni detenuti nello stesso istituto da dignitari vicini a Saleh
• – Federico Franchini
Swisscom ha perfezionato il finanziamento per l'acquisizione di Vodafone Italia. L'operazione da 8 miliardi di euro ha sorpreso gli operatori del settore della Penisola. Una scelta strategica per Swisscom, che già controlla Fastweb
• – Redazione
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• – Franco Cavani
Come è già avvenuto per le crisi nei Balcani, l’Occidente è caduto nella trappola slava e ora si fa dettare l’agenda da Zelenski e da Putin. Stiamo avanzando come sonnambuli verso la guerra, senza capire come e perché
• – Redazione
Nella lista nera dello zar finiscono le donne che chiedono il ritorno a casa di mariti, figli e padri. Il provvedimento mostra che il regime le considera un pericolo. Le attiviste: «Non ci fermeremo»
• – Redazione
Persino di fronte alle stragi in corso a Gaza, così come fu per il massacro di Sabra e Chatila, c’è chi invita la stampa a.... “moderarsi”
• – Silvano Toppi
A nessuno si può togliere la parola, nemmeno a chi modera un dibattito radiotelevisivo - Di Enrico Morresi
Nessuna rete televisiva o stazione radiofonica ha mai previsto una simile figura e i buoni conduttori che ho conosciuto lo hanno sempre confermato, da Leandro Manfrini a Bruno Vespa: anche correndo il rischio di essere occasionalmente identificati con una delle opinioni a confronto.
È forse a causa dello stress che i molti impegni parlamentari gli addossano che il consigliere agli Stati Fabio Regazzi ha reagito con rabbia, lunedì scorso, a una domanda del moderatore della tribuna politica alla TSI sui temi della votazione popolare il 9 giugno.
Ammetto pure che a un democristiano non deve far piacere essere in qualche modo identificato con la categoria dei borsoni che tolgono di bocca il pane agli affamati. Quindi: comprensione e scusanti, per il senatore. Purché non diventi una pretesa fuori luogo, quella di “silenziare” un’opinione, fosse pure quella espressa dall’arbitro del confronto.
Alla radio e alla televisione si chiede competenza, non cerchiobottismo. Se si incarica un giornalista, e non un semaforo, di dirigere un dibattito, una ragione deve pur esserci.
Chiusa la polemica su questa constatazione, si renda merito a una professione esposta come poche altre al giudizio. Pace, dunque. Purché sia chiaro che non si deve togliere la parola in bocca a nessuno, neanche a un giornalista.
Riferire, raccontare, documentare, fra disponibilità, sfiducia e regole professionali
Replica ad Aurelio Sargenti circa la sua replica a Daniel Ritzer ed Andrea Manna - Di Ruben Rossello