Il tycoon e la Silicon Valley
Trump si aggiudica il sostegno di buona parte del mondo Hi-tech, e Biden rimane relegato nell'angolo dell'America "che non guarda avanti"
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Trump si aggiudica il sostegno di buona parte del mondo Hi-tech, e Biden rimane relegato nell'angolo dell'America "che non guarda avanti"
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Trump si aggiudica il sostegno di buona parte del mondo Hi-tech, e Biden rimane relegato nell'angolo dell'America "che non guarda avanti"
Di Mario Platero, La Repubblica
NEW YORK — A Milwaukee, già in apertura della Convention repubblicana, Donald Trump ha compiuto l’opera: il suo movimento rivoluzionario ha conquistato la punta avanzata della Silicon Valley, quella più antisistema, futuristica, a sua volta rivoluzionaria fatta dai protagonisti ribelli dell’economia digitale come Elon Musk, Peter Thiel, Chamath Palihapitya, Steve Case, Marc Andriessen, David Oliver Sachs e chissà forse persino dal guru, futurologo, filantropo ex padre padrone di Google, Eric Schmidt. Lo schieramento esclude per ora i grandissimi, Bill Gates, Jeff Bezos, Larry Page, Mark Zuckerberg, Tim Cook, Laura Powell Jobs. Poco importa. Perché con la rapidità con cui ci si muove in Valle, con l’intelligenza artificiale che si prepara a dominare su tutto ma soprattutto sull’innovazione, solo a nominarli, i grandissimi sembrano vecchi, più adatti al vecchio Joe Biden che all’eroico Donald Trump, capace di sfidare il mondo con il pugno alzato e il volto sanguinante un minuto dopo essere scampato a un attentato che poteva essere mortale.
Questa è la “narrative”, la “storia”, il messaggio che dal Fiserv Forum di Milwaukee il partito repubblicano — anzi, Trump — sta proiettando in ogni angolo del paese e in ogni media, dal New York Times al conservatore New York Sun, dalla Cnn alla Fox. Vero? Falso? Eccessivo? Come sempre occorrono i distinguo, ma la storia è sostanzialmente vera e deve farci riflettere perché dietro Trump c’è un’America nuova, magari ignara di fatti storici o dei pericoli globali, ma assorbita da missioni futuristiche per cambiare i destini non solo degli Stati Uniti, ma dell’umanità intera.
La cerniera che ha consentito la conquista finale della Silicon Valley e che rinfresca l’immagine di Trump, passa attraverso la sua scelta per la vicepresidenza, JD Vance. Vance copre Trump non solo sul fronte “MAGA”, su quello del sogno americano sempre possibile per un ragazzo bianco povero, che viene dal niente, sul fronte dei valori conservatori, dall’aborto alla de statalizzazione, ma soprattutto su quella che resta la perenne motivazione di fondo dell’America, la costante ricerca di una nuova frontiera. Sappiamo che dietro quella scelta e quella nomina ci sono stati scontri titanici. I grandi della finanza, l’altro pilastro centrale del Trumpismo, con gli alleati John Paulson, Stephen Schwartzman, Ken Griffin erano tiepedi sulla scelta di Vance. Come lo erano grandi dei media conservatori, Rupert Murdoch in testa, anche loro contrari. Troppo a destra, troppo “MAGA”, troppo rischioso. Sappiamo che nelle ultime ore Elon Musk aveva chiamato piu’ volte Trump per insistere su Vance, 39 anni, un giovane che puo’ guardare lontano nell’orizzonte che porta al futuro. Musk aveva anche promesso importanti finanziamenti e ha mantenuto la parola, ieri ha annunciato che contribuirà alla campagna di Trump con 45 milioni di dollari al mese da qui alle elezioni per uno dei suoi super Pac.
Ma non si trattava solo di soldi. Trump con l’istinto che da sempre lo contraddistingue aveva capito che con Vance si sarebbe assicurato una cordata legata da profondi legami. Quello che in molti non sanno è che Vance, dopo essere stato un marine, è stato anche un imprenditore. Ha vissuto nella Silicon Valley dove ha prima lavorato con Mythril Capital, fondata da Steve Case (AOL) e da Peter Thiel, fondatore di Pay Pal e di Palantir, uno dei grandi della Silicon Valley, da sempre fedelissimo di Donald Trump. Vance era stato aiutato dalla celebrità che aveva conquistato con il suo libro “Hillibilly Elegy”. Poi, nel 2020, JD lancia il suo fondo, Narya Capital, con un finanziamento da 93 milioni di dollari che gli arriva dallo stesso Thiel (vicinissimo a Musk), da Marc Andreesen, fondatore di Mosaic, Scott Dorsey, il fondatore di Twitter, Eric Schmidt ed altri. L’obiettivo? Portare investimenti hi tech in Ohio. Sul piano geografico tra l’altro aver scelto Vance, per Trump vuol anche dire garantirsi il voto dell’Ohio, stato chiave per vincere le elezioni. Gli altri che ruotano attorno a Vance sono appunto Chamath Palihapitiya, David Friedberg, Jason Calacanis e Sacks, insieme investitori della prima ora in Facebook, Uber, Space X, Palantir e Aribnb e attività fintech incluse quelle per le criptovalute. Trump ha capito che avere una porta aperta verso il futuro non poteva che aiutarlo. E ha scelto il consiglio dei giovani alla Musk/Thiel con una certezza: Biden sarebbe stato sempre più relegato nell’angolo del passato che l’America per tradizione, istinto e voglia di cambiare, da sempre respinge.
Nell’immagine: Musk e Vance in un fotomontaggio
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