La bandiera bianca di papa Francesco
L’intervista di Francesco alla RSI e le polemiche suscitate dal suo appello a quello che considera ‘un gesto di coraggio’
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L’intervista di Francesco alla RSI e le polemiche suscitate dal suo appello a quello che considera ‘un gesto di coraggio’
• – Aldo Sofia
Per due anni siamo stati convinti che Putin non avrebbe mai prevalso sul «Bene», cioè noi occidentali ma è l’esaurimento degli uomini sul campo di battaglia a decidere il conflitto, e Kiev è quasi alla fine
• – Redazione
Nel giorno in cui in Gran Consiglio si affronta lo spinoso tema della nomina di due nuovi procuratori pubblici, c’è da tornare a chiedersi perché la politica attuale appare sempre più come un ambito che favorisce soltanto la mediocrità e l’affarismo
• – Andrea Ghiringhelli
Un audio racconto e una serata per conoscere, attraverso gli occhi di due giornalisti gambiani, il difficile percorso verso la giustizia di questo Stato dell’Africa occidentale. Un percorso che passa anche dal Ticino e dal processo nei confronti dell’ex Ministro dell’interno, Ousman Sonko.
• – Federico Franchini
Il prestigioso Politecnico federale di Losanna (EPFL) sta valutando la possibilità di limitare i posti per gli studenti e le studentesse che provengono dall’estero, al fine di mantenere la qualità dell’istruzione
• – Redazione
Nell’intervista alla RSI di cui parla il mondo intero il pontefice chiede a Kiev di avere il coraggio di negoziare, come ‘atto di coraggio’ e non di debolezza. Come prevedibile le sue parole hanno suscitato reazioni infuocate
• – Redazione
In sala il bel documentario di Heinz Bütler “Albert Anker. Lezioni di pittura da Raffaello”
• – Simona Sala
Torna in Ticino Massimo Zamboni, storico componente e autore del gruppo “CCCP – Fedeli alla linea” per presentare il suo ultimo lavoro discografico. Appuntamento lunedì sera allo Studio 2 della Radio a Besso
• – Gianluca Verga
Dalla recente votazione sulla 13esima AVS sono emersi aspetti politici e storici che forniscono del nostro Paese un’immagine fatta di divisioni forse più che di coesione
• – Orazio Martinetti
Le ragioni per cui in realtà non c'è ragione di credere a chi ritiene che non vi siano congrue decisioni sul suo finanziamento
• – Fabio Dozio
L’intervista di Francesco alla RSI e le polemiche suscitate dal suo appello a quello che considera ‘un gesto di coraggio’
Quindi, è la sostanza del verbo pontificio, che a deporre le armi sia l’aggredito troppo debole, e non l’aggressore apparentemente imbattibile. Non un aggressore qualsiasi, ma la Russia di Putin, modello di neo fascismo imperial-bolscevico, falsificatore seriale della Storia, arrivato anche al punto di affermare pochi giorni fa che ad innescare la seconda guerra mondiale non fu Hitler bensì il comportamento irragionevole della Polonia (e lo scellerato Patto Molotov-Ribbentrop che ancor prima la smembrò e la occupò?). Esulta il proto-pacifismo anti-atlantico, gongola Mosca, protesta sconcertata Kiev. Ma a ben vedere, c’è poco di sorprendente nella “bandiera bianca” in mani ucraine invocata da papa Francesco. Che, certo, in passato ha tentato di smuovere anche il Cremlino, per esempio con la volonterosa missione del cardinale Zuppi per riportare a casa di decine di migliaia di bambini rapiti nella “piccola Russia”, trasferiti nel regno putiniano, per essere russificati: missione fallita, il cardinale nemmeno ricevuto al Cremlino. Un pontefice anche contraddittorio: invocò il diritto all’autodifesa da parte dei cristiani d’Oriente aggrediti dagli sgherri dello Stato Islamico, per poi precisare, di fronte ad altri conflitti, che l’autodifesa non deve però provocare aumento ed estensione della tragedia. Strana equazione, improponibile.
Quindi la Nato illustrata come “cane che abbaia” portato fin sotto le mura Mosca, sorvolando sulla volontà dei paesi liberi di aderirvi (ora persino le neutralissime Svezia e Finlandia), l’allargamento “manu militari” a Est della Russia (Georgia, Cecenia, sostegno armato alla dittatura di Bielorussia); a cui ora possiamo allineare le minacce alla Moldavia e ai Baltici sempre col pretesto di proteggere le minoranze russe. Né ha mai ricordato, il papa, che l’unico documento sottoscritto del dopo-guerra fredda, firmato anche dalla Russia, insieme a USA e le due potenze nucleari europee, è il Memorandum di Budapest (dicembre ’94) con cui Kiev consegnava a Mosca tutto il suo arsenale atomico in cambio della garanzia internazionale della sua indipendenza e integrità territoriale. Si potrebbe continuare, ma non è la geo-strategia il lavoro di Francesco, anche se suscitò sconcerto quando, rivolgendosi in video alla gioventù russa riunita a San Pietroburgo, invocò: “Non dimenticate mai la vostra eredità, siete i figli della Grande Russia dei santi, dei re, di Pietro primo, di Caterina seconda…Non rinunciate mai a questa eredità”. Parole al miele per i progetti imperial-restauratori di Putin.
Siamo onesti. La “bandiera bianca” evocata dal papa la vorrebbero raccogliere in molti nelle democrazie “stanche” della guerra. Ormai, se i nemici dell’Ucraina stanno a est, non va però meglio a ovest (ripensamento Nato sull’aiuto militare). Dovrebbero essere solo gli ucraini a decidere. Ma questa guerra così vicina, per questa parte del mondo è anche uno specchio, configura il possibile successo dei regimi dittatoriali, riproietta l’ipotesi di un nostro eventuale spiacevole futuro, esaltando la ragione del più forte. Non importa che ne pensino le vittime: il panno bianco (non alzato davanti a Hitler) può sembrare anche a noi scelta salvifica di buon senso. Ma “non c’è pace senza giustizia”. Almeno parziale. Non lo diceva forse il profeta Isaia?
Nell’immagine: Léon Cogniet, “Scène de Juillet 1830” (1830)
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