La questione giurassiana: risolta o no?
A 50 anni dallo storico referendum un film realizzato con materiali d'archivio permette di ripercorrere una vicenda molto svizzera
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A 50 anni dallo storico referendum un film realizzato con materiali d'archivio permette di ripercorrere una vicenda molto svizzera
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A 50 anni dallo storico referendum un film realizzato con materiali d'archivio permette di ripercorrere una vicenda molto svizzera
In occasione del 50° anniversario del referendum decisivo del 1974, il produttore e regista Pierre-Alain Meier ha realizzato un documentario sotto forma di montaggio di filmati d’archivio che ripercorrono la lunga lotta per l’autonomia del Giura. Istruttivo e polemico, proprio come le personalità che presenta, “Senza Roland Béguelin & Marcel Boillat, nessun cantone del Giura” riapre il dibattito.
Pensionato apparentemente tranquillo, il cineasta giurassiano Pierre-Alain Meier ha una tenace nostalgia di un tempo in cui non si esitava a scuotere le cose e a correggere le ingiustizie, anche in Svizzera. Produttore di una quarantina di film attraverso le sue società di Zurigo e Ginevra e pioniere di coproduzioni con Paesi lontani (Burkina Faso, Argentina, Cambogia, ecc.), è tornato nel suo villaggio di Undervelier, vicino a Delémont, ma il virus del cinema non lo ha mai abbandonato. La prova è questo documentario, interamente costruito con filmati d’archivio trovati su Internet, eppure ha perfettamente senso! È una sorta di saggio che vuole essere didascalico senza diventare un tiepido programma televisivo. In breve, un film orgogliosamente indipendente, come il cantone che lo ha ispirato.
Poiché il film è essenzialmente composto da immagini televisive registrate di qualità mediocre, non c’è dubbio che la sua destinazione finale saranno i piccoli schermi di tutti i tipi. Per il momento, tuttavia, il film viene proiettato nelle sale cinematografiche, approfittando dell’anniversario del famoso referendum del 1974 per la creazione del Canton Giura. Al di là della sua base naturale limitata (i pochi cinema del Giura bernese hanno rifiutato di proiettarlo), spetta al pubblico e agli esercenti locali farsi avanti, come è già stato fatto a Ginevra, Losanna e Vevey! E ne vale la pena, perché l’esperienza, soprattutto se seguita da un dibattito, è molto arricchente. Dopo tutto, chi conosce ancora l’avventura del Giura? E chi si rende conto che non è ancora finita, come ha dimostrato il recente referendum di Moutier?
La prima caratteristica del film è quella di assumere una certa soggettività, fin dai primi riquadri di testo (senza voce fuori campo), che rivelano la delusione personale del cineasta al suo ritorno a casa. Poi c’è il titolo stesso, che mette in primo piano i più irriducibili. L’autore dà il giusto spazio a Roland Béguelin (1921-1993), ampiamente riconosciuto come il “padre fondatore” del nuovo cantone, avallando implicitamente la sua visione di una battaglia incompiuta fino alla riunificazione del Giura. Quanto alla figura ancora più controversa di Marcel Boillat (1929-2020), è lì a ricordarci che nulla si muove senza una certa dose di violenza, per quanto deplorevole possa essere.
Tuttavia, il filo conduttore di questo film di un’ora e mezza è strettamente storico e istruttivo. Dalle origini della “questione del Giura” dopo il Congresso di Vienna del 1815, quando queste terre dell’ex vescovato di Basilea furono annesse al Cantone di Berna come compensazione per la perdita del paese di Vaud, fino alla cascata di consultazioni popolari del 1974, duramente strappate al governo bernese, ripercorriamo tutte le tappe essenziali. Riscopriamo anche la figura chiave del Rassemblement Jurassien, Roland Béguelin di Tramelan (un comune rimasto sotto il dominio bernese!), che fece della causa autonomista il suo lavoro di una vita. Il suo bell’aspetto, le sue parole ferme ma ponderate, il suo tandem vincente con il più realista Roger Schaffter, che entrò nel nuovo governo quando Béguelin preferì continuare la lotta. Un uomo non privo di contraddizioni (era un francofilo appassionato che sosteneva l’Algeria francese), ma che certamente si distingueva dalla massa per la chiarezza della sua visione e la fermezza della sua determinazione.
I ruoli degli altri, qui semplici comparse, sono ridotti al minimo. Francois Lachat, del PDC, era presente solo a cose fatte; Valentine Friedli, l’unica donna sotto i riflettori (erano tempi d’oro), osava lodare l’efficacia delle azioni della linea dura dei gruppi estremisti. Quanto al loro rappresentante, Marcel Boillat, condannato per terrorismo (incendio di fattorie vendute alla Condederazione per creare un deposito di armi), poi evaso ed esiliato in Spagna, appare solo negli ultimi venti minuti come un agitatore molto simpatico. Era questa l’opinione dell’autore o semplicemente il risultato di ciò che gli operatori dei cinegiornali, dei servizi televisivi e dei telegiornali della Svizzera francese e tedesca avevano registrato all’epoca?
Altrettanto sorprendentemente, i pochi difensori del punto di vista pro-Bernese sembrano essere tristemente miopi. Un altro degli oppositori di Béguelin, il giornalista ginevrino e futuro consigliere nazionale liberale Jacques-Simon Eggly, appare soprattutto compiaciuto, pur difendendo il legittimo diritto della popolazione, anche se immigrata di lingua tedesca, all’autodeterminazione! Per non parlare del consigliere federale Kurt Furgler, che il regista fa diventare l’incarnazione dell’ipocrisia tipicamente svizzera denunciata da Béguelin. Tutte queste scelte sono sicuramente volute per “far parlare l’immagine”. Un’immagine selettiva, ma con la garanzia di non essere ritoccata…
Per gli abitanti del Giura, un film di questo tipo svolge certamente un’importante funzione commemorativa. Per gli altri, tra cui l’autore di queste righe, fa rivivere un’epopea di cui non avevano necessariamente immaginato la portata. Sì, anche la Svizzera ha avuto il suo movimento indipendentista, che è riuscito persino a spostare alcune linee! Ma come spesso accade, la vittoria è un boccone amaro da ingoiare, come ci ricorda la fine del film. Dopo la sua creazione ufficiale nel 1978, che di fatto equivale a una spartizione, la “Repubblica e Cantone del Giura” non riuscì a convincere i tre distretti rimasti a Berna (La Neuveville, Courtelary e Moutier) ad aderirvi. Si trattava essenzialmente di una questione di soldi, poiché l’attrattiva economica del nuovo cantone non era ancora evidente.
Alla fine Moutier si decise e il film si conclude logicamente con quest’ultimo evento, che avrebbe potuto dare il via a un movimento. Se non fosse che ora tutto viene deciso comune per comune, con un villaggio vicino che decide di rimanere bernese, mentre altri, più lontani, non possono più contestare legalmente nulla. Che confusione! E se invece avessimo dato prova di lungimiranza storica e politica, riconoscendo fin dall’inizio l’unità geografica e culturale del Giura, invece di fare di tutto per ostacolare le sue aspirazioni autonomiste? Marcel Boillat sarebbe diventato un rifugiato politico in Spagna? Roland Béguelin sarebbe morto di cancro? Imporre una nuova tecnologia che stravolgerà le nostre vite è decisamente più facile che cambiare una frontiera fittizia e delle abitudini amministrative.
Come avrete capito, queste ultime considerazioni non compaiono nel film di Pierre-Alain Meier. Ma i buoni documentari sono in grado di sollevare ogni sorta di domande correlate. E nonostante il titolo prosaico, “Senza Roland Béguelin & Marcel Boillat, nessun cantone del Giura!” è certamente uno di questi.
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