Le relazioni pericolose di Musk: giallo sulle telefonate con Putin
Il Wsj: «Contatti dal 2022». Ma il patron di Starlink ha contratti col Pentagono
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Il Wsj: «Contatti dal 2022». Ma il patron di Starlink ha contratti col Pentagono
• – Redazione
Di Michele Serra, La Repubblica Sono immaginabili lo sconcerto, la delusione, l’impotenza degli ebrei democratici — più degli altri quelli che hanno creduto in Israele — di fronte...
• – Redazione
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Nessuno ha mai detto che tutti gli alunni sono uguali, che tutti avrebbero le stesse capacità e potenzialità, e che occorrerebbe mirare a un’uniformità dei loro risultati scolastici - Di Manuele Bertoli
• – Redazione
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• – Federico Franchini
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• – Redazione
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• – Redazione
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• – Adolfo Tomasini
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• – Gianni Beretta
Il Wsj: «Contatti dal 2022». Ma il patron di Starlink ha contratti col Pentagono
Elon Musk parla spesso con Vladimir Putin, discutendo di «argomenti personali», affari e tensioni geopolitiche: la rivelazione del Wall Street Journal è chiaramente una cannonata sparata nella battaglia finale della campagna elettorale statunitense, ma apre scenari e interrogativi inquietanti che non si esauriscono il 5 novembre prossimo. Il Cremlino smentisce tutto, una «menzogna assoluta», sostiene il portavoce del presidente russo Dmitry Peskov, che precisa che Musk avrebbe conversato con il suo principale una sola volta, nel 2021, ancora prima dell’invasione dell’Ucraina: si sarebbe parlato del futuro delle tecnologie spaziali, e Putin avrebbe trovato il suo interlocutore «mediocre». Ma, secondo il giornale americano, i contatti invece sarebbero ripetuti e frequenti, e rappresenterebbero un «segreto molto ben custodito» di cui perfino molti esponenti dell’amministrazione americana non sarebbero al corrente.
Un filo diretto tra l’imprenditore più ricco e il dittatore più aggressivo del pianeta, che avrebbe già avuto delle conseguenze concrete: alla fine del 2023, Putin avrebbe chiesto a Musk di non attivare il servizio Starlink sopra Taiwan, specificando che si trattava di un favore che chiedeva per conto di Xi Jinping. Il Wall Street Journal sostiene che questa informazione sarebbe stata confermata sia da un ex 007 russo che da un’altra fonte informata. Sulla mappa di Starlink, Taiwan continua a essere segnata come un territorio dove i servizi di Internet satellitare saranno «presto disponibili», ma non è chiaro se ciò sia un risultato di una promessa fatta da Musk a Putin, o della diffidenza delle autorità di Taipei. Quello che appare più certo è che Musk avrebbe staccato i servizi Starlink all’esercito di Kyiv nella zona della Crimea e durante l’avanzata verso Kherson, nell’autunno 2022, quando le avanguardie ucraine si erano trovate all’improvviso senza comunicazioni. Sarebbe stato lo stesso magnate sudafricano a raccontarlo a Ian Bremmer, analista americano che aveva sentito Musk riferire di una sua conversazione telefonica con Putin. In quella circostanza, il dittatore russo aveva promesso di scatenare un attacco nucleare in risposta al tentativo ucraino di riprendersi militarmente la Crimea annessa dalla Russia, e Musk sembrava aver preso molto sul serio la minaccia: «Bisogna fare tutto per evitarlo», disse a Bremmer, e i terminal di Starlink in Crimea avevano smesso di funzionare.
Più o meno nello stesso periodo Musk aveva pubblicato su Twitter il suo «piano di pace» per l’Ucraina – fondamentalmente un riassunto delle richieste del Cremlino – e aveva cominciato a mostrare sempre meno entusiasmo per il sostegno al governo di Volodymyr Zelensky, dopo aver sostenuto, all’inizio dell’invasione, la resistenza ucraina e aver mandato ai soldati di Kyiv decine di terminal di Starlink, che avevano in effetti fatto la differenza sul campo di battaglia. Anche l’ex sottosegretario alla Difesa Usa, Colin Cahl, aveva detto al New Yorker che Musk gli aveva parlato di una «ottima conversazione con Putin»: il risultato fu che il Pentagono si assunse direttamente gli oneri del contratto di Starlink in Ucraina, per evitare che Musk un giorno staccasse l’interruttore senza preavviso. Intanto, la retorica del magnate rispetto a Kyiv cominciava ad assomigliare sempre di più a quella della propaganda del Cremlino, e a quella di Donald Trump, e dopo le rivelazioni sui contatti con Putin diventa inevitabile chiedersi quanto si è trattato di una evoluzione politica spontanea. Musk ha criticato gli aiuti americani e internazionali all’Ucraina, e ha dato spazio su X alla intervista-fiume che Putin ha rilasciato a Tucker Carlson, il giornalista volto della destra americana. Le schermaglie su Twitter in cui Musk prendeva in giro i propagandisti putiniani e li sfidava a duello sembrano appartenere a un’altra epoca. Secondo il Wall Street Journal, il magnate parla spesso anche con i collaboratori del Cremlino come il primo vice dell’amministrazione putiniana Sergey Kirienko, e gli informatori del giornale hanno riferito di «pressioni e minacce velate» contro il suo impero (mentre alcuni propagandisti televisivi russi chiedevano di abbattere i satelliti di Space X). Ora, le accuse di contatti con il Cremlino pongono a Washington un dilemma inedito: Musk è un privato, ma è anche fornitore di tecnologie militari e spaziali al governo Usa e conosce segreti che un privato normale ignora, come per esempio, i luoghi in cui si attivano i terminal Starlink delle truppe ucraine. Un suo filo diretto con Putin «se vero, andrebbe indagato», ha dichiarato ieri l’amministratore della Nasa Bill Nelson, perché «estremamente preoccupante anche per il dipartimento della Difesa».
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