L’ultracrepidarismo, malattia nella politica ticinese?
“D’après Andrea Ghiringhelli”, leggendo e ripensando ad un suo recente intervento
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“D’après Andrea Ghiringhelli”, leggendo e ripensando ad un suo recente intervento
• – Silvano Toppi
Riflessioni nel terzo anniversario dell'invasione russa
• – Aldo Sofia
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• – Franco Cavani
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• – Paolo Favilli
Le spaventose prospettive delle tecnologie avanzate per uso militare
• – Redazione
La galassia che ruota attorno al Cremlino. Le proprietà ufficiali sono modeste, quelle stimate sono enormi. E nessuno le colpisce
• – Redazione
Non sono episodi casuali o isolati. Al contrario. Riflettono un clima di autoritarismo che c’è, nel Paese, e che questo governo e questa maggioranza alimentano ogni giorno, con l’azione e con la comunicazione
• – Redazione
Per far rispettare la Costituzione ci vuole un coraggio politico che se non arriva dall’alto deve venir espresso e manifestato dal basso - Di Marco Noi
• – Redazione
Il 24 febbraio 2022 l'invasione russa: i problemi militari e politici del presidente ucraino in evidente difficoltà anche a livello popolare
• – Aldo Sofia
La spesa militare permette a vari settori dell’economia russa di crescere, anche a costo di tagli importanti alla spesa sociale, e specialmente a quella sanitaria
• – Yurii Colombo
“D’après Andrea Ghiringhelli”, leggendo e ripensando ad un suo recente intervento
Nessuno l’ha detto, ma sembra si tratti di una malattia assai diffusa. Si chiama: ultracrepidarismo. Nome barbaro e difficile da ritenere che però, a quanto pare, sta imponendosi altrove (qui si impone per ora resilienza). Bisogna resuscitare il buon vecchio latino per capirlo e una sua frase proverbiale che ai tempi che furono ci faceva anche divertire per il suono: “sutor, ne ultra crepidam” e cioè: “ciabattino, non andare oltre la scarpa”.
Traduciamolo in termini semplici, nel suo significato: quell’esprimersi su un soggetto, un tema, sul quale non si hanno le competenze richieste. Con un aggravio particolare nei nostri tempi: le cosiddette reti sociali (o certe rubriche radiofoniche) permettono a chiunque di sproloquiare su ogni tema, medico, giuridico, economico, biologico, ecc.
Si complicano ancora le cose chiamando in causa due psicologi, Dunning e Kruger, che hanno particolarmente indagato su quel male e hanno coniato “l’effetto Dunning-Kruger”. Che sarebbe un “bias cognitivo” (quindi una distorsione che le persone attuano nelle valutazioni di fatti e avvenimenti).
Il fatto divertente è che quei due psicologi sono partiti da un episodio bizzarro: analizzare perché a un ragazzo, un giorno, svegliandosi, è nata l’idea geniale di rapinare una banca cospargendosi il viso di succo di limone, nella convinzione così di rendersi invisibile e dicendosi: “Toh, è una superidea il succo di limone!” Le conclusioni cui sono arrivati, riassunte, sarebbero le seguenti:
1) la persona incompetente tende a sovrastimare il suo livello di competenza;
2) la persona incompetente non riesce mai a riconoscere la competenza di quelli che la possiedono veramente;
3) la persona incompetente non si rende mai conto del suo livello di incompetenza;
4) se una formazione di queste persone inducesse un miglioramento significativo della loro competenza, esse potrebbero riconoscere e accettare le loro lacune precedenti.
Quest’ultimo punto, quindi, è l’ultima speranza, quella che ci dice che non tutto è ancora perduto con un po’ di formazione (o forse di articoli come quello di Ghiringhelli).
Si è ripetuto, negli ultimi tempi, che una soluzione, anche per la politica ottusa, è l’empatia. Divenuta altro mantra d’attualità. L’empatia è un mettersi al posto dell’altro, per cercare di comprenderlo. Essa chiede di abbandonare per un momento le proprie convinzioni per tentare di meglio visualizzare quelle degli altri. Ed è appunto ciò che mancherebbe terribilmente nella politica, sterilizzandola come un deserto di parole.
C’è però chi precisa subito che l’empatia è una risposta di fronte all’incomprensione e… all’ignoranza dell’altro. Ora, prima di passare al rimedio bisognerebbe diagnosticare il problema, quello dell’ignoranza, appunto. Ciò che caratterizza l’ignorante è che ignora. Bisogna quindi rafforzare la conoscenza dell’altro, del suo universo, di quel che crede, dei suoi obiettivi; è passare all’accettazione dell’alterità per poter colmare l’ignoranza. Neppure facile a dirsi, immaginamoci a farsi.
Rimangono purtroppo sempre due realtà, storiche e umane: innanzitutto, mantenere e valorizzare l’ignoranza vuol anche dire garantirsi il potere, il quale fiorisce spesso coltivando ampiamente l’ignoranza (pensiamo ai successi attuali di alcuni partiti); in secondo luogo, l’ignorante è perlopiù confuso con l’imbecille, termine che designa colui che sarebbe più bestia di noi e, lo si accetti o meno, il nostro destino è di essere tutti, prima o poi, l’imbecille di qualcuno.
Nell’immagine: un pistola
Crimini di guerra e mandato di cattura del Tribunale internazionale per lo zar russo, alla vigilia dell’arrivo dell’alleato cinese a Mosca
In un audiodocumentario diffuso in varie piattaforme e disponibile anche sulla nostra zattera una vicenda sconosciuta e terribile della vita sociale e politica colombiana