Transizione o… transazione energetica?
Dobbiamo sfatare quel mito pernicioso che risponde al nome di “crescita infinita” e imparare a consumare meno - Di Giovanna Ceccarelli
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Dobbiamo sfatare quel mito pernicioso che risponde al nome di “crescita infinita” e imparare a consumare meno - Di Giovanna Ceccarelli
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Dobbiamo sfatare quel mito pernicioso che risponde al nome di “crescita infinita” e imparare a consumare meno - Di Giovanna Ceccarelli
La nuova legge sull’elettricità stabilisce che d’ora in poi sarà possibile costruire impianti elettrici senza più alcuna misura di protezione, ripristino o compensazione, all’occorrenza anche nei siti svizzeri elencati nell’Inventario Federale dei Paesaggi. Inoltre, grazie alla semplificazione amministrativa, questa legge depenalizzerà i danni alle specie e agli habitat. Il partito borghese per definizione, ancora un po’ agrario ma totalmente di destra , si è detto contrario, mentre i partiti cosiddetti progressisti ed ecologisti si dichiarano soddisfatti del compromesso raggiunto (“è il male minore”); il fatto è che non vedono che questa legge si trasformerà in un “liberi tutti” a vantaggio di speculatori senza scrupoli.
“La nuova legge sull’elettricità smantellerà l’attuale fragile legislazione sulla protezione della natura e del paesaggio. Scatenerà immense forze distruttive che saranno inarrestabili” (Philippe Roch). In Francia da un po’ di tempo molte persone hanno questa sensazione: per questo motivo, più di 350 organizzazioni in lotta contro le centrali fotovoltaiche progettate in luoghi naturali si oppongono alle derive che la corsa alle rinnovabili, prigioniere delle logiche di mercato, ha assunto. “Il primo obiettivo per aiutare l’agricoltura a fronteggiare meglio il cambiamento climatico sarebbe creare più ombra, non radere al suolo intere foreste,” sostiene un militante. Nelle Alpi dell’Alta Provenza, una moltitudine di attivisti locali e di residenti sono letteralmente in rivolta per cercare di frenare l’installazione di altri parchi fotovoltaici, che in quella regione si stanno moltiplicando. I bisogni della popolazione locale sono modesti; gran parte dell’energia prodotta su quelle montagne serve in realtà alla città di Marsiglia e alle esigenze del suo grande scalo portuale, ai centri informatici e di stoccaggio di dati, alle metropolitane. “Ci sono già molte aree antropizzate che potrebbero essere sviluppate in senso fotovoltaico, ma è il profitto a guidare queste scelte,” affermano Claudine, 72 anni, e Sylvie, 60, arrestate nel novembre del 2023 per aver cercato di fermare i cingolati che si apprestavano ad annientare 17 ettari di foresta sopra Cruis, sulla Montagna di Lure (fra l’altro designata Riserva della Biosfera da parte dell’UNESCO!). Quando si tratta di grossi interessi le regole subiscono strane deformazioni. “Ci siamo dette: come possiamo impedire questa mercificazione della natura e degli esseri viventi e far sentire la nostra voce?”
Secondo Sébastien Barles, rappresentante dell’EELV (Europe Ecologie – Les Verts), esistono molte alternative che non vanno a impattare sulle aree naturali: tetti, terreni abbandonati, siti militari dismessi o aree industriali degradate sono assai più idonei per la posa di pannelli solari. “La foresta di Cruis è stata devastata,” spiega ancora l’ecologista. “Si vedono due crateri sulla montagna, e i supporti per i 20’000 pannelli fotovoltaici sono già stati piantati. Su quel terreno rivoltato non crescerà più nulla. ”Il motto dei militanti francesi è: “Sur les toits, pas dans nos bois”. Nella Svizzera romanda lo slogan del Comitato contrario alla legge è simile: “Sur les toitures, pas dans la nature”.
Non ha senso immaginare di salvare il clima distruggendo foreste ed ecosistemi. Abbattere alberi per impiantare pannelli solari o turbine eoliche in nome della decarbonizzazione è totalmente assurdo: le piante sono i migliori baluardi contro i cambiamenti climatici in quanto moderano il clima e assorbono CO2.
Mi intriga sempre più la somiglianza tra il percorso di arricchimento di pochi (a livello socio-economico) e la scomparsa di biodiversità (a livello di ecosistema). Più che una somiglianza, mi sembra ci sia una correlazione tra i due fenomeni: una monocultura si afferma a scapito di altri tipi di coltivazioni, e dunque di risorse utili agli usi più diversi, creando però scompensi; una società finanziaria particolarmente intraprendente si permette iniziative audaci in un dato comparto economico (industria automobilistica, alimentare, edilizia, energetica), tuttavia lo fa spingendosi oltre le soglie della tolleranza tra il prelevare e il dare, creando una situazione di squilibrio. Sommando gli scompensi, si rischia di giungere a una deriva irreversibile.
Stiamo applicando cerotti su ferite che hanno ormai iniziato a macerare. Un giorno, forse nemmeno troppo lontano, le bende saranno sporche e bisognerà scoprire la piaga.
Nell’immagine: il disboscamento sulle colline di Cruis
di Nicola Schoenenberger, Gran Consigliere I Verdi