Nel 2011, mentre l’onda lunga della Primavera araba si estende anche sullo Yemen e migliaia di manifestanti protestano davanti al palazzo presidenziale, i sistemi anti-riciclaggio di UBS si surriscaldano. La banca ospita infatti i conti del presidente yemenita Ali Abdullah Saleh. Che fare, dunque? La prassi sarebbe quella di denunciare i fondi all’Ufficio di comunicazione in materia di riciclaggio di denaro (MROS). La grande banca, però, opta per un’altra strada: si sbarazza discretamente dei conti del presidente e decide di mantenere quelli del figlio maggiore, Ahmed Ali Abdullah Saleh, all’epoca presidente della Guardia Repubblicana.
L’informazione è stata resa nota dal sito specializzato Gotham City che ha potuto consultare un recente decreto penale del Dipartimento federale delle finanze (DFF). Il documento, datato 4 aprile 2024, dimostra che UBS ha tollerato per anni la presenza del presidente yemenita tra i suoi clienti, nonostante la sua reputazione di autocrate corrotto.
Ali Abdallah Saleh, al potere dal 1978, possedeva un conto presso UBS a nome di una società offshore almeno dal 2004. Questa relazione è stata alimentata da un assegno di 10 milioni di dollari nel giugno 2009. Secondo le spiegazioni fornite all’epoca, il denaro era un “regalo” del Sultano dell’Oman. L’arrivo di questa somma ha fatto scattare due allarmi nei sistemi antiriciclaggio di UBS. Allarmi respinti in quanto, per la banca, era “risaputo che, nel mondo arabo, i leader dei Paesi ricchi sostengono i loro coetanei più poveri offrendo loro regali di questo tipo”.
Malgrado centinaia di rapporti negativi pubblicati dalla stampa internazionale a proposito della famiglia Saleh, UBS reagisce soltanto ad inizio 2011, quando le proteste della piazza minacciano di fare precipitare il paese nella guerra civile. Nell’aprile di quell’anno, poco dopo il massacro di 52 manifestanti a Saana, il direttore della banca chiama il figlio di Saleh per comunicargli che UBS ha deciso di tagliare i ponti con la sua famiglia. I conti del padre sono stati saldati solo tre mesi dopo. Il figlio è invece riuscito a mantenere due relazioni e una cassetta di sicurezza fino all’aprile 2015. UBS ha interrotto questo rapporto cinque giorni prima che Ahmed Ali Abdullah Saleh fosse sottoposto a sanzioni da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
La banca non ha mai notificato questi conti all’MROS, Ufficio di comunicazione in materia di riciclaggio. Il DFF (Dipartimento federale delle finanze) ritiene che la banca avrebbe dovuto segnalarli già nel 2009. Non essendo riuscito a individuare i responsabili in seno alla banca, è stato così deciso di sanzionare direttamente l’istituto. La multa: 50.000 franchi, dieci volte meno della quota massima prevista dalla legge. Da notare che, nel 2017, il Ministero pubblico della Confederazione ha aperto un indagine sul “riciclaggio di denaro in relazione a personalità yemenite”. Un’inchiesta ancora in corso e che riguarda 65 milioni di dollari detenuti presso UBS da dignitari vicini al regime di Ali Saleh.
Se la Procura federale si deve occupare delle presunte violazioni del codice penale, il DFF è l’autorità incaricata di indagare sulle violazioni dell’obbligo di comunicazione secondo l’articolo 37 della legge federale sul riciclaggio. Quest’ultima impone agli intermediari finanziari di effettuare una segnalazione al MROS in caso di sospetto fondato sull’origine del denaro depositato su un conto. Le segnalazioni sono in aumento: nel 2023 sono aumentate del 55,5%. Un incremento dovuto probabilmente anche al fatto che il DFF sembra avere intensificato il proprio operato come dimostrano le diverse decisioni penali prese negli ultimi tempi.
Di recente, ad esempio, il DFF ha sanzionato due ex dirigenti di una piccola società ticinese di gestione patrimoniale – la Heliting SA di Agno – per non avere segnalato a tempo i fondi controllati dal narcotrafficante americano James Louis Casey, morto nel 2019. Su un conto aperto da una società offshore nel 2016 erano stati depositati quasi 13 milioni di dollari. Soldi che erano arrivati in Ticino provenienti da … UBS. La grande banca ha gestito i conti del narcotrafficante per almeno 15 anni.
Nell’immagine: Ali Abdullah Saleh, alla destra di Gheddafi