Tagliare i super stipendi

Tagliare i super stipendi

Da Berna una piccola buona notizia. Cosa non scontata, visto quanto produce il nostro Parlamento


Fabio Dozio
Fabio Dozio
Tagliare i super stipendi

La Commissione della sanità degli Stati ha deciso di fissare un limite alle remunerazioni dei manager delle casse malati nell’ambito dell’assicurazione obbligatoria. Super stipendi che vanno da 472 mila franchi annui ai 956 mila franchi incassati dal CEO di Sanitas. Perfino il doppio di quanto guadagna un consigliere federale (468 mila franchi).

La proposta è nata da un’iniziativa parlamentare del socialista neocastellano Baptiste Hurni, che ha definito “inaccettabili” questi super stipendi, maturati sulle spalle degli assicurati, mentre i premi di cassa malati esplodono.

Lo scorso settembre il Consiglio nazionale, accettando il principio del tetto dei guadagni, ha fatto un passo in più, fissando a 250 mila franchi annui il limite massimo della retribuzione dei CEO e a 50 mila l’anno il contributo per i membri dei consigli d’amministrazione. Nel dibattito il consigliere federale Alain Berset ha invitato a bocciare la proposta, perché “le casse malati non sono imprese della Confederazione” e “la fissazione di una remunerazione massima da parte della politica costituisce un forte attacco alla libertà d’impresa”. Il ministro è stato sconfitto, l’aula ha deciso con 113 voti a favore e 74 contrari. Chiediamoci, ancora una volta, a cosa serve avere socialisti in Governo se non fanno i socialisti.

Il principio della limitazione dei super stipendi potrà diventare legge, anche se la Commissione degli Stati non ha accettato il limite di 250 mila franchi e propone che sia il Consiglio federale a definirlo.

Il promotore della misura, Baptiste Hurni è rimasto positivamente sorpreso: “Si vede che le mentalità stanno cambiando”, ha detto.

Buona notizia, abbiamo detto, ma prudenza nel gioire. La decisione potrebbe venir annacquata, come è accaduto in passato per un tema simile, l’iniziativa Minder, che proponeva di limitare “le retribuzioni abusive”. La proposta fu accolta dieci anni fa con il 67,9% dei voti e da tutti i cantoni. Sembrava che andasse a colpire la politica dei bonus e dei super stipendi, ma non è stato così. L’articolo costituzionale offre maggiore potere agli azionisti, ma senza intaccare la sostanza dei guadagni e i bonus dei vertici delle aziende. Dieci anni fa i 50 imprenditori più importanti della Svizzera incassavano in media 4,3 milioni di franchi all’anno, oggi sono 5,1.

Basta guardare allo scandalo dei milioni distribuiti dal fallimentare Credit Suisse ai suoi dirigenti!

Perlomeno – altra piccola buona notizia – il Consiglio nazionale ha adottato una mozione della socialista lucernese Prisca Birrer-Heimo, che propone di vietare il versamento dei bonus ai dirigenti delle banche sistemiche.

In proposito, il Dipartimento federale delle finanze (DFF) ha deciso, timidamente, alcuni provvedimenti relativi alle retribuzioni presso Credit Suisse e UBS. I bonus che non sono ancora stati versati ai massimi livelli gerarchici di CS verranno soppressi o ridotti. Inoltre, – afferma il Consiglio federale – Credit Suisse dovrà esaminare la possibilità di restituire retribuzioni variabili versate dal 2019 ai membri della direzione del gruppo e redigere un pertinente rapporto da presentare al DFF e alla FINMA”.

Gli gnomi di Paradeplatz hanno già detto che non intendono restituire i bonus immeritati. Governo e FINMA in ritardo su tutta la linea!

Nell’immagine: in Paradeplatz è sempre Natale

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