Orrore canadese e diversità da cancellare
Scoperte centinaia di tombe anonime di piccoli nativi strappati alle famiglie indiane e assegnati a istituti religiosi per farne cittadini ‘normali’; e potrebbero essere più di diecimila
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Scoperte centinaia di tombe anonime di piccoli nativi strappati alle famiglie indiane e assegnati a istituti religiosi per farne cittadini ‘normali’; e potrebbero essere più di diecimila
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Scoperte centinaia di tombe anonime di piccoli nativi strappati alle famiglie indiane e assegnati a istituti religiosi per farne cittadini ‘normali’; e potrebbero essere più di diecimila
La Storia è sempre molto generosa con i vincitori. Che la Storia se la riscrivono a piacimento. Al massimo la storia vera si prende faticosamente qualche rivincita. Rivincita simbolica. O morale. Poco, molto poco, per le dimensioni umane di tragedie a lungo dimenticate. E più spesso occultate. Fra queste, le stragi dei bambini nativi del Canada. I cui resti emergono solo grazie alla tenacia delle loro comunità, quasi due milioni di persone, il 5 per cento della popolazione nazionale. Da decenni denunciano il massacro, ne cercano le prove, setacciano campi che in realtà soltanto mezzi tecnologici avanzati riescono ora a ‘scrutare’, alla ricerca di prove inconfutabili. Che ora ci sono. In maggio la scoperta dei corpi di 215 bambini sepolti, senza croci lapidi e nomi, nei pressi di una grande scuola cattolica. Negli scorsi giorni, altri 751 resti di corpicini anonimi, di bambine e bambini, sepolti attorno a un’altra chiesa cristiana, a Saskatchewan, nel Canada francese occidentale. Altro cimitero ignoto, di una tragedia cominciata alla fine dell‘800 e protrattasi, incredibilmente, fino al 1993. Quando in oltre 100 Scuole residenziali cristiane dell’immenso paese vennero rinchiusi oltre 150.000 piccoli nativi, appartenenti a Inuit, Tk’emplus, Métis e Prime Nazioni, popolazioni indigene sottomesse dal colonialismo europeo con la forza o con trattati di dubbia legalità. Bambine e bambini quasi sempre strappati alle famiglie, da rieducare, da civilizzare, cancellandone ‘la lingua del diavolo’, “uccidendo l’indiano” che stava in loro per farne dei perfetti canadesi (cristiani, anglofoni o francofoni), ma molto spesso sfruttati anche sessualmente, e se del caso eliminati o lasciati morire per le violenze e gli stenti subiti.
Razzismo sistemico. Niente di nuovo o di originale nella storia delle conquiste coloniali, nel Nord americano come in altre parti del mondo. Se non per la determinazione delle loro famiglie. Che soltanto nel 2015 registrò un riconoscimento ufficiale della loro tragedia storica. Ammesso dalla “Commissione nazionale per la verità e la conciliazione”, giunta alla conclusione che sarebbero almeno 4.100 i bambini scomparsi, con i genitori vagamente informati sul fatto che i figli erano fuggiti dagli istituti religiosi. Secondo il presidente della Commissione, Murray Sinclair, giudice e senatore, le vittime potrebbero essere più di 10.000. Il governo si scusò, ma 4 anni dopo si rifiutò di finanziare le ricerche che dovevano permettere la scoperta dei cimiteri anonimi. Si scusarono, già negli Anni Novanta, anche le Chiese protestanti. Molto ambigua è stata invece quella cattolica, che aveva gestito il 75 per cento delle Scuole residenziali cristiane. Papa Francesco si è limitato, ancora pochi giorni fa, a parlare di “triste scoperta che aumenta la nostra consapevolezza delle sofferenze del passato”.
Decisamente troppo poco. Così come – pur tenendo conto delle differenze sostanziale e della diversa sorte delle vittime – anche la Svizzera ufficiale e politica reagì una decina di anni fa con imbarazzato ritardo, molte titubanze, e scarsa generosità negli indennizzi quando venne scoperchiato il dramma di migliaia di bambini che nella Confederazione erano stati tolti a famiglie povere, o problematiche, o mono-parentali, o a ‘discusse’ ragazze madri, figlie e figli assegnati d’autorità soprattutto a famiglie di contadini svizzeri. Sempre in nome di una ‘diversità’ da cancellare. Sempre in nome di una società normalizzata ‘da tutelare dal Male’. Sempre in nome di ‘valori condivisi’ dalla maggioranza. Maggioranza “come una anestesia”, cantava Fabrizio de André.
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