Il vecchio, il giovane, la congiura e la mina vagante

Il vecchio, il giovane, la congiura e la mina vagante

Fra voci di corridoio e di segreteria, spifferi e passi perduti, il conto alla rovescia per il rinnovo del Consiglio federale promette scintille e forse qualche sorpresa, a cominciare dalle candidature PS per il posto lasciato vacante da Alain Berset


Rocco Bianchi
Rocco Bianchi
Il vecchio, il giovane, la congiura e la...

Beat Jans, classe 1964, contadino di formazione diventato poi ingegnere agricolo specializzato in scienze ambientali, ex docente universitario e dal 2021 nel Consiglio di Stato di Basilea città; Jon Pult, classe 1984 (per i cabalisti nostrani: la stessa età di Alain Berset quando fu eletto in Consiglio federale), grigionese con doppia nazionalità svizzera e italiana (parla anche il romancio), laureato in storia e filosofia e consulente di strategia di comunicazione, consigliere nazionale e presidente dell’Iniziativa delle Alpi; Daniel Jositsch, classe 1965, doppia nazionalità svizzera e colombiana, avvocato e professore di diritto penale all’Università di Zurigo, parlamentare dal 2007, dapprima come consigliere nazionale e poi come consigliere agli Stati per il canton Zurigo: sono questi i tre nomi che il prossimo 13 dicembre si giocheranno un posto in Consiglio federale. Due (Jans e Pult) sono i candidati ufficiali del partito socialista – da tutti riconosciuti di alto livello, sia detto per inciso – l’altro è la mina vagante che incomberà almeno fino alla prima votazione, quando si vedrà se il neppure troppo celato mal di pancia dei partiti borghesi e della frangia social-liberale del PS si sfogherà indirizzandosi verso il politico zurighese oppure no.

Difficile, molto difficile, ma comunque non impossibile, tant’è che questa eventualità finora non l’ha esclusa nessun commentatore.

Sarà soprattutto l’UDC la formazione più tentata di far saltare il banco, perché uscita vincitrice dalle ultime elezioni – dunque parte da una posizione di forza –  perché non rischia nulla – i suoi due ministri verranno sicuramente rieletti – e soprattutto perché la voglia di farla pagare al PS e alla sinistra in generale per lo sgarbo subito da Blocher con l’estromissione dal Governo nel 2007 (ancora per i cabalisti nostrani: proprio durante la prima sessione del neoeletto Jositsch) non si è mai del tutto sopita – e sappiamo che nel partito quello che decide il grande vecchio e il suo cerchio magico è dogma assoluto.

Chiesa e camerati potrebbero se del caso ricevere appoggi un po’ da tutte le parti: dalla delegazione zurighese in primis, la più numerosa dell’Assemblea (il Consiglio di stato di Zurigo e la direzione cantonale del PS si sono già mossi a favore di Jositsch), dal campo borghese in generale, che Jositsch è apprezzato trasversalmente e dopo 17 anni passati in parlamento più o meno conosce tutti e sa come muoversi (Jans e Pult in questo senso non sono da meno, ma se si lasciasse scegliere liberamente al centrodestra è praticamente certo che sarebbe lo zurighese il vincitore), e pure dal centrosinistra. Lapidarie in proposito le parole pronunciate dalla sua ex compagna, Chantal Galladé, ex consigliera nazionale PS passata ai Verdi liberali: «Non candidando Jositsch, il PS si è liberato del suo ultimo esponente social-liberale».

Deciderà dunque il centro. Non il partito ma l’area, che in proposito è divisa, con i Verdi liberali che appunto potrebbero essere tentati, almeno all’inizio, di sostenere un’alternativa al ticket ufficiale più vicina al loro sentire e il PLR che invece avrà tutto l’interesse a seguire la via istituzionale, ché uno sgarbo al PS potrebbe poi pagarlo caro al momento della rielezione del suo candidato apparentemente più debole, ossia Ignazio Cassis.

Resta il Centro, questa volta nel senso del partito, le cui continue rassicurazioni sul fatto che non attaccheranno alcun ministro in carica non fanno altro che dimostrare che del doman al momento non c’è certezza (del resto in politica vige la regola dello zero, dove tutto è falso e tutto è vero). Tant’è che il Blick ha già intercettato le preoccupazioni del capogruppo PLR al Nazionale Damien Cottier, secondo il quale ci sarebbero “indizi” di un piano segreto appunto per strappare il seggio al PLR già a dicembre in cambio dell’elezione di un cancelliere di origini ticinesi. “Fantapolitica” (Fabio Regazzi dixit), semplice avvertimento ai rivali oppure ipotesi realistica, lo si vedrà il 13 dicembre

I numeri in teoria ci sarebbero: al Nazionale infatti il Centro se ricevesse l’aiuto compatto di Evangelici, Verdi liberali, PS e Verdi disporrebbe di 105 deputati, agli Stati di 28; totale 133, quando la maggioranza per essere eletti dall’Assemblea federale in Governo è di 124…

Inoltre Cassis è stato eletto il 20 settembre 2017, Karin Keller Sutter pochi mesi dopo, il 5 dicembre 2018. Entrambi quindi verosimilmente rimarranno in carica fino alle prossime elezioni federali del 2027, occasione in cui l’attuale situazione favorevole al Centro potrebbe anche mutare. Il presidente del partito Gerard Pfister sembra dunque aver perso l’occasione per rivendicare con forza il seggio che, non dimentichiamolo sempre per i cabalisti nostrani, fu sottratto al suo partito giusto vent’anni fa e proprio a dicembre grazie al decisivo appoggio del PLR a Christoph Blocher, che estromise l’allora consigliera federale in carica Ruth Metzler (e la vendetta, come si sa, è un piatto che si mangia rigorosamente freddo).

Corsi e ricorsi della storia, oggi è il PLR a strepitare di un affronto istituzionale e di mancato rispetto della tradizione svizzera se il Centro osasse fare quello che lui invece fece nel 2003.

In tutto questo bailamme c’è un’elezione che potrebbe mettere tutti d’accordo, quella che di solito a nessuno interessa, quella del cancelliere della Confederazione, carica liberatasi con le dimissioni di Walter Thurnherr. Poco appariscente ma in realtà ruolo importantissimo (non per nulla il cancelliere viene definito come l’ottavo consigliere federale), non è rivendicato da nessuno dei tre partiti che finora hanno monopolizzato la carica, PLR (9), PPD (4), PS (1). In questa porta si è infilata subito l’UDC, candidando due membri di alto livello dell’Amministrazione federale, Nathalie Goumaz e Gabriel Lüchinger, e i Verdi liberali, che hanno candidato l’attuale vicecancelliere Viktor Rossi. Non sono da escludere quindi accordi sottobanco con il PS contro la garanzia dell’appoggio al suo ticket ufficiale (o per far avverare l’ipotesi di congiura resa nota dal Blick).

E i Verdi? Dello stato confusionale in cui versa l’attuale direzione del partito, non per nulla dimissionaria, basti dire questo: quando le è stato chiesto perché non ha puntato alla Cancelleria al posto di presentare l’ennesima velleitaria candidatura per il Consiglio federale, tanto più che Gerhard Andrey, il loro candidato, da molti e da tempo era indicato come un possibile successore a Thurnherr, ha semplicemente e ingenuamente risposto che nessuno, ma proprio nessuno, ci aveva pensato. Senza parole.

Nell’immagine: Daniel Jositsch, la mina vagante

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