Fibrillazione in casa PS

Fibrillazione in casa PS

Tra programmi velleitari o inesistenti, alleanze indesiderate e cerchio magico


Giusfin
Giusfin
Fibrillazione in casa PS

Un mese fa si poteva dire che c’era “maretta in casa PS”, oggi si dovrebbe dire che “c’è un po’ di fibrillazione”. Da un lato, nelle ultime due settimane, due interviste ravvicinate (una su “La Domenica”, un’altra su “La Regione” quattro giorni dopo), dall’altro un secco e rapidissimo diniego  ad una proposta di unità del MPS. 

Cominciamo da quest’ultima vicenda. Come ha già scritto Enrico Lombardi pochi giorni or sono, il PS ha rinviato al mittente una proposta articolata che l’MPS aveva per altro già annunciato con un articolo di Giuseppe Sergi il 16 febbraio scorso -parola più, parola meno- e ribadita qui, il 27 luglio, da un’intervista a Matteo Pronzini. 

Ora, si sa che l’MPS è uso a questo tipo di provocazioni, ma la co-presidente del PS che ha risposto avrebbe forse anche potuto aggiungere qualche riflessione: ad esempio dicendo che l’analisi che l’MPS fa della situazione non è poi proprio peregrina, che i temi che esso solleva e i problemi del Paese che sono sul tavolo della sinistra non sono così inventati. Oppure avrebbe potuto rispondere che il PS non ha aspettato l’MPS per essere in chiaro sui temi che si dovranno affrontare in un futuro immediato ed in particolare con le prossime elezioni cantonali (ciò che corrisponde alla realtà). 

Avrebbe anche potuto aggiungere che la proposta di lista unica per Gran Consiglio e Consiglio di Stato avrebbe un senso se fosse supportata da un programma comune preciso, concreto, proponibile al Paese. E la proposta del MPS, se è certamente considerabile per quanto riguarda l’analisi, è velleitaria e donchisciottesca quando afferma che il “periodo”  è “propizio per un cambio di paradigma”, che siamo come non mai in un momento di “rottura con il capitale”, che occorrono “opposizione e resistenza  di fronte alla crisi economica e sociale”, che occorrono inoltre “misure che permettano di controllare il mercato e le condizioni di lavoro”, o di controbattere “la logica del riarmo” e, già che ci siamo, i “venti di guerra” e le “discriminazioni di ogni genere”.  

Ed è talmente declamatoria, che non contiene un solo argomento che possa essere trasformato in proposta o in azione serie, comprensibili, concrete, e soprattutto realizzabili nei prossimi dieci o venti anni. Si evocano questioni che il PS e il PSS conoscono benissimo e affrontano da sempre, sin  dalle loro origini, utilizzando i mezzi che sono dati agli individui e ai partiti in questo Stato, dentro queste Istituzioni. In questo contesto l’opposizione (così cara al MPS), sia essa parlamentare o in un legislativo, ha  un senso solo se i numeri le sono favorevoli. E oggi quei numeri sono spietati nei confronti della sinistra: in un Paese come il nostro, nel quale i media sono sostanzialmente controllati dalla destra e lottano per un poco di libertà, l’opposizione totale sarebbe un suicidio, e la Svizzera cadrebbe ancora più a destra di quanto già non lo sia.  Il velleitarismo del MPS sembra più aria fritta che arrosto, a meno che esso voglia cambiare la costituzione o contare su un sollevamento popolare: auguri! 

Parallelamente non si può dire che, finora, il PS abbia avanzato proposte concrete, pratiche, politicamente sostenibili per ognuno dei numerosi problemi che affliggono buona parte della popolazione.

E qui torniamo alla prima vicenda, quella delle interviste e, c’è da scommetterci, degli articoli che verranno. Nelle parole di Werner Carobbio, in quelle di Riget e di Sirica si leggono soprattutto preoccupazione per una situazione che non è chiara e che rischia di esserlo sempre meno nelle prossime settimane. E questo perché si disquisisce sulle candidatura piuttosto che sul cosa si intende fare, e forse non tutti nel partito la pensano così. C’è probabilmente anche chi pensa che, prima di indicare una persona, o due, o cinque, bisognerebbe sapere cosa si chiederà a quella o a quelle persone una volta elette. Sembra essere una evidenza, ma forse non lo è. In un partito democratico -e a maggior ragione socialista- si dovrebbe chiedere ad ognuno degli interessati ad una candidatura di presentare propri suggerimenti per un programma, e di integrarli in una riflessione comune nel partito e poi, e soltanto poi, decidere quali candidati presentare al Congresso. 

Per ora, stando a quanto si legge, si sta facendo e dicendo il contrario. Parrebbe che i candidati per ora non siano numerosi, ma ci sono. Altri possono essere trovati e convinti ad affrontare le elezioni: nel PS ci sono sicuramente donne e uomini capaci di assumere un incarico in Consiglio di Stato (anche perché, con un partito solido alle spalle, quel lavoro potrebbe essere notevolmente supportato e agevolato).

Purtroppo per la sinistra e per i progressisti, ciò che si sta facendo in queste settimane è invece una operazione del tipo “salvate il soldato Ryan”. Si vuole diffondere nel partito e nel Paese l’idea secondo la quale vi sarebbe una sola persona in grado di garantire un seggio in Consiglio di  Stato al PS, che quella persona ci sta pensando, e così via. È un vecchio giochino ben noto (che potrebbe anche non funzionare più): tu fai finta di avere bisogno di me e io ti rispondo che, seppure a malincuore, mi sacrifico per te. 

È il giochino del cerchio magico del PS, che ha cominciato a funzionare nel 1975, quando fu “lasciato a casa” Pietro Martinelli, che avrebbe dovuto andare a Berna, per mandarci invece Carobbio, in nome del “bene del partito”. Poi, in anni successivi, il Consigliere Nazionale si “sacrifica ancora per il partito” e resta a Berna per 24 (ventiquattro) anni. In casa socialista, e in quella della famiglia che pare sempre destinato a rappresentarlo, le cose sembrano andare spesso così: si occupa un seggio in Gran Consiglio nel 1991, poi due nel 1995, nel 1999 e nel 2003,  poi uno solo nel 2007, ma perché  in quell’anno si va a Berna, al Nazionale, fino al 2019, per poi tornarci in altra veste dopo quell’anno. 

Ora il “cerchio magico” vorrebbe sfuggire ad una sconfitta, che crede oramai annunciata, con un salterello in avanti, verso il Consiglio di Stato, per altri 12 anni, e sempre sacrificandosi per il partito.  Poi è già stato fatto (ufficialmente, sui giornali) il nome di chi occuperà il posto in Consiglio di Stato nel  2036 (perché oggi è “ancora un po’ giovane”) e per altri 12 anni. Il cerchio magico avrà così governato e occupato i posti istituzionali fondamentali dei socialisti dal 1975 al 2047: la bellezza di 72 (settantadue) anni. Campioni del mondo. 

Avete detto programma?

Nell’immagine: una delle pochissime fotografie di Werner Carobbio disponibili online (da parlament.ch)

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