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Redazione
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Matteo Pronzini, è uscito il vostro documento « Unità dell’area rosso-verde? Solo se si fa sul serio!” che sin dal titolo è una sorta di palese “aut aut”: fare sul serio, potremmo dire, significa per voi, sostanzialmente, decidere di affiancarvi in una politica di opposizione. Quanto è realistica una tale ipotesi e quanto è “provocatoria” la vostra proposta?

Non non mettiamo assolutamente alcun aut aut a nessuno. Il titolo “Unità dell’area rosso-verde? Solo se si fa sul serio!” è molto concreto: noi riteniamo che in questo nuovo contesto in cui siamo entrati, sia un contesto particolarmente difficile anzitutto per gli strati sociali che la sinistra vuole e deve rappresentare, ovvero i salariati, chi vive del proprio lavoro, chi difende l’ambiente e cerca di portare avanti una politica contro il riarmo. Ci aspettano mesi ed anni molto dolorosi, e così come sta avvenendo in altri paesi europei, anche noi riteniamo che sia necessario trovare modalità che ci permettano di fare fronte comune contro le politiche di una destra sempre più aggressiva, con misure che stanno mettendo seriamente e oggettivamente in pericolo il futuro dell’umanità. Crediamo che bisogna, appunto, fare sul serio, portare avanti una politica di opposizione e, nello specifico, riteniamo che sia giunto il momento di formulare un progetto che riguardi sia una lista per il Consiglio di Stato che una lista per il Gran Consiglio. Fra l’altro, una lista comune, unica, anche per il legislativo potrebbe dar vita, numericamente parlando, a al primo gruppo in Gran Consiglio, e questo potrebbe avere un significato, anche simbolico, molto importante. 

I primi interlocutori cui vi siete rivolti sono i  Verdi, e non il PS: perché? Perché non entrambi, visto che esiste già un’alleanza elettorale conclamata fra PS e Verdi?

Forse c’è un malinteso. La nostra presa di posizione è indirizzata sia al PS che ai Verdi. In una prima fase, avevamo avuto un incontro preliminare con i Verdi, che avevano espresso interesse affinché la discussione si aprisse a tutto il fronte rosso-verde. Poi, su iniziativa dei Verdi, c’è stato un incontro fra PS, Verdi e MpS e infine ancora un incontro fra noi e i Verdi, che ne hanno informato il PS. Per noi è chiaro che ci stiamo rivolgendo a chi è implicato nella discussione, dunque Verdi e PS, cui chiediamo, visto il contesto descritto e l’urgenza di misure per cambiarne il corso, di pensare ad un progetto comune di politica di opposizione.

Il vostro progetto politico, con la condizione che un’area di sinistra che vi comprenda si schieri all’opposizione, trova un primo concreto ostacolo nella stessa legge elettorale, nel sistema proporzionale. Se l’alleanza fosse premiata dall’elettorato dovrebbe per forza portare uno o più rappresentanti nell’esecutivo. Una reale o apparente contraddizione. Come uscirne? 

Per noi non c’è contraddizione fra l’espressione di una politica di opposizione e sedere negli esecutivi. D’altra parte a Bellinzona, in occasione delle votazioni comunali, con la lista Verdi-MpS noi eravamo pronti a portare l’opposizione in Municipio, l’abbiamo detto in modo chiaro.  Riteniamo che forze di sinistra e ambientaliste debbano necessariamente, soprattutto in questo momento, in quanto minoranza, esprimersi come opposizione. Del resto, appare chiaro a tutti che per ora, con i rapporti di forza attuali, per noi chiaramente sfavorevoli, non è facendo pseudo-accordi con le forze antagoniste, borghesi, che si possono risolvere i problemi. Oggi bisogna considerare la presenza negli esecutivi come un’opportunità per esprimersi come forza di opposizione pronta semmai a guidare o affiancare forme di opposizione sociale. 

Si è sempre sostenuto (specie in casa PS) che una presenza nell’Esecutivo (cantonale così come nei comuni) offre molte più possibilità di veder realizzati progetti e dossier che stando all’opposizione verrebbero bocciati. Perché, a vostro giudizio, oggi non può più valere questo discorso? E perché, secondo voi, risulta oggi impossibile un’efficace politica “di sinistra” fatta dentro gli esecutivi?

Mi viene da rispondere girando la domanda: quali sarebbero i risultati positivi e le conquiste ottenute grazie alla presenza negli esecutivi? Se pensiamo all’attuale esecutivo cantonale, per esempio, mi pare sotto gli occhi di tutti che non ci sono sul tavolo proposte condivise che possono essere considerate progressiste, riformiste. A mio parere negli ultimi decenni la situazione è nettamente peggiorata, basti pensare alla “contro-riforma” sociale e fiscale, alla pianificazione ospedaliera, ecc. Insomma, davvero non sembra possibile rinvenire nulla di progressista e riformista nelle risoluzioni che vengono adottate dentro l’attuale Consiglio di Stato.

In questo contesto siamo tutti chiamati a resistere di fronte ad un periodo difficile, in cui una presenza negli esecutivi e nei legislativi abbia un ruolo nuovo e diverso, per dirla con Lenin, di “megafono” di un fronte di opposizione che è politica e sociale, sindacale, ambientale.  

Nell’anno in cui il PS festeggia il centesimo anniversario della propria entrata in Governo, ritenete che il maggior partito dell’area di sinistra sia pronto a discutere un tale radicale cambio di prospettiva?

Sono mesi che il Partito Socialista esprime la volontà di avere una lista unica progressista, rosso-verde. Quella che mi pare si possa definire una novità, nella nostra proposta, e che abbiamo più volte ribadito, è che un progetto comune deve riguardare sia l’esecutivo che il legislativo, dunque che ci vuole una forma di alleanza elettorale anche per il Gran Consiglio, a maggior ragione visto che, in prospettiva, questo comporterebbe buone possibilità di guadagnare seggi, anche nelle varie commissioni, sottraendoli alla destra.

Ritenete che anche i Verdi, che nella prossima tornata elettorale hanno malcelate ambizioni di conquistare un seggio nell’Esecutivo, possano essere disposti ad andare all’opposizione, rinunciando, magari, a qualche voto di chi li vorrebbe, semplicemente, a governare?

A nostro avviso, né i Verdi, né il PS né noi siamo chiamati a dover rinunciare a qualcosa. Riteniamo che questi tre partiti, che hanno pure fra loro aspetti divergenti, possano e debbano trovare in un progetto comune lo strumento necessario per fronteggiare la destra. Sarebbe anche un modo concreto per provare a riguadagnare elettori che non si riconoscono necessariamente in uno o nell’altro dei partiti, ma che potrebbe riconoscersi in un discorso di area progressista che sappia mostrarsi deciso a contrastare la china politica attuale.

Nel documento affermate che un simile progetto comune di alleanza comporterebbe anche per l’MpS un cambiamento profondo, in particolare nella “tattica elettorale”. Che significa?

Evidentemente la proposta che facciamo alle altre forze (e non solo ai Verdi, con cui collaboriamo già a Bellinzona) di formare liste unitarie per Governo e Gran Consiglio rappresenta una novità anche per noi. Per noi è una novità che parte da una riflessione al nostro interno di cui diamo conto nel documento: la situazione in cui si svolgeranno le prossime elezioni, non c’è da dubitarne, sarà molto grave. Abbiamo tutti vissuto questi ultimi tre anni, ormai, come anni di crisi profonda, con una pandemia che ha fortemente accentuato aspetti già molto preoccupanti di disagio sociale e  decrescita economica; una crisi che si accentuerà nei prossimi mesi, con una situazione climatica che è lì che incombe ben visibile e si mostra proprio in questi giorni, fra canicola e siccità, in tutta la sua problematicità. Dentro questo contesto, a nostro avviso, bisogna fare fronte comune e dire no a chi è responsabile di scelte che ci hanno portato a questa situazione, a chi persegue la logica del sistema capitalista, non solo la destra, ma anche i partiti borghesi tradizionali come Il Centro e il PLR. Di conseguenza riteniamo che uno stato di evidente emergenza implichi decisioni chiare e radicali: quelle che abbiamo sottoposto a PS e Verdi.






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