Per vedere di nascosto l’effetto che fa
Ha avuto vita brevissima la proposta di alleanza di sinistra all’opposizione del MpS
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Ha avuto vita brevissima la proposta di alleanza di sinistra all’opposizione del MpS
Niet, niente da fare, parola di Laura Riget, copresidente del Partito Socialista, che nel giro di poche ore ha decretato senza indugi la fine del progetto e l’infondatezza dei suoi presupposti, che avrebbero previsto una decisa svolta di PS e Verdi verso un progetto politico ed elettorale fondato sulla contrapposizione nei confronti della maggioranza (di centro-destra) di Governo e in Gran Consiglio.
Da cento anni a questa parte, in condizioni storiche evidentemente diverse e diversamente valutabili a seconda delle circostanze e dei diversi decenni, per il PS conta anzitutto raggiungere l’obiettivo di entrare nell’esecutivo in virtù del sistema proporzionale, nel rispetto per il consociativismo, in cui “è importante portare avanti un’opposizione costruttiva”, attraverso forme di “compromesso con le forze che la pensano diversamente dal nostro polo progressista”.
Un’opzione che, storicamente, ha pur dato risultati concreti di sviluppo al Cantone, ma che francamente, in questi ultimi tempi pare più ancorata alla strenua difesa del proprio “cadreghino” che non rivolta ad una radicale (e forse necessaria) messa in questione del ruolo di un movimento riformista, nella realtà, per molti versi drammatica, di questi anni a livello economico, sociale e culturale.
La posizione ribadita dal PS non deve sorprendere e, naturalmente, dev’essere doverosamente letta proprio in relazione ad una storia che, nel contesto cantonale, si è radicata intorno ad un’idea di riformismo disposto e disponibile di principio al confronto e al compromesso, dentro il contesto di una società ed una cultura politica che proprio sulla pratica della concordanza ha garantito una stabilità invidiabile, certamente invidiata da altre e più “litigiose” realtà.
Ma proprio guardando anche un po’ oltre lo specifico della nostra realtà, cantonale e nazionale, e andando anche solo per un attimo a considerare quanto sta avvenendo in questi anni, e quanto ci aspetta, lì dietro l’angolo, nel prossimo futuro, vien da pensare, sommessamente, che almeno qualche ora di riflessione in più, a proposito della proposta del MPS, la direzione del PS poteva anche prendersela, prima di rispondere al “vengo anch’io” con un “no tu no” di repertorio.
Se non altro, perché quella della sinistra è un’area, come dice Laura Riget, fatta di “partiti diversi, ognuno con le proprie sensibilità, la propria storia e la propria identità da mantenere”, ma è pure un polo che potenzialmente dovrebbe difendere valori comuni a tutte queste diverse sensibilità, opporsi recisamente alla dominante politica neo-liberista facendo magari uno sforzo non solo per mantenere legittimamente la propria identità, ma anche per ridefinirla, rimodellarla, di fronte ad uno scenario economico e sociale che, come suggerisce il documento del MPS, dovrebbe indurre a riordinare obiettivi e priorità.
La reazione del Partito Socialista, per un elettorato di area in cerca di nuovi stimoli e motivazioni per ritrovare uno slancio ideale anche verso la stessa idea di “militanza” e di “impegno politico”, rischia di apparire, né più ne meno, come la solita predilezione per una certa forma di pragmatismo che finisce per concentrarsi su nomi sicuri per posti da conquistare più che per ridare impulso, in nome di progetti e di battaglie, ad un diverso rapporto fra politica e società civile.
Si potrà dire, senza ombra di dubbio, che siamo ormai in piena campagna elettorale, ed ognuno, più o meno furbescamente, tira l’acqua al proprio mulino. Si potrà dire, certo, che la proposta del MPS, anticipata alla stampa prima di rivolgersi agli interlocutori cui era destinata, ha tutta l’aria di essere una trovata elettoralistica che non tiene conto dei tempi e dei potenziali alleati, chiamati improvvisamente, dopo mesi e anni di incomprensioni e di sgarbi parlamentari, ad allinearsi dentro un ipotetico fronte di opposizione che non ha le sufficienti basi per potersi realizzare.
Insomma, una sparata del MPS, una delle tante, delle solite, tanto per vedere l’effetto che fa. Può darsi, magari è l’ennesimo frutto di intuito e malizia politica di Pino Sergi e del Movimento che coordina. Ma diciamoci la verità: davvero i termini posti dal documento del MPS sono solo e unicamente da considerare come strumentalmente elettoralistici? Davvero non ci sono, in quel documento e nelle argomentazioni di chi le ha redatte, ragioni sufficienti per entrare in materia, per provare a rifletterci, per immaginare un ampio fronte progressista rappresentativo delle classi più disagiate, che stanno pagando e pagheranno, più di tutti, la crisi che ci sta colpendo e che ci colpirà ulteriormente e drammaticamente?
Davvero possiamo liquidare le tesi del documento MPS come inopportune perché presentate senza preavviso e irrispettose delle procedure necessarie per intavolare una trattativa che porti ad un’alleanza? Davvero è tutto qui?
E ancora: davvero non ci resta che tornare tranquillamente a prendere atto che in definitiva ora si tratta, per la sinistra, di decidere chi, nel fronte rosso-verde, possa essere il quinto candidato nella formula 2-2-1? E stare in ansia per non sapere, per ora, se quel quinto possa essere (con tutto il rispetto) Boas Erez, anche se concupito dal PLR?
Finisce davvero tutto qui, nell’effetto che fa?
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