C’è maretta in casa socialista
In vista delle prossime elezioni la campagna elettorale socialista pare badare più a calcoli personalistici e di partito che non ad un cambiamento di volti e strategie per il Paese
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In vista delle prossime elezioni la campagna elettorale socialista pare badare più a calcoli personalistici e di partito che non ad un cambiamento di volti e strategie per il Paese
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Oggi la questione è molto meno ideologica, ma non per questo meno interessante. Un gruppo di iscritti, insoddisfatti per come la Direzione e il Comitato cantonale stanno portando avanti le discussioni con i Verdi in vista delle prossime elezioni cantonali, chiede che la riflessione venga allargata, e in qualche modo sottratta alla sola competenza della Direzione (e del “suo” Comitato cantonale). Non è comunque cosa da poco, poiché la convocazione di una Conferenza cantonale, meno “controllabile” da parte della Direzione, potrebbe anche imporre a quest’ultima una serie di indicazione ad essa non gradite.
A ben vedere, le richieste avanzate perché si svolga la Conferenza sono tutto sommato “minori”, apparentemente più formali che altro. Ma, si sa, la forma è anche sostanza, e il nome della lista e la distribuzione delle varie forze in essa presenti possono essere sostanzialmente importanti. La Direzione del PS (con il “suo” Comitato cantonale) vuole che la lista unitaria con i Verdi comprenda due socialisti, due Verdi e un ulteriore candidato da definirsi. Parecchi compagni non ci stanno: da lì la richiesta di discussione. In realtà il risultato elettorale di PS e Verdi, in occasione delle ultime elezioni cantonali, era di 42’070 voti per il socialista Bertoli (con 19’062 schede di partito) contro i 9’203 della Verde Bourgoin (con 4’530 schede di partito). In tutta evidenza, e sebbene il partito dei Verdi sia in espansione, il rapporto di forze tra i due è notevolissimo, di quasi cinque a uno.
Ora, se la Direzione fa bene ad allargare il campo delle proprie alleanze e di conseguenza a farle partecipare direttamente al confronto elettorale, i Verdi, per bocca del loro co-coordinatore Marco Noi, chiedono “un’equa ripartizione delle candidature: ossia lo stesso numero di candidati per i due partiti”. Noi sa certamente che “equa” non significa “ugualitaria”, ma soltanto “debitamente proporzionata”, ossia con “giusta proporzione”. Non solo, Noi afferma pure che “è giusto che (i Verdi) siano adeguatamente rappresentati in una lista unitaria”: ma, ancora una volta, “adeguatamente” significa “proporzionatamente” e non in numero uguale.
Una lista unitaria paritetica si giustificherebbe, forse, se i due partiti avessero una piattaforma politica comune seria e approfondita che non fosse, come auspica per altro lo stesso Noi, “limitata alle elezioni cantonali”. Ma una piattaforma di quel genere non è ancora stata proposta dal PS ai suoi iscritti.
Dunque appare lecita la richiesta di convocazione di una Conferenza (che si farà, poiché è in corso la raccolta delle firme per la sua tenuta, e ciò malgrado la resistenza della Direzione del PS) entro termini “utili”, ossia prima che tutte le decisioni vengano prese da chi “comanda” il partito, e di conseguenza, e di fatto, vengano blindate in vista del Congresso.
Anche perché, e questo la mozione per la Conferenza cantonale non lo dice -ma ognuno lo sa- , non è solo una questione di numeri, ma anche di candidati, e nel PS la scelta dei candidati al Consiglio di Stato presenta qualche difficoltà. E` infatti sempre più insistente la voce secondo la quale Marina Carobbio Guscetti, Consigliera agli Stati, avrebbe deciso di candidarsi, ponendo termine prima del tempo al suo mandato di rappresentante del Ticino a Berna. Non ne fa mistero neanche il padre Werner, in una intervista di Andrea Stern su “La Domenica” del CdT che sembra cadere a fagiolo, e dall’alto (come diceva quello: a pensar male si fa peccato, ma a volte ci si azzecca). E qualche sua maldestra risposta è rivelatrice del disagio che la questione suscita anche nel clan.
Vien da pensare che i “mozionanti” vorranno discutere anche di questo, e sarebbe buona cosa. Ma allora: è utile al PS e alla stessa Marina Carobbio Guscetti, una sua candidatura ? Probabilmente no, e per almeno due motivi. Il primo è che, nonostante la Consigliera agli Stati socialista rappresenti una interessante forza elettorale (ma non sicura per ogni occasione), una sua partenza da Berna verrebbe immediatamente interpretata come una fuga di fronte alle prossime elezioni nazionali, che saranno oggettivamente difficili. Difficili, ma non impossibili, anche alla luce del suo ottimo lavoro e della sua visibilità: e persino una sconfitta, dopo dodici anni in Consiglio nazionale del quale è stata anche Presidente, e quattro anni agli Stati vissuti da protagonista, sarebbe più una sconfitta per il Canton Ticino che sua.
Una fuga in avanti in Consiglio di Stato sminuirebbe la sua carriera politica e le toglierebbe quella dimensione che si è creata in tutti questi anni: Marina Carobbio Guscetti non ha quindi un reale interesse a defilarsi. E il PS non ne uscirebbe ingigantito. Il secondo motivo è più squisitamente partitico: molti, nel PS, auspicano un rimescolamento di carte, e soprattutto di nomi. Sono in molti a pensare che vi sono cognomi e “correnti” che oramai da troppo tempo si perpetuano e “frenano” la comparsa di figure nuove, che portino nuovo sangue ed idee nuove ad un socialismo che è sempre più in difficoltà di fronte ad una società (leggasi anche “elettori”) sempre più “tollerante” nei confronti dei populismi, delle prevaricazioni, delle ingiustizie. Non vi è, oggettivamente, nessuna necessità, per il PS, di quella candidatura, anche se la Direzione del partito sembra disegnata apposta per portarla avanti.
Ne sentiremo e ne vedremo delle belle, ben al di là della mozione.
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