Cop28 – La strana alleanza
Alla conferenza di Dubai accordo sull'allontanamento dalle fonti fossili ma solo entro il 2050
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Alla conferenza di Dubai accordo sull'allontanamento dalle fonti fossili ma solo entro il 2050
• – Redazione
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• – Rocco Bianchi
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• – Franco Cavani
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• – Redazione
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• – Rocco Bianchi
Imperversano in Italia le polemiche intorno a presunti tweet volgari postati una decina d’anni fa da Gino Cecchettin, ospite domenica sera a “Chetempochefa”
• – Enrico Lombardi
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• – Redazione
Nuovo attacco allo stato sociale. Le rendite vedovili saranno abolite, e per adeguare il diritto si sacrificano le donne
• – Fabio Dozio
La spaccatura al congresso americano sugli aiuti all’Ucraina mettono ancor più in posizione di vantaggio Mosca dopo la fallita controffensiva militare dell’esercito di Zelensky
• – Yurii Colombo
Alla conferenza di Dubai accordo sull'allontanamento dalle fonti fossili ma solo entro il 2050
Meglio delle aspettative, peggio delle speranza. C’è voluta una nuova forma linguistica per chiudere i negoziati di Cop28 a Dubai. “Transitioning away from fossil fuels”: che possiamo tradurre come una transizione ad allontanarsi dalle fonti fossili o più semplicemente “allontanarsi”. E’ più debole del tanto discusso “phase out” (eliminazione graduale), spinto dai Paesi più attenti alla questione climatica, ma anche più coraggioso della bozza diluita e debole presentata lunedì pomeriggio dopo le pressioni dei Paesi esportatori di petrolio, che volevano far saltare qualsiasi intesa troppo stringente. L’opposizione dei Paesi ricchi di idrocarburi aveva generato una dura serie di proteste da parte dei Paesi più attenti alle questioni climatiche, ma aveva trovato un’insolita e sotteranea alleanza in alcuni gruppi di Paesi in via di sviluppo, che non vogliono rinunciare proprio ora alle fonti fossili, motore della loro crescita.
Il testo finale del Global Stocktake (21 pagine, qui completo) è stato presentato stamattina alle 6.30 ora italiana (9.30 a Dubai) e approvato dall’assemblea alle 8.30 (11.30). Un’approvazione unanime e festeggiata da alcune delegazioni con tanto di applausi: i funzionari erano stremati dopo giorni di negoziati senza sosta, prolungati di un giorno rispetto alla data di chiusura ufficiale, prevista per martedì mattina. Al Jaber, il presidente della Co28 di Dubai e ministro dell’innovazione emiratino, ha definito “storico” l’accordo trovato. «È un piano guidato dalla scienza» ha detto durante l’ultima plenaria. «È un pacchetto migliorato, equilibrato ma, non fraintendetemi, storico, per accelerare l’azione sul clima». Ha poi aggiunto: «per la prima volta in assoluto abbiamo inserito le parole ‘combustibili fossili’ nel nostro accordo finale».
«Per la prima volta in 30 anni, potremmo avvicinarci all’inizio della fine dei combustibili fossili. Stiamo facendo un passo molto, molto significativo per limitare il riscaldamento a +1,5°C», ha affermato il commissario europeo per l’Azione climatica Wopke Hoekstra. Nel testo si afferma che la comunità internazionale “riconosce la necessità di riduzioni profonde, rapide e durature dei gas serra” e a tal fine “chiede alle parti di contribuire” con un elenco di azioni per il clima, “secondo le rispettive circostanze nazionali”.
La prima azione è quella di “triplicare la capacità di energia rinnovabile” e “raddoppiare l’efficienza energetica media” da qui al 2030. Poi “accelerare gli sforzi per eliminare gradualmente il carbone senza misure di riduzione”, accelerare l’uso di “carburanti a zero o basse emissioni” e “la transizione dai combustibili fossili in modo giusto, ordinato ed equo”.
Il termine inglese “transition away” è ambiguo e soggetto a interpretazione, riconoscono gli esperti. L’obiettivo è il 2050, ma non e’ chiaro se entro quella data, fondamentale nel calendario della battaglia sul clima, i Paesi dovranno aver abbandonato completamente la loro dipendenza dall’energia fossile. Ciò che la comunità internazionale ribadisce è che entro la metà del secolo dovrà bilanciare i gas che emette nell’atmosfera con quelli che trattiene (“net zero”, o “carbon neutrality”). Il testo rappresenta un “passo avanti” ma «non fornisce l’equilibrio necessario per rafforzare l’azione globale», ha reagito in un comunicato l’Alleanza dei piccoli Stati insulari (Aosis), che negli scorsi giorni si erano fortemente opposti alle bozze che non prevedevano il “phase out” dei fossili.
Oltre alla mitigazione del cambiamento climatico, quindi la riduzione delle emissioni, il testo accenna anche alla finanza climatica, seppure in maniera debole e poco precisa; e all’adattamento, ovvero alla messa in sicurezza di città e infrastrutture per far fronte all’emergenza climatica già in atto. Anche su questo punto il documento è stato giudicato piuttosto debole.
Il 2023 sarà l’anno più caldo mai registrato. E il 2024, con il ruolo moltiplicatore del cambiamento climatico e le oscillazioni provocate da El Niño, sarà probabilmente anche peggiore. L’accordo di Dubai getta le basi anche alla prossime Cop, in particolare alla Cop30 che verrà ospitata in Brasile nel 2025. Il documento introduce la “Road map to mission 1,5C”, per trovare strumenti per contenere il surriscaldamento entro il +1,5°C (oggi già a +1,3°C) rispetto l’era pre-industriale.
È forse lui il successore al ruolo di boss dei boss di Cosa Nostra, e la sua storia è, una volta di più, raccappricciante
Lo tengono in vita, alimentando la disinformazione, gruppi d’interesse che si avvalgono di pseudoesperti