A chi toccherà il 13 domani?
Considerazioni e ipotesi in vista della seduta delle Camere, che eleggeranno i Consiglieri federali – Occhi puntati sulla successione di Alain Berset
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Considerazioni e ipotesi in vista della seduta delle Camere, che eleggeranno i Consiglieri federali – Occhi puntati sulla successione di Alain Berset
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Considerazioni e ipotesi in vista della seduta delle Camere, che eleggeranno i Consiglieri federali – Occhi puntati sulla successione di Alain Berset
Fa eccezione la smorfia napoletana, per la quale il 13 è associato a Sant’Antonio, santo taumaturgico quasi per antonomasia. Dato però che nessuno dei pretendenti a un posto in Consiglio federale ci risulta possa vantare origini partenopee, possiamo considerarla tale e dedurre che domani, certamente, a qualcuno il 13 risulterà indigesto. Resta solo da vedere a chi.
Come ha dichiarato tempo fa un parlamentare, forse l’elezione di domani risulterà essere una delle più noiose degli ultimi decenni, ma di sicuro non lo sono state le settimane che l’hanno preceduta. Il sasso nelle acque della normalmente stagnante politica federale lo ha lanciato tanto per cambiare il Christoph nazionale, che sul suo canale televisivo privato ha definito “una provocazione” il ticket proposto dal PS per succedere ad Alain Berset, ossia Beat Jans e Jon Pult. Certo, Blocher non è più un consigliere nazionale, dunque non solo non voterà ma non sarà neppure presente nell’emiciclo a dirigere il voto dei suoi camerati di partito e degli alleati, ma la sua voce è comunque sempre influente (eufemismo maximo), tant’è che nessuno dei pochissimi UDC che avrebbero potuto se non contraddire le sue parole per lo meno attenuarle ha osato manifestarsi.
Côté democentrista quindi, al netto dei risultati delle audizioni: tutto è possibile. E poco importa far notare la contraddizione di propugnare un candidato alternativo ai candidati ufficiali del PS (Daniel Jositch in pole position, ma anche Roger Nordmann ed Evi Allemann potrebbero avere le loro chance) dopo aver imposto anni fa l’introduzione negli statuti del proprio partito la norma di lesa maestà, ossia l’espulsione automatica ed immediata di chiunque accettasse un’elezione “selvaggia”: a lui queste quisquilie importano poco, e le pinzillacchere non sa neppure cosa siano.
Dopodiché è stato tutto un susseguirsi di illazioni e smentite. Non tanto sul secondo seggio socialista in Governo, che nessuno comunque mette in dubbio, né sul nome favorito, ma su quello del secondo seggio PLR. Perché se il primo partito svizzero osa dichiarare con voce autorevole di voler tramare contro gli odiati avversari e in tal modo vendicarsi per l’affronto subito giusto vent’anni fa, è tutto il gioco di delicati equilibri istituzional-partitici del Consiglio federale che viene toccato. E la formula magica rivista e corretta nel 2003 dice che il primo partito della Confederazione spettano due seggi, al secondo due, al terzo due e al quarto uno. Piccolo particolare, dal 22 ottobre per numero di deputati all’Assemblea federale il terzo partito non è più il PLR ma il Centro (e anche sulle percentuali di voto nazionali si potrebbe discutere).
Altro giro di smentite, anche da parte dei candidati più gettonati (il che significa, per chi ha frequentato i corridoi di palazzo, che qualcuno un pensierino l’ha fatto e qualcun altro ne ha fatto subito uscire il nome per bruciarlo), per dire che mai e poi mai verrà attaccato un Consigliere federale in carica. Ufficialmente ovviamente, che come ben si sa le congiure per riuscire hanno bisogno, oltre che dei numeri (e quelli teoricamente ci sono), soprattutto di ombre e silenzio.
Piccolo problema, l’ordine di entrata dei consiglieri federali per l’elezione. Il protocollo prevede infatti che i membri uscenti verranno votati secondo l’ordine di anzianità – Guy Parmelin (UDC), Ignazio Cassis (PLR), Viola Amherd (Centro), Karin Keller Sutter (PLR), Albert Rösti (UDC), Elisabeth Baume-Schneider (PS). Seguirà quindi l’elezione del successore di Alain Berset e quella del cancelliere della Confederazione.
Il primo banco di prova della giornata, dando per scontata la rielezione di Parmelin già al primo turno, sarà dunque l’elezione di Cassis: dovesse andare come una lettera alla posta d’antan, significherà che molto probabilmente i patti verranno rispettati, per cui anche la lotta in casa PS sarà circoscritta ai due candidati ufficiali (il che non significa che al primo e al secondo turno Jositch o chi per lui non riceverà voti, magari anche parecchi, ma dovrebbe essere solo espressione del mal di pancia serpeggiante nel centrodestra, magari un utile stratagemma per eliminare in corsa il candidato meno gradito tra Jans e Pult, ma nulla più); dovesse per contro essere più difficoltosa, molto probabilmente ci saranno difficoltà anche in seguito; dovesse per assurdo saltare il seggio PLR può invece a questo punto succedere di tutto, a cominciare, dopo una più che probabile sospensione della seduta, dalla già mormorata ripresentazione dello stesso Cassis o di un altro candidato PLR all’elezione successiva, quella che dovrebbe riconfermare Viola Amherd (e poi chi lo sa). Una situazione, a memoria nostra, mai vista. E che probabilmente mai succederà, poiché nessuno ha interesse affinché accada.
In proposito sullo sfondo vi è l’elezione del cancelliere della Confederazione, che potrebbe fungere da elemento calmieratore: non rivendicata da nessuno dei tre partiti che finora si sono spartiti tale carica (PLR, Centro e PS), potrebbe essere questa volta data all’UDC, che ha dimostrato tutto il suo interesse presentando ben due candidati, un uomo (Gabriel Lüchinger) e una donna (Nathalie Goumaz). La sorpresa qui sarebbe l’elezione di Viktor Rossi, attuale vicecancelliere sì ma proposto dai Verdi Liberali, uno dei partiti usciti sconfitti lo scorso ottobre, o addirittura dell’indipendente senza partito Lukas Gresch-Brunner, attualmente segretario generale del Dipartimento federale dell’Interno, già collaboratore degli ex consiglieri federali PPD Joseph Deiss e Doris Leuthard, ma soprattutto segretario del Nuovo movimento europeo svizzero dal 1997 al 2000 – e volete che l’UDC e i sovranisti nostrani lo votino?
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