La guerra è un gran business
La guerra è stata – e con ogni probabilità continuerà a essere – una gallina dalle uova d’oro. Un vero e proprio traino per il prodotto interno lordo di alcuni Paesi. Italia compresa. Il bilancio del ministero della Difesa ha sfiorato i 26 miliardi di euro nel 2022. Un incremento di 1,35 miliardi rispetto all’anno precedente, nonché record per la spesa militare italiana.
Ma a un importante impegno produttivo per commesse governative ne corrisponde sempre uno altrettanto elevato degli attori finanziari privati. Intesa Sanpaolo è in primo piano. Negli ultimi sette anni, la principale banca italiana ha destinato al settore degli armamenti 2,135 miliardi di dollari.
È ciò che emerge dal briefing dell’associazione ReCommon “Soldi a Grappolo”, lanciato in occasione dell’appuntamento dell’industria aerospaziale e della difesa, terminato giovedì 30 novembre, non a caso a Torino, città in cui Intesa Sanpaolo ha la sede centrale.
Un business in crescita, tanto che nel 2022, l’istituto torinese ha registrato un incremento del 52% negli investimenti rispetto all’anno precedente. Parliamo dell’anno in cui il conflitto in Ucraina ha aperto nuove opportunità, tanto nel settore militare quanto in quello dei combustibili fossili, in modo particolare del gas naturale liquefatto.
Legami speciali tra “vincenti”
Tra i beneficiari degli investimenti di Intesa Sanpaolo ci sono i big dell’industria bellica a livello mondiale, come la francese Thales, la statunitense Raytheon e la tedesca Rheinmetall. Non manca nemmeno l’italiana Leonardo, società leader del settore militare e dell’aerospazio, controllata dal ministero dell’Economia e delle Finanze: dal 2016 ad oggi ha beneficiato di circa il 63% dei finanziamenti totali di Intesa Sanpaolo al settore aerospazio e difesa. Un interlocutore privilegiato per la prima banca italiana che, nel solo 2022, vi ha investito 30 milioni di dollari. Investimento dal rendimento certo. La Leonardo – primo cliente di Banca Intesa, guidata dall’ex-ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani – ha chiuso il bilancio del 2022 con un utile netto di 932 milioni di euro. Un aumento del 58,5% rispetto all’anno precedente, il che sottolinea nuovamente l’impatto significativo avuto dalla domanda derivante dal conflitto in Ucraina.
Leonardo ha un ruolo di primo piano anche al di fuori dei confini nazionali. È la prima società per ricavi derivanti dalla vendita di armi in Europa e la dodicesima a livello mondiale. Un primato garantito anche dal supporto delle istituzioni europee. Secondo ENAAT (Rete europea contro il commercio di armi), Leonardo è la prima beneficiaria dei fondi di ricerca e di sviluppo militare messi a disposizione dall’Unione europea. Emblematico il nuovo progetto di punta della società guidata da Cingolani: la Città dell’Aerospazio a Torino. Un grande piano volto ad ampliare gli spazi già esistenti e a prevenderne di nuovi per impresa, ricerca e formazione, finanziato per quasi il cinquanta per cento con il PNRR, il piano di rilancio economico varato da Bruxelles con un debito condiviso dai 27 membri UE, e di cui l’Italia è il principale beneficiario di prestiti in gran parte a titolo gratuito.
Cruciali sono dunque i soldi, ma anche l’incredibile capacità di rimanere in sostanza indifferenti di fronte al fatto che le stragi di vittime innocenti, tra cui migliaia di bambini, sono causate dai propri prodotti.
Leonardo continua inoltre a tessere accordi con le società dell’industria bellica israeliana. Nel giugno dello scorso anno, Leonardo ha firmato un accordo di fusione con Rada Electronic Industries, azienda israeliana leader nello sviluppo di Iron Dome, lo scudo antimissilistico di Israele. Accordo giunto, tra l’altro, pochi mesi dopo la sigla di un contratto per la vendita di elicotteri da parte di Leonardo a Tsahal, le forze armate israeliane. Ancor più recentemente, una nuova collaborazione. Il 30 ottobre scorso l’esercito degli Stati Uniti ha infatti assegnato a Leonardo e a Elbit System, società israeliana del settore della difesa, lo sviluppo di un nuovo sistema laser che viene utilizzato sul campo di battaglia per esplorare le posizioni nemiche e coordinare gli attacchi.
In guerra c’è chi vince e c’è chi perde. Ma i vincitori non stanno mai dove si combatte. Sono i finanziatori, gli investitori, i fabbricanti. E sicuramente non saranno le iniziative e i progetti per il sociale che gli stessi enti portano avanti a cambiare le cose: in effetti, Intesa Sanpaolo e Leonardo detengono entrambe una fondazione con la quale presenziano gran parte delle attività economiche, sociali e culturali sul territorio.
Ma la domanda principale è un’altra: a cosa serve aiutare ad ammucchiare mattonelle se poi, non lontano dall’Italia, nell’Europa orientale e in Medio Oriente (e in tanti altri terreni di guerra), si abbatte l’intero muro?
Nell’immagine: schema del modernissimo Global Combat Air Programme della Leonardo