Danza a due per il futuro del Sudafrica
Il secondo schieramento politico del paese propone una coalizione di governo all’ANC, ma con una serie di condizioni che nel partito che fu di Mandela apre un serrato dibattito interno
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Il secondo schieramento politico del paese propone una coalizione di governo all’ANC, ma con una serie di condizioni che nel partito che fu di Mandela apre un serrato dibattito interno
• – Carla Ferrari
Lo scrittore spagnolo: «Le nuove destre sono minacciose, ma le forze europeiste reggono. Il loro errore è non smontare la retorica nazionalista, il progetto dell’Ue va condiviso»
• – Redazione
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• – Franco Cavani
In una campagna elettorale giocata molto, e spesso anche in modo scomposto, in chiave interna più che europea, Schlein ha avuto il merito di puntare sui temi delle disuguaglianze, della giustizia sociale, dei diritti, dal salario alla sanità all’immigrazione
• – Redazione
All’europarlamento vi sono ancora i numeri favorevoli all’integrazione nell’UE, ma c’è da sperare che venga colta la lezione dopo l’allarmante avanzata dei sovranisti; grandi sconfitti Macron-Scholz; il presidente francese scioglie l’Assemblea dopo il trionfo della le Pen, subito elezioni anticipate
• – Aldo Sofia
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• – Aldo Sofia
C’è da sperare che i cittadini, dopo il segnale d’allarme, riprendano in mano la loro storia
• – Redazione
L’iniziativa per premi meno onerosi, lanciata dal Partito socialista, è stata bocciata dal 56% dei votanti svizzeri. In Ticino ha avuto successo, approvata dal 57,5% dei cittadini. Per un freno ai costi è stata respinta dal 68,8 % dei votanti.
• – Fabio Dozio
Considerazioni sulle tre votazioni a livello cantonale: sulla riforma tributaria approvata, l’UDC parte subito all’attacco; e il centro-sinistra deve riflettere su come trovare alleanze in Gran Consiglio
• – Rocco Bianchi
Gli studi interrotti, l’ingresso nel partito, il fidanzamento con la nipote di Le Pen e la carriera velocissima
• – Redazione
Il secondo schieramento politico del paese propone una coalizione di governo all’ANC, ma con una serie di condizioni che nel partito che fu di Mandela apre un serrato dibattito interno
Con il 22% dei voti ottenuti durante le ultime elezioni, la DA (Democratic Alliance), principale partito di opposizione, ha messo le carte in tavola con l’ANC (African National Congress). Ora i negoziati si svolgono affrontando concretamente le possibilità di una coalizione allo scopo di formare un governo di unità nazionale.
Come sappiamo, il tempo stringe. Secondo la legge costituzionale il nuovo governo deve essere pronto entro i prossimi 9 giorni. Quali sono le possibilità di concludere un accordo credibile, in grado di garantire una gestione costruttiva fra questi due partiti? Per la Democratic Alliance è essenziale e di irrinunciabile importanza in primis la salvaguardia della costituzione. Secondo punto, la lotta alla corruzione e alle interferenze partitiche nel servizio pubblico, il ritorno alla disciplina budgetaria con un deficit annuale massimo del 3,5%, un controllo severo a livello regionale della polizia e dei trasporti pubblici, l’implementazione di riforme strutturali e privatizzazioni già avviate. E terzo, per finire, i meccanismi di collaborazione e regolamento dei contenziosi tra il Parlamento e il Governo.
Non si conosce ancora la reazione dell’ANC a questo catalogo di condizioni del DA. L’ostacolo maggiore è dato dall’ala dura e ideologica dell’ANC. È lecito ricordare che l’ANC già dalla sua formazione era, e per molti rimane, un movimento di liberazione dagli abusi dell’aparteid e contro la dominanza economica dei bianchi sudafricani. Ora, battersi per ideali leciti e dovuti è un conto, sapere governare richiede ben altre capacità. Intanto, mentre tutti gli sforzi sono concentrati su problemi interni, inaspettatamente è sorta, in tutta la sua gravità, una divergenza apparentemente profonda e insanabile, le posizioni di politica estera del Sudafrica: Gaza, Ucraina, Russia, Cina. Per quanto riguarda Gaza, il Sudafrica ha assunto posizioni molto chiare come la denuncia contro Israele alla Corte Penale Internazionale dell’Aia ben dimostra.
Per quanto riguarda l’economia, poi, vi è la questione dell’indipendenza della Banca Centrale (Reserve Bank), che l’ala radicale dell’ANC vorrebbe nazionalizzare, cosa alla quale la DA è fortemente contraria. Questi i punti principali sul tappeto, ma la lista è lunga e richiede molta flessibilità e volontà di risolvere il vuoto creatosi in anni di malgestione e di incompetenza.
Abbiamo chiesto a una figura importante del panorama politico sudafricano come valuta le possibilità di un accordo DA – ANC. Per ragioni personali dovute alla sua posizione di rilievo, ha chiesto di rimanere anonima. Si tratta di una persona con grande esperienza nel mondo della politica e dell’educazione, e riveste attualmente un incarico di rilievo. L’informatrice non esclude nulla, ma non nasconde le sue preoccupazioni. Lo status quo sarebbe veleno per il paese, ma da sudafricana DOC si dice ottimista.
È incoraggiante comunque vedere come i due partiti più intransigenti, l’MK di Jakob Zuma, che vorrebbe abrogare la costituzione, e l’EFF di Julius Malema, che caldeggia l’abolizione della proprietà privata, sono stati praticamente emarginati e non trovano finora i consensi necessari per renderli dei partner accettabili.
La grande incognita però rimane il rischio, da parte di questi due partiti, di fomentare disordini che in Sudafrica, come già accadde nel 2021, sono notoriamente cruenti. In particolare nel Kwazulu Natal, la seconda regione più popolosa del paese, dove l’ex presidente Jakob Zuma ha ancora un vasta schiera di sostenitori, facendo leva sui valori del tribalismo e della fiducia da accordare al chief (il capo tribù), che notoriamente si comporta come un re senza corona.
La posta in gioco è alta. La coalizione fra i due partiti più grandi del paese sembra essere ancora la soluzione più rappresentativa e credibile per affrontare le grandi sfide con le quali il Sudafrica è confrontato.
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