Diciamolo subito: io per principio sto con le vittime, che nel “caso non caso Gobbi” al momento mi sembra sia una sola. Non certo il consigliere di Stato direttore del Dipartimento delle Istituzioni e “capo politico” della polizia (oltre che coordinatore delle Lega e iscritto all’UDC, partito per il quale è stato anche in corsa per il Consiglio federale nel 2015), ma l’agente che da ieri è sotto inchiesta sia penale che amministrativa e che rischia la carriera, dunque in senso lato la vita.
Non perché lo ritengo innocente dalle accuse al momento solo ipotizzate ma che con alta probabilità verranno promosse, ché per piaggeria, pusillanimità, codardia o mera cieca obbedienza sicuramente qualcosa di poco chiaro e conforme ai regolamenti ha fatto, ma perché davvero rischia di pagare solo lui, se mai pagherà, per colpe che tutto sommato non sono sue, o se lo sono, lo sono solo in parte.
Se pagherà, e pagherà solo lui, significherà comunque che abbiamo avuto per anni nelle fila delle nostre forze dell’ordine un vero e proprio genio del malaffare, perché solo una persona con un Qi e un carisma straordinario poteva riuscire a (nell’ordine): tenere per due ore fermo un Consigliere di Stato sulla scena di un banale incidente in autostrada al freddo e al gelo senza farlo neppure bere; riuscire a modificare la prassi dell’accertamento del tasso di alcolemia al volante senza che nessuno se ne accorgesse, consigliere di Stato in primis, il quale, se non andiamo errati, un minimo di infarinatura di diritto ce l’ha e, osiamo sperare, in 13 anni di direzione del DI un minimo di familiarità con le procedure di polizia l’avrà pur acquisita; scrivere e/o modificare un rapporto come neppure il miglior scrittore di fantascienza avrebbe ideato (se mai venisse licenziato ha una luminosa carriera davanti a sé). Difficile convincerci, e convincere la popolazione ticinese tutta, che sia possibile.
Ma se pagherà, e pagherà solo lui, significherà anche che per anni abbiamo ai vertici delle nostre forze dell’ordine non dei geni ma, dizionario dei sinonimi e dei contrari alla mano, degli “stupidi, stolti, ottusi, sciocchi, insipienti, mediocri, nullità ecc.”, perché solo funzionari di tal fatta possono non controllare cosa sia successo e cosa i loro sottoposti abbiano fatto in un caso che vede coinvolto il direttore del loro dipartimento (e pure lo stesso capo del DI non ci fa una bella figura). Funzionari loro sì da allontanare seduta stante, per manifesta, conclamata incapacità.
Siamo insomma tornati al “sillogismo Norman Gobbi” di cui abbiamo scritto ieri e che, almeno fino a quando l’ignoto che al momento è sul registro degli indagati non assumerà un nome e un cognome diversi da quello del nostro agente, relegano in secondo piano tutta la questione amministrativa e penale per portarla in quello che in una società è uno degli alvei di livello più elevato, quello della politica. Di conseguenza, stando così le cose, una sospensione dell’on. Gobbi dalla conduzione della polizia sarebbe il minimo, se non per opportunità politica per un evidente conflitto di interessi e una possibile collusione con le inchieste amministrative e penali in corso.
Siamo dunque spiacenti per l’avvocato Galfetti, ma di panna, e tanta, in questa storia ce n’era, e non la stanno montando i media con le loro rivelazioni ormai quasi quotidiane, visto che i media, in una democrazia, così facendo svolgono semplicemente il loro compito istituzionale (nel caso non se lo ricordasse, si chiama separazione dei poteri; la stampa è il quarto); no, il “caso” è montato e scoppiato perché i fatti accaduti portano alla necessità che ora deve occuparsene il procuratore generale Andrea Pagani (il terzo potere).
Mentre la sinistra (PS e Mps) chiede esplicitamente che Gobbi faccia un passo indietro, mentre il Consiglio di Stato tentenna con un comunicato asettico, la Lega, strilla invocando la “montatura politico-mediatica”, ma farebbe bene piuttosto a porsi una domanda politica seria: come mai tra tutte le prese di posizione giunte ieri nelle redazioni l’unica che manca è quella dell’UDC, partito di cui, lo ricordiamo ancora, Norman Gobbi ha la tessera e per il quale è stato candidato per il Consiglio federale nove anni orsono? Come mai non difendono un loro membro e un Consigliere di Stato eletto sulla loro lista e grazie anche ai loro voti? Vuoi vedere che….
Meditate, leghisti, meditate.
Nell’immagine: un fotogramma da “La battaglia del secolo”, con Stan Laurel e Oliver Hardy (1927)