“Grazie all’intelligenza artificiale vivremo fino a 150 anni”
Le previsioni - fin troppo ottimistiche - di Dario Amodei, una delle “100 persone più influenti del mondo nell’IA” secondo la rivista Time
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Le previsioni - fin troppo ottimistiche - di Dario Amodei, una delle “100 persone più influenti del mondo nell’IA” secondo la rivista Time
Amodei è a capo di Anthropic, azienda che sviluppa alcuni tra i migliori modelli di intelligenza artificiale del pianeta. Il ricercatore e imprenditore ha illustrato in un lungo saggio gli impatti positivi che l’IA avrà sulla società e in particolare sul benessere fisico degli esseri umani. Ma i rischi legati a questa tecnologia non vanno per questo messi da parte
Dario Amodei, ricercatore e imprenditore di spicco nel campo dell’intelligenza artificiale, si è iscritto a Twitter a giugno del 2017. Negli ultimi sette anni non ha mai scritto nulla. Ma con un tweet Amodei ha recuperato, in un solo colpo, tutto il tempo perso.
Sono oltre un milione, infatti, le visualizzazioni del post con cui Amodei ha condiviso un lungo saggio sull’impatto (positivo) che l’intelligenza artificiale avrà sul futuro dell’umanità.
Il documento, dal titolo Machines of Loving Grace, si apre con un’affermazione: “Non sono un doomer”, scrive Amodei, prendendo subito le distanze da coloro che ritengono l’IA cattiva o pericolosa. “Non lo penso affatto – ribadisce – anzi penso che molte persone stiano sottovalutando quanto possono essere radicali i vantaggi legati a questa tecnologia”.
Dario Amodei è il co-fondatore e l’attuale amministratore delegato di Anthropic, una delle aziende più importanti e influenti tra quelle che sviluppano modelli di intelligenza artificiale.
Il prodotto più noto di Anthropic è Claude, un chatbot simile a ChatGpt di OpenAI, che comprende il linguaggio naturale e imita la creatività umana.
Prima di fondare Anthropic con sua sorella, Daniela Amodei, Dario ha lavorato diverso tempo in OpenAI, occupandosi come ricercatore della sicurezza e dell’allineamento dell’IA ai valori umani. Dario e Daniela Amodei hanno lasciato OpenAI nel 2020, quando è diventata chiara l’ambizione commerciale del nuovo amministratore delegato Sam Altman.
In Anthropic, azienda che vale attualmente 40 miliardi di dollari, i fratelli Amodei continuano a fare ricerca sull’IA concentrandosi sull’etica e la sicurezza di questa tecnologia rivoluzionaria. “Per questo motivo in molti credono che io sia pessimista, ma è una conclusione sbagliata” scrive Amodei.
Nel suo saggio, il cui titolo si ispira a una poesia di Richard Brautigan, scrittore e poeta americano simbolo della controcultura americana degli anni 60 e 70, Amodei si sbilancia per la prima volta su come “l’IA può rendere il mondo migliore”.
Amodei prova illustrare “come potrebbe apparire un mondo con un’IA potente se tutto andasse per il verso giusto”.
“Naturalmente nessuno può conoscere il futuro con certezza o precisione, e gli effetti di un’IA potente saranno probabilmente ancora più imprevedibili dei cambiamenti tecnologici del passato – aggiunge il Ceo di Anthropic – quindi tutto ciò inevitabilmente si limita a delle congetture”.
Per il leader di Anthropic assisteremo a un rapido avanzamento di cinque settori – biologia e salute fisica; neuroscienze e salute mentale; sviluppo economico e povertà; pace e governi; lavoro e conoscenza – grazie a un’intelligenza artificiale “potente” che vedrà la luce già nel 2026.
Amodei la definisce appunto “powerful AI”: sarà “simile agli attuali LLM nella forma, sebbene potrebbe essere basato su un’architettura diversa, potrebbe coinvolgere diversi modelli interagenti e potrebbe essere addestrato in modo differente”.
Questa IA potente, secondo Amodei, “in termini di pura intelligenza sarà più intelligente di un premio Nobel nella maggior parte dei campi rilevanti: biologia, programmazione, matematica, ingegneria, scrittura, ecc. Ciò significa che può dimostrare teoremi matematici irrisolti, scrivere romanzi estremamente validi, scrivere basi di codice complesse da zero, ecc”.
La predizione di Amodei non si discosta poi così tanto da quella di Sam Altman, il suo vecchio “capo”, che recentemente ha promesso l’avvento dell’AGI – l’intelligenza artificiale generaleche secondo alcuni eguaglierà e supererà le capacità cognitive degli esseri umani – “in qualche migliaio di giorni”.
Sebbene Amodei sembra riferirsi nel suo saggio proprio ad Altman, quando critica le big tech che sviluppano AI e poi sottolineano in modo troppo entusiasta i suoi vantaggi con l’intento di distrarre la società dai potenziali rischi, anche il documento dell’amministratore delegato di Anthropic dipinge un futuro utopistico che non si basa su fondamenta certe.
“Ovviamente, molte persone sono scettiche sul fatto che un’IA potente verrà costruita presto e alcune sono scettiche sul fatto che verrà mai costruita. Penso che potrebbe arrivare già nel 2026 – scrive appunto Amodei – anche se c’è l’eventualità che potrebbe richiedere molto più tempo. Ma ai fini di questo saggio, vorrei mettere da parte tali questioni, presumere che arriverà abbastanza presto e concentrarmi su cosa accadrà nei 5-10 anni successivi. Voglio anche fare ipotesi su come sarà un tale sistema, quali saranno le sue capacità e come interagirà, anche se qualcuno potrà essere in disaccordo”.
“Oltre a essere semplicemente una “cosa intelligente con cui parli” – scrive Amodei – questa IA potente avrà tutte le “interfacce” disponibili per un essere umano che lavora virtualmente, inclusi testo, audio, video, controllo di mouse e tastiera e accesso a Internet. Potrà svolgere qualsiasi azione, comunicazione o operazione remota abilitata da tale interfaccia, tra cui effettuare azioni su Internet, prendere o dare indicazioni agli esseri umani, ordinare materiali, dirigere esperimenti, guardare video, realizzare video e così via. Svolgerà tutti questi compiti, con un’abilità che supera quella degli esseri umani più capaci al mondo”.
E ancora secondo Amodei questa super IA “potrà svolgere compiti che solitamente richiedono ore”, in modo autonomo, e non avrà un involucro fisico, se non un display su cui si manifesterà, ma potrà “controllare oggetti, robot e anche strumenti di laboratorio”. Il modello su cui si baserà questa intelligenza artificiale “potente” assorbirà informazioni a una velocità superiore “fino a 100 volte superiore a quella di un essere umano”.
“Sarà come avere un intero paese di geni in un data center” sostiene Amodei, facendo riferimento agli stabilimenti che ospitano i supercomputer necessari alle complesse operazioni che richiede l’intelligenza artificiale, in particolare quella generativa.
Amodei dipinge un orizzonte temporale ambizioso.
Va ricordato, infatti, che attualmente le intelligenze artificiali più avanzate non sono capaci di ragionare veramente come farebbe una persona in carne e ossa.
Tali IA generano contenuti su base statistica senza comprenderne realmente il significato. E il fatto che tra soli due anni saranno in grado di superare l’essere umano è tutto da dimostrare.
Per alcuni esperti, infatti, in particolare per i neuroscienziati, non si arriverà probabilmente mai all’AGI semplicemente perché non conosciamo fino in fondo il funzionamento del cervello umano. Figuriamoci, quindi, se i suoi meccanismi più complessi possono essere replicati da una macchina.
Ma Amodei è comunque ottimista, e ritiene che nei prossimi 7-12 anni, l’IA potrebbe aiutare a trattare quasi tutte le malattie infettive, eliminare la maggior parte dei tumori, curare i disturbi genetici e fermare l’Alzheimer nelle prime fasi.
Nei prossimi 5-10 anni, inoltre, Amodei ritiene che condizioni come PTSD, depressione, schizo
“La mia previsione di base è che la biologia e la medicina abilitate dall’IA ci consentiranno di comprimere i progressi che i biologi umani avrebbero realizzato nei prossimi 50-100 anni in 5-10 anni – scrive Amodei -. Dopo lo sviluppo di una potente IA, faremo in pochi anni tutti i progressi in biologia e medicina che avremmo fatto nell’intero 21esimo secolo”.
Per effetto di questi rapidi progressi, Amodei sostiene che l’aspettativa di vita raddoppierà rispetto a quella del 20esimo secolo e raggiungerà i 150 anni.
Una domanda ovvia a questo punto potrebbe essere: “Avranno tutti accesso a queste tecnologie?”.
Per Amodei “se l’IA aumenta ulteriormente la crescita economica e la qualità della vita nel mondo sviluppato, mentre fa poco per aiutare il mondo in via di sviluppo, dovremmo considerarlo un terribile fallimento morale e una macchia sulle vere vittorie umanitarie nel campo della medicina di cui ho parlato. Idealmente, una IA potente dovrebbe aiutare il mondo in via di sviluppo a raggiungere il mondo sviluppato, anche mentre rivoluziona quest’ultimo”.
Ma l’IA riuscirà veramente ad annullare il divario economico tra Paesi ricchi e poveri?
Ci sono diverse variabili da tenere in considerazione, sottolinea il Ceo di Anthropic, ma “uno scenario da sogno – forse un obiettivo a cui puntare – sarebbe una crescita annuale del PIL del 20% nel mondo in via di sviluppo, con il 10% proveniente da decisioni economiche abilitate dall’IA e la diffusione naturale di tecnologie accelerate dall’IA, tra cui ma non limitato a quelle sanitarie. Se raggiunto, ciò porterebbe l’Africa sub-sahariana al PIL pro capite attuale della Cina in 5-10 anni, mentre porterebbe gran parte del resto del mondo in via di sviluppo a livelli superiori all’attuale PIL degli Stati Uniti”.
Per Amodei l’intelligenza artificiale avrà un ruolo cruciale anche nel mitigare gli effetti della crisi climatica in corso.
“Il cambiamento climatico si farà sentire molto più fortemente nel mondo in via di sviluppo, ostacolandone lo sviluppo – scrive Amodei -. Possiamo aspettarci che l’IA porterà a miglioramenti nelle tecnologie che rallentano o prevengono il cambiamento climatico, dalla rimozione di carbonio atmosferico e dalle tecnologie di energia pulita alla carne coltivata in laboratorio che riduce la nostra dipendenza dall’agricoltura intensiva ad alto contenuto di carbonio”.
“Naturalmente – aggiunge Amodei – come discusso sopra, la tecnologia non è l’unica cosa che limita i progressi nel cambiamento climatico – come per tutte le altre questioni discusse in questo saggio, i fattori sociali umani sono importanti. Ma ci sono buone ragioni per pensare che la ricerca potenziata dall’IA ci darà i mezzi per rendere l’attenuazione del cambiamento climatico molto meno costosa e dirompente, rendendo molti dei rilievi irrilevanti e liberando i paesi in via di sviluppo per fare maggiori progressi economici”.
Ciò che Amodei non scrive è che nel breve periodo bisognerà risolvere il problema energetico causato dallo sviluppo crescente di intelligenza artificiale. Tutte le aziende che sviluppano i loro modelli, dalla più piccola alla più grande, consumano una quantità enorme di energia necessaria principalmente al raffreddamento dei supercomputer che effettuano operazioni ventiquattr’ore su ventiquattro all’interno dei data center.
Nell’immagine: Dario Amodei
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