Guerra di potere a Kiev: Zelensky-Zaluzhny, ora la rottura è totale
Dopo mesi di dissidio, il presidente silura il capo delle forze armate. Il Washington Post: “La rimozione è già stata comunicata agli alleati”
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Dopo mesi di dissidio, il presidente silura il capo delle forze armate. Il Washington Post: “La rimozione è già stata comunicata agli alleati”
• – Redazione
La storia tragicomica di un comunista svizzero nel nuovo libro di Marco Fantuzzi che completa il suo precedente “Diario d’aldilà” con il recentissimo “Diario d’aldiquà”. Due libri indissolubilmente legati alle esperienze del suo protagonista, al momento dei fatti giovane militante
• – Michele Ferrario
A pochi giorni dall’inizio del Festival di Sanremo, saga, sagra e specchio del costume italico degli ultimi settant’anni
• – Gianluca Verga
Le economie dell'Unione Europea imballate o in stagnazione; addirittura in leggera recessione la Germania. Cresce (con oltre il 2% del Pil) soltanto la Spagna del socialista Sanchez
• – Aldo Sofia
Nell’ambito della campagna in corso in vista della votazione del 3 marzo sulla 13ma dell’AVS, accanto al fronte della destra borghese, che vi si oppone, c’è anche un fronte socialista che la combatte per questioni di principio e di equità
• – Beat Allenbach
La banca privata Julius Baer ha concesso prestiti per oltre 600 milioni di franchi al Gruppo Signa dell'austriaco René Benko, che ha dichiarato fallimento lo scorso novembre. Ancora una volta una banca svizzera si trova fortemente messa in discussione
• – Redazione
Cio' che accade dal 7 ottobre sta costringendo la Casa Bianca a una profonda revisione della sua politica in Medio Oriente
• – Redazione
Una piccola minoranza sicura che "non si può rispondere con l'odio all'odio"
• – Redazione
I "gilets verts" si sono mobilitati in Francia: bersaglio l'Unione Europea, che agli agricoltori transalpini garantisce il 30% degli aiuti comunitari a 27 paesi
• – Aldo Sofia
I grandi scioperi che invadono le strade e l’incrinarsi di certi rapporti economici in politica estera sono sintomo che qualcosa, nella ben oliata macchina tedesca, si è inceppato
• – Redazione
Dopo mesi di dissidio, il presidente silura il capo delle forze armate. Il Washington Post: “La rimozione è già stata comunicata agli alleati”
Parole sante. Ma sono quelle non pronunciate a far traballare il tavolo. Non arriva il licenziamento ufficiale, ma neppure chiarezza su come e quando passerà ai fatti. E su cosa succederà dopo. Ancora ieri il cerchio magico di Zelensky alzava il fumo: «Non esiste alcun documento sulle dimissioni: finché non se ne sarà andato non cavalcate le onde, destabilizza notevolmente l’esercito», diceva Danilov.
Il rapporto tra il Presidente e il Generale è un matrimonio d’interesse finito da un pezzo; un amore mai nato intorno a una parabola comune: un presidente in crisi di popolarità, un generale di secondo piano solido ma defilato, resi famosi e amati dalla guerra. Due stelle nate insieme, ma già ad aprile 2022 erano scintille. I russi cacciati dai dintorni di Kiev, il generale apre un Fondo per l’esercito, Bankova teme «che Valery abbia preso la strada sbagliata» dell’ambizione politica. Zelensky smentisce i dissidi, ma i sondaggi dicono che il sostegno delle forze armate è più alto del suo: 98% contro 93%.
«La vittoria può avere un solo padre», dissero i suoi uomini a Rbc. Da allora, lo scontro non ha fatto che salire di intensità insieme alla popolarità del generale e al calo di quella di Zelensky. Decisioni autonome non autorizzate da Bankova, inevitabili conflitti nella spartizione dei compiti, che era premessa per andare d’accordo: al generale la guerra sul campo, al presidente la raccolta degli aiuti e l’esposizione mediatica. Nella resistenza all’Azovstal di Mariupol, nella difesa a oltranza di Bakhmut, il generale dovette obbedire agli ordini del presidente.
La situazione è precipitata col fallimento della controffensiva e l’ostinazione di Zelensky a promettere vittoria assoluta. Un sondaggio ufficioso che Repubblica ha consultato sancisce il sorpasso: Zaluzhny otterrebbe più voti. La guerra è in una fase in cui è più il rischio di perdere terreno che la speranza di conquistarne. Il presidente ha fatto votare una legge che gli impedisce di trattare col «criminale di guerra» Putin, e le promesse agli ucraini gli rendono impervia la strada negoziale verso cui premono gli alleati. Poi c’è il guaio della mobilitazione, necessaria quanto impopolare. Quando licenzierà Zaluznhy tutto questo minerà il suo futuro politico. Ma se fa un passo indietro perde comunque.
Ritardare la mossa all’infinito? Rischia una tempesta politica. Ma cosa succede se rimuove l’uomo più amato? Il morale dei soldati reggerà? E come reagiranno i colonnelli fedeli? «Non vedo un rischio golpe — dice il politologo Ruslan Bortnik — ma il conflitto continuerà a crescere. Useranno Zaluzhny come rompighiaccio per frantumare il potere dell’Ufficio presidenziale. Il potere di Zelensky è grande, ma è basato sulla maggioranza in Parlamento. Se non c’è più e si ricompatta su un altro…».
Nell’immagine: il presidente Volodymyr Zelensky con Valery Zaluzhny
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