Guerra e intelligenza artificiale
Gli israeliani ne hanno fatto largo uso nella strage di Gaza; una volta ci si difendeva con “ho obbedito ai superiori”, in futuro affermando “ho obbedito alla macchina”
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Gli israeliani ne hanno fatto largo uso nella strage di Gaza; una volta ci si difendeva con “ho obbedito ai superiori”, in futuro affermando “ho obbedito alla macchina”
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Gli israeliani ne hanno fatto largo uso nella strage di Gaza; una volta ci si difendeva con “ho obbedito ai superiori”, in futuro affermando “ho obbedito alla macchina”
Ghassan Abu Sitta è un chirurgo britannico-palestinese. Ha partecipato a missioni mediche in Palestina e poi nei teatri di guerra di Siria, Yemen, Iraq e Libano. È un medico umanista. In una intervista a il manifesto del 4 maggio ha detto: “Per i palestinesi, e in particolare per la generazione di mio padre, quella sopravvissuta alla Nakba (“la catastrofe” della guerra del 1948) l’educazione rappresenta la sola cosa che nessuno può portarti via. Quando la generazione di mio padre perse tutto, la rete sociale, le case, lo status sociale, e si ritrovò rifugiata in quella che era una vera e propria morte sociale, l’educazione è stata centrale, nessuno poteva prendersela. E per tutte le generazioni palestinesi successive l’educazione è stata la cosa su cui investire. È per questo, per assicurarsi che i palestinesi non abbiano il senso del futuro, che l’esercito israeliano ha distrutto tutte e 12 le università di Gaza e ha ucciso un centinaio tra professori e rettori”. In realtà scuole e università – e ospedali e moschee e chiese e prima di tutto i civili, soprattutto se bambini – sono i luoghi e coloro che la guerra dovrebbe risparmiare, sempre e comunque. E invece.
E invece questa guerra di Israele contro Gaza, o meglio contro i palestinesi – è vietato il termine genocidio? Allora chiamiamolo massacro, sterminio deliberato (con la complicità di americani ed europei corsi a vendere armi, come per l’Ucraina, facendo correre il conta-profitti delle imprese della morte anche per far crescere il Pil) di 35mila inermi, donne e bambini, la sostanza dell’orrore non cambia, speculare a quello di Hamas del 7 ottobre contro ebrei, ma moltiplicato per n volte –, questa guerra ha quindi come scopo non solo quello di sconfiggere militarmente il nemico, ma anche di distruggere e annichilire la cultura e la speranza di futuro dei palestinesi.
Obiettivo che si può ottenere appunto bombardando scuole e università. O attraverso l’imposizione del proprio modello pedagogico neoliberale o con l’integrazione crescente del complesso militare-industriale con l’università, la scienza essendosi venduta in realtà da tempo al capitale, all’industria e al potere politico – ed è una delle derive della scienza contro cui appunto combattono i giovani che occupano università e politecnici di mezzo mondo, cui il potere accademico-industrialista delle università-aziende e quello politico del complesso militare-industriale-universitario risponde chiamando la polizia e arrestando i giovani pacifisti, non chi produce la guerra per profitto. Importante è sempre cancellare/impedire il pensiero critico, la ragione umanistica, uniformare e omologare le differenze, facendo accettare l’uso capitalistico e industrialistico-militare della scienza – che se fosse invece vera scienza dovrebbe essere pura e non macchiata di sangue, di armi e di capitale.
Dopo questi ultimi mesi passati a lavorare come volontario negli ospedali di Gaza, Ghassan Abu Sitta da sabato 4 maggio è diventata una persona non grata in Europa, per il bando di un anno attivato dalla Germania per tutta l’area Schengen. Appunto e ancora: la critica, la discussione / riflessione aperta e non omologata vengono bandite anche dalla illuministica Europa, che si suicida intellettualmente contagiata / sussunta dalle / nelle paranoie maccartiste filo-israeliane dominanti – ed è tristissimo doverlo ammettere, ma America, Europa, Russia e Cina e India sono perfettamente omologate (in modi diversi, certo, e contro avversari diversi, certo – ma per una identica coazione a reprimere) contro intelligenza e pensiero critico (che poi sono la stessa cosa…).
Ma torniamo alla domanda iniziale e riprendiamo le notizie di alcuni giorni fa sull’uso dell’intelligenza artificiale da parte dell’esercito israeliano, attraverso il programma Lavender e di cui ha scritto l’inchiesta dei siti di informazione israeliani +972 e Local Call e da cui estraiamo alcune parti. “Formalmente, il sistema Lavender è progettato per individuare tutti i sospetti miliziani dei rami militari di Hamas e del Jihad Islami, inclusi quelli di basso rango, come potenziali obiettivi di bombardamento. […] durante le prime settimane della guerra, l’esercito ha quasi completamente fatto affidamento su Lavender, che ha contrassegnato come sospetti militanti fino a 37mila palestinesi – e le loro case – per possibili attacchi aerei. E l’esercito ha dato via libera agli ufficiali per adottare le liste di obiettivi da uccidere generate da Lavender, senza porre alcuna condizione di controllare accuratamente il motivo per cui la macchina aveva fatto quelle scelte, o di esaminare i dati di intelligence grezzi su cui si basavano.
Una fonte ha dichiarato che il personale umano spesso agiva solo come timbro di approvazione per le decisioni prese dalla macchina, aggiungendo che, personalmente, dedicava in media solo circa 20 secondi a ciascun obiettivo prima di autorizzare un bombardamento. E questo nonostante fosse consapevole che il sistema commette quelli che vengono considerati ‘errori’ in circa il 10 percento dei casi, ed è noto che occasionalmente vengano contrassegnati individui che hanno solo un vago legame con gruppi militanti, o perfino nessuno.
Inoltre, l’esercito israeliano ha sistematicamente attaccato i bersagli mentre si trovavano nelle loro case – di solito la notte, mentre erano presenti le loro intere famiglie – piuttosto che durante il corso delle attività militari. Secondo le fonti questo accadeva perché, da quella che consideravano una prospettiva di intelligence, individuare gli individui nelle loro case private era più semplice [che in termini aziendalistici potremmo tradurre con ‘efficientare’ , nda]. Il risultato, come testimoniano le fonti, è che migliaia di palestinesi – la maggior parte donne e bambini o persone non coinvolte nei combattimenti – sono stati spazzati via dai bombardamenti israeliani a causa delle decisioni dell’intelligenza artificiale”.
Nell’inchiesta c’è molto altro, ma già da questi elementi non si può che essere preoccupati, se non (come dovremmo essere) inorriditi. Cioè l’intelligenza artificiale aggiunge orrore alla guerra perché de-responsabilizza ancora di più l’uomo che decide (che in realtà non decide, esegue) sulla base della decisione di una macchina e di un algoritmo. E da qui una delle tante domande che sorgono: sarà mai possibile, un domani, istituire un nuovo Tribunale di Norimberga per i crimini commessi ieri da uomini (anche se trasformati in macchine obbedienti) e oggi da una macchina intelligente cui gli uomini obbediscono (come macchine)? Evidentemente no, ma questa irresponsabilità anche nel fare la guerra (ottenibile appunto affidandone lo svolgimento a macchine e all’intelligenza artificiale) è ciò a cui puntano i politici, i militari e il sistema militare industriale (e universitario, se collabora).
Se a quel tempo la giustificazione dei nazisti (come di tutti i militari) era: obbedivo agli ordini, oggi e domani la giustificazione sarà: obbedivo all’intelligenza artificiale. Massima de-responsabilizzazione, appunto. Eppure sembra questo il futuro che ci attende: la normalizzazione della guerra (e più è per frammenti, meno la vediamo nel suo insieme), la sua automatizzazione.
Ovvero, l’intelligenza artificiale uccide l’intelligenza umana non solo perché ci istupidisce per sua essenza e tendenza – pensando e scrivendo ad esempio al posto nostro, evitandoci la fatica di pensare – ma uccidendo l’intelligenza del sapere, dell’etica, della ricerca, delle università anche palestinesi, della scienza non finalizzata al capitale e all’industria.
L’utopia tecnologica diventa sempre più distopia e stupidità (lo è in realtà da un pezzo). Dovremmo maneggiare con cura l’uso delle macchine e degli algoritmi e dell’intelligenza artificiale. E invece… Qualcuno ricorda il maggiore Kong a cavalcioni della bomba atomica appena sganciata dall’aereo, nel film del 1964 di Stanley Kubrick Il dottor Stranamore – mentre cade sul bersaglio sovietico, urlando di gioia e agitando il suo cappello da cow-boy come se fosse a cavallo di uno stallone in un rodeo?
Nell’immagine: il maggiore Kong
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