Protagonista nell'elaborazione della Costituzione del 1848, il partito si è via via smarrito, rinunciando ad uno Stato forte e sensibile ai problemi dei meno abbienti: questo il risultato dell’ “inseguimento” dell’UDC
Siamo molto riconoscenti ai Liberali. Parecchi personaggi, persuasi che i cantoni sovrani con le loro monete e dogane non avevano un futuro, hanno creato nel 1848, e in soli 57 giorni, la Costituzione per lo stato federale. Dei politici lungimiranti, e con notevole slancio, riuscirono a convincere la maggioranza dei votanti maschi e dei Cantoni ad accettare un nuovo vestito politico per la Svizzera. Oltre alla Camera del popolo venne creata la Camera degli Stati, quest’ultima per facilitare l’adesione alla nuova Costituzione dei cantoni cattolici, perdenti della guerra del Sonderbund.
Nel corso degli anni la nostra è diventata “democrazia diretta” con l’introduzione del referendum e in seguito con l’iniziativa popolare, completando così la Costituzione. Solo nel 1891 è stato accettato, nel Consiglio federale, tutto liberale, il primo cattolico conservatore, e nel 1943, in piena guerra, il primo socialdemocratico. Già prima era stato introdotto il sistema proporzionale per l’elezione del Consiglio nazionale, dando più peso alla sinistra. La supremazia liberale veniva ridimensionata nel 1959, quando il governo ebbe due liberali, due democristiani, due socialdemocratici e un membro del partito che, oggi, si chiamo Udc.
I primi politici con una sensibilità per l’ambiente, negli anni 70, erano ancora dei liberali, oggi un fatto sorprendente. Più tardi, con lo slogan “Più libertà e responsabilità – meno stato” i liberali abbandonarono progressivamente la loro funzione di partito convinto sostenitore di uno Stato forte. L’economia si interessava dell’Europa, ma dalla votazione cruciale sullo Spazio Economico Europeo del 1992 uscivano perdenti il Consiglio federale e la maggioranza del parlamento; vincitore di misura fu Christoph Blocher, allora con l’aiuto dei verdi. In seguito l’ascesa del Udc avanzava a grandi passi. Blocher, un industriale ricco, sosteneva di castigare le élite (delle quali fa parte), il suo presidente di partito, Ueli Maurer, tacciava i liberali di “Weicheier” (pappamolle). Malgrado le molte umiliazioni da parte dell’Udc, i liberali continuavano a collaborare con questo partito che pretende una sovranità assoluta per la Svizzera, e vedeva l’Europa come la forza malefica, gli stranieri come intrusi, i richiedenti l’asilo come sfruttatori dello Sato sociale. La denigrazione e le offese a tutti coloro che la pensavano diversamente diventavano via via più rozze e volgari.
Purtroppo i liberali dimenticavano la loro tradizione, non combattevano fermamente, con altri partiti, le deviazioni dell’Udc e di tanti politici del partito di Blocher. Il PLR si adeguava pure ai divieti di pensare nel processo per trovare un’intesa sull’ accordo istituzionale con l’Unione Europea e per limitare i pericoli della crisi climatica. Liberali di vecchio stampo come Dick Marty venivano messi da parte, il partito scivola sempre più a destra, rimane indifferente al crescente fossato tra ricchi e poveri. Così i liberali hanno abbandonato la loro ambizione di migliorare la società svizzera.
Nell’immagine: il “padre” della Costituzione del 1848, il radicale bernese Ulrich Ochsenbein, in una seduta del Parlamento federale da lui presieduto
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