Il viaggio di Xi Jinping in Europa per rilanciare la sfida agli Usa
La prossima settimana il presidente cinese sarà nell’ordine a Parigi, Belgrado e Budapest. Un modo per dimostrarsi indispensabile e cercare di spezzare il legame transatlantico
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Sarà un caso. Su 365 giorni all’anno, anzi 366, il 2024 è bisestile, il Presidente cinese sarà a Belgrado il 7 maggio, anniversario delle munizioni guidate Usa che colpirono l’ambasciata cinese nel 1999 durante la campagna Nato per il Kosovo. Difficile che nel corso del soggiorno serbo non si manchi di ricordarlo, e non sarà un caso. Non si può essere seconda potenza mondiale (Cina) senza antagonismo nei confronti della prima (Stati Uniti). Non si può essere in competizione con l’America senza cercar di allentare, se non di spezzare, il legame transatlantico. Mosca ci ha provato per decenni. Ora tocca a Pechino. Xi Jinping viene in Europa la settimana prossima, toccherà nell’ordine Parigi, Belgrado e Budapest, ma cercherà di fare arrivare un messaggio di riavvicinamento a tutti gli europei. Riavvicinamento alla Cina significa prendere le distanze da Washington. Un tocco antiamericano non guasta.
L’itinerario del Presidente cinese è strategico. A Parigi incontra il leader europeo probabilmente più eccentrico rispetto agli Stati Uniti, ma anche più ostico nella controversia sulle esportazioni cinesi di veicoli elettrici. È la Francia più di tutti che spinge per dazi aggiuntivi all’attuale 10% in risposta alle sovvenzioni di Stato cinesi; l’indagine Ue è in corso, altre (pannelli solari, appalti pubblici su apparecchiature mediche) potrebbero andare in cantiere. Pechino ha minacciato ritorsioni commerciali che prenderebbero di mira soprattutto esportazioni francesi (cognac). I colloqui fra Emmanuel Macron e Xi Jinping, cui è invitata anche la Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, possono rallentare o accelerare il confronto economico Ue-Cina. Non è chiaro cosa possa offrire Macron sul versante politico. Non ripeterà le drastiche ingiunzioni americane a non sostenere l’industria della difesa russa. Sarà più diplomatico e geopolitico per convincere Xi a non essere troppo legato al carro di Putin in Ucraina, a usare la sua influenza per mettere fine alla guerra. Il presidente francese userà il tappeto rosso della visita di Stato per fare impressione, la scampagnata negli Alti Pirenei della sua infanzia per un dialogo informale. Convincere Xi che non molla niente sarà arduo.
La Francia è la tappa di spessore europeo. Serbia e Ungheria sono fortemente bilaterali. Aleksandr Vucic e Viktor Orbán sono due leader lontani dalle posizioni Ue sull’Ucraina e vicini alla Russia. Con loro Xi Jinping parla la stessa lingua politica. La Cina ha stretti rapporti economici con Belgrado, con forti investimenti minerari e industriali e interesse a fare della Serbia un anello di congiunzione fra il terminale del Pireo e l’Europa centrorientale per la penetrazione della Via della Seta. Vucic, stanco dell’eterno negoziato con Bruxelles – bloccato anche perché non vuole sciogliere il nodo kosovaro – guarda anche ad altri lidi e la Cina è un’alternativa logica.
Il viaggio si colloca in un’assertiva triangolazione diplomatica che Pechino ha intrapreso con Stati Uniti, Europa e Russia. La Cina vuole dimostrare di essere attore indispensabile a tutti gli altri. Mette sul piatto tenuta della globalizzazione di cui è pilastro, superiorità nelle tecnologie industriali “verdi” di cui c’è bisogno per la transizione energetica, neutralità politica sulla guerra in Ucraina, amicizia e sostegno alla Russia, fragile ma ripreso dialogo con Washington, simpatie di cui gode nel Sud Globale. Questo cocktail permette a Pechino di alternare distensione («siamo partner non rivali») e antagonismo con gli Usa, di ricevere Elon Musk con più calore – per interesse industriale – che non Anthony Blinken, di offrire – forse – ramoscelli d’olivo a Parigi facendo la corte ai leader rinnegati a Belgrado e Budapest, di portare il presidente in Europa a un mese di distanza dalle elezioni europee – nelle quali si teme possa intervenire con disinformazione e propaganda. È una politica estera fra equilibrio e acrobazia. E, dopo il viaggio europeo di Xi Jinping, di passare al prossimo atto: la visita di Vladimir Putin in Cina. Non c’è ancora data ma in maggio anche quella.
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