La lobby agricola nemica dei contadini
Il mondo agricolo svizzero è presente in parlamento con diversi rappresentanti dell’UDC e fautori di una politica liberista contraria agli stessi interessi del settore primario
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Il mondo agricolo svizzero è presente in parlamento con diversi rappresentanti dell’UDC e fautori di una politica liberista contraria agli stessi interessi del settore primario
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Il mondo agricolo svizzero è presente in parlamento con diversi rappresentanti dell’UDC e fautori di una politica liberista contraria agli stessi interessi del settore primario
E poi, a guardar bene, succede che chi dovrebbe salvaguardare gli interessi del settore primario contribuisce a sacrificare la stessa agricoltura sull’altare del libero mercato. L’ultimo esempio è stato il rifiuto, lo scorso mese di dicembre, dell’iniziativa parlamentare “Proteggiamo i nostri agricoltori. Per un organo di mediazione agricolo e alimentare”. Promossa dall’intergruppo per la sovranità alimentare e dal sindacato Uniterre, tale iniziativa si prefiggeva di risolvere uno dei più grossi problemi che attanaglia oggi la branca agricola: il potere della grande distribuzione organizzata, dominata in Svizzera da Migros e Coop. Lo squilibrato rapporto tra interessi diretti dei coltivatori e ed i margini di guadagno dei supermercati è infatti la vera ragione della crisi che colpisce sempre più anche da noi il settore agricolo. Oggigiorno i contadini non riescono più a vendere i loro prodotti ad un prezzo tale da garantirsi un reddito proprio perché l’accesso al mercato è regolato dalla grande distribuzione che, grazie alla sua posizione di forza e ad un sistema tariffale poco trasparente, impone loro prezzi d’acquisto molto bassi. La produzione locale, soprattutto quella portata avanti da aziende di piccola dimensione, è così minacciata.
La creazione di un mediatore indipendente avrebbe potuto garantire un maggiore equilibrio nelle negoziazioni dei prezzi e una migliore protezione per gli agricoltori di fronte a certe pratiche commerciali sleali dei supermercati. Paradossale, quindi, che la lobby dei contadini non abbia sostenuto questa iniziativa. Piuttosto che sviluppare la trasparenza sui prezzi d’acquisto e regolare il mercato, la maggior parte dei contadini in parlamento continua a promuovere un sistema di pagamenti diretti che premia tuttora le produzioni più grandi e inquinanti. Un esempio: la barbabietola da zucchero, una coltura controversa, che non sopravvivrebbe senza l’appoggio statale e che è destinata soprattutto all’industria agro-alimentare.
Prendendo spunto da quanto sta succedendo in vari Paesi dell’Unione europea anche gli agricoltori svizzeri hanno iniziato ad alzare la voce. Le campagne sono in rivolta, per varie ragioni, molte delle quali legittime. Il rischio è però quello che questa protesta venga fatta propria – in Svizzera come in Europa – dall’estrema destra e dai climatoscettici. Uno dei motivi delle rimostranze riguarda infatti le misure ecologiche sempre più richieste a chi lavora la terra. D’altronde il mondo agricolo è lui stesso un paradosso: è al contempo tra le prime vittime dei cambiamenti climatici, ma, complice l’agro-industria, è anche una delle principali cause di tali cambiamenti. Difendere il modello agro-industriale rappresentato dai mega trattori che sfilano per le strade d’Europa significa difendere il problema, non la soluzione. La cosa positiva è che ovunque, nuove realtà come in Ticino la cooperativa agricola Seminterra cercano di proporre soluzioni alternative ad un sistema neoliberista e ad un mercato globalizzato che spinge i prezzi sempre più verso il basso.
In questo contesto l’Unione Svizzera dei Contadini ha cavalcato l’onda della protesta chiedendo misure molto caute e lanciando una… petizione online. L’effetto sarà probabilmente quello che hanno generalmente tali petizioni: nessuno. Una risposta più che fiacca, vaga e senza proposte concrete per risolvere il nocciolo del problema. L’atteggiamento della potente lobby agricola non sorprende. Lo scorso anno, in vista delle elezioni federali 2023, l’USC ha unito le forze con le grandi lobby economiche liberal-liberiste come economiesuisse, USAM e Unione padronale svizzera per formare Perspective Suisse. L’alleanza ha obiettivi più che chiari: promuovere il libero commercio e la libera concorrenza. Ossia le cause stesse dei problemi che oggi attanagliano l’agricoltura, dalla crisi dei prezzi alla scomparsa continua delle piccole aziende agricole, senza dimenticare gli effetti del cambiamento climatico. Perspective Suisse ha sostenuto finanziariamente partiti e candidati di centro e di destra, gli stessi di cui fanno parte anche i rappresentanti della grande distribuzione. Un esempio: Mike Egger, consigliere nazionale UDC, è dipendente di Micarna, il più grande produttore di carne del paese, controllato da Migros.
Per contrastare la crisi che colpisce il settore primario vi è chi, come Uniterre, ritiene necessario rafforzare gli strumenti di protezione doganale, garantire prezzi che coprano i costi di produzione e le spese crescenti, e remunerare adeguatamente le prestazioni ambientali. Poi vi è l’USC che, dopo avere sostenuto l’accordo di libero scambio con l’Indonesia, oggi si dice contraria all’iniziativa sindacale per una 13esima AVS che farebbe molto comodo anche ad agricoltrici e agricoltori in pensione. Un ennesimo esempio a testimonianza di come la potente lobby dei contadini non faccia gli interessi… dei contadini.
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