Salvare Israele da se stesso
Una “lettera aperta” al popolo ebraico e alla sua politica attuale in un Paese lacerato in cui pare essere impossibile pensare alla pace – Con una poesia di David Maria Turoldo
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Una “lettera aperta” al popolo ebraico e alla sua politica attuale in un Paese lacerato in cui pare essere impossibile pensare alla pace – Con una poesia di David Maria Turoldo
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Una “lettera aperta” al popolo ebraico e alla sua politica attuale in un Paese lacerato in cui pare essere impossibile pensare alla pace – Con una poesia di David Maria Turoldo
Cosa ti sta accadendo, Israele? Cosa vi sta accadendo, cari amici ebrei? Perché stai rinnegando la tua storia? Perché state rinnegando la vostra intelligenza e sapienza? Negli archivi dell’Ambasciata di Israele a Roma probabilmente sono ancora conservati alcuni dei miei giovanili telegrammi (allora non c’erano e-mail e social) di solidarietà a Israele dopo atti di terrorismo contro di te e contro gli ebrei. Di cui oggi mi fai/fate vergognare.
Come è infatti possibile che tu, Israele, figlio dell’Olocausto, figlio del sionismo socialista, tu che avevi immaginato forme nuove di economia e di socialità/solidarietà, tu popolo ebraico di cui tutti siamo debitori in politica, filosofia, letteratura, psicologia, per tacere del resto; come è possibile che tu ora (in realtà è un work in regress che dura da anni/decenni), sia stato catturato – e sia diventata la tua cinica way of life profonda e ormai compulsiva – dal colonialismo (sei rimasta forse l’unica nazione dichiaratamente colonialista – molte altre lo sono, ma almeno senza dirlo esplicitamente), dal razzismo, dall’integralismo religioso più becero e barbarico; come è possibile che tu sia diventato ormai strutturalmente incapace di pensare la pace, quasi che la tua unica forma di vita possibile sia appunto quella della guerra sempre e comunque, per cui devi produrre e riprodurre il nemico per legittimarti nel modo storicamente più osceno che possa esserci? Come è possibile che tu stia scivolando in un narcisistico cupio dissolvi, negandoti intelligenza e consapevolezza e soprattutto visione del futuro? Come è possibile che tu – figlio della nostra barbarie novecentesca – stia praticando la barbarie delle tue colonie e dei tuoi coloni e della tua polizia/esercito contro i palestinesi? Come è possibile che tu stia abbandonando – per altro con voto democratico! – i fondamenti della stessa democrazia (penso alla riforma della giustizia) e ti stia inabissando nella democratura se non nel totalitarismo fascio-religioso?
Come possiamo provare a salvarti da te stesso, Israele? Provo a farlo riprendendo e rileggendoti,
sperando ti aiuti a riflettere, una vecchia poesia ‘politica/civile/indignata’ degli anni Ottanta di David Maria Turoldo (1916-1992), teologo, sacerdote ma anche inquieto e problematico uomo di chiesa, poeta da me amatissimo e che torno a rileggere quando ho bisogno – io laico e non credente – di uno sguardo altro per cercare di capire il mondo. Il titolo è Perdonami se ora – titolo
che faccio mio, scusandomi con Turoldo, ma che bene esprime il mio senso ugualmente smarrito e insieme inquieto e indignato nei tuoi confronti, Israele, per la tua politica verso i palestinesi e che mi sono altrettanto amici degli ebrei – poesia che era contenuta ne Il Grande Male, uscito per Mondadori nel 1988.
Perdonami se ora vien meno l’amore
d’un tempo, e tentazione mi assale
di sdegnato ripudio, Israele.
Un serpente giallo, – son certo, –
ti percorre le viscere, il serpe
di un odio che è solo tuo,
di come a te solo è dato odiare.
Orgoglio, non più
elezione divina fa
che tu sia
questo infelice Israele,
per prodigio sopravvissuto
al genocidio.
Ora di un genocidio tu
artefice,
con perversa passione e fame
– prima che di morte –
di umiliare fratelli, di te
in questa causa più degni.
Son fratelli tuoi, soli,
senza aiuto di alcuno
senza che un solo paese li accolga.
Sono essi e non tu
il Servo nuovo di Jahvè:
il povero e nudo e forte
Cristo che si avvicenda
nel patire del mondo.
[…]
Invece i tuoi soldati ora pare di scorgere
tutti con gli stessi occhi azzurri
che avevano i tuoi assassini…
(Di te, America, che dire?
come crederti ancora?)
Ma tu, feddayn,
pure se da Storia
mai nulla s’impara,
almeno tu non vendicarti.
Tu non odierai!
Mai più si ripeta
quanto i nostri occhi hanno visto,
mai più,
neppure per questo Israele:
i più antichi fratelli
per i quali il mondo intero ha pianto.
Sento che ancora dobbiamo lottare
per te e salvarti, Israele!
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