Donna, finalmente e per la prima volta. Svizzero-tedesca, oggi requisito anche politico indispensabile. Scelta all’interno dell’azienda, più tranquillizzante per il personale. Volto noto oltr’Alpe e profilo giornalistico apprezzato e non controverso. Messi in fila, sembrano i segnali di una buona, accurata decisione.
Susanne Wille, cinquantenne argoviese, un prodotto della “Casa”, è stata dunque chiamata per il dopo-Marchand. Alla guida di una SSR-SRG che vive il momento più delicato della sua storia. Nell’immediato per l’ordinanza del Consiglio federale che, se confermata il mese prossimo, azzopperà comunque il servizio pubblico (soltanto per la RSI, oltre un centinaio di posti di lavoro in meno); e a media scadenza con l’attacco frontale dell’iniziativa popolare dei “200 franchi bastano” (che significherebbe il quaranta per cento di risorse in meno, quasi metà di tutto il personale a casa, programmi radio-tv ridotti al lumicino, qualità dell’offerta a precipizio).
Ha il curriculum giusto, la neo-direttrice (debutto in novembre). Studi, esperienza lavorativa, carriera (da giornalista-presentatrice-produttrice, fino alla responsabilità del dipartimento culturale), e buona conoscenza dell’Azienda. Scarsa famigliarità coi meccanismi manageriali, sarà il principale rilievo critico di chi deve cercare a tutti i costi un punto debole. Ma è stato spesso così per i massimi dirigenti succedutisi alla direzione generale. Quasi tutti hanno imparato in fretta, soprattutto coloro che si sono poi affidati a un proficuo gioco di squadra. Ci sa fare anche nei rapporti interpersonali, ci dice un suo ex collega al settimanale “Rundschau” e all’approfondimento quotidiano “10 vor 10”. E aggiunge: “Per nulla una giornalista arrendevole e accomodante, ma rigorosa”.
E poi l’esperienza del lavoro a Berna. Quindi conoscenza del mondo politico federale. Che non è poco, anzi di questi tempi una sorta di ‘valore aggiunto”. Perché la battaglia che deve condurre è certo fatta, come ha detto nelle prime dichiarazioni (anche in italiano) da neo-nominata, per una “SSR vicino alla gente, di cui ci si possa fidare e in cui ci si possa identificare”; ma sarà anche, si spera non soprattutto, di capacità di muoversi nei meandri, nelle tensioni, anche nelle contraddizioni di una politica nazionale non sempre lucida e coerente e consapevole di quello che per il paese, per la coesione nazionale, per la stessa democrazia significherebbe mettere non solo alle corde, ma fuori dalle corde del ring mediatico, un servizio pubblico radio-televisivo come il nostro. Certo, con i suoi possibili errori, una complessità che andrebbe meglio lubrificata, la sfida non facilissima della rapidità e profondità dei cambiamenti tecnologici. Tutte situazioni che hanno fatto dire all’ex direttore generale Walpen che la soluzione migliore sarebbe stata quella di individuare per la guida dell’azienda “da salvare” un politico di spicco, popolare, deciso, eventualmente anche un esponente dell’UDC. Meglio di no, ha saggiamente deciso chi doveva scegliere (ed è stato parere unanime sul nome). Ognuno al posto suo. In una distinzione di ruoli che è meglio non sovrapporre o miscelare.
Non che di Susanne Wille si voglia a tutti i costi fare un ‘santino’. Del resto, c’è chi le ha attribuito e rimproverato in passato il forte ridimensionamento della rete 2 di Radio DRS, come capitato anche a Espace 2 della romanda RTS (ma non fortunatamente in RSI). E i bilanci si possono comunque fare soltanto alla fine di un percorso attraversato, nel caso della direzione generale, da molti complicati binari. Ma intanto registriamo la buona accoglienza dell’annuncio della sua nomina per gran parte del mondo politico nazionale. Che, si sa, non sempre eccelle per coerenza. Si pensi al consigliere federale Albert Rösti, capo del Datec. Gli è bastato meno di un anno al governo per passare da firmatario di spicco dell’iniziativa “200 fr. bastano” alla convinzione che si tratti invece di un’iniziativa “troppo radicale” e perciò inaccettabile. Vera capriola. Miracolo e contaminazione della collegialità nel governo federale. Contromossa autentica. O passaggio puramente tattico. Si vedrà, dato che sulla questione ci aspetta una lunga stagione anche parlamentare, oltre all’appuntamento col rinnovo (che tipo di rinnovo dipenderà ancora dalla politica) della concessione.
Così come, per Susanne Wille, ci sarà da smussare il confronto non facile, aspro, con gli editori privati, soprattutto quelli dei grandi gruppi, che abbandonarono il tavolo di un tentato dialogo con la SSR quando furono certi che la votazione dei “200 fr. bastano” si sarebbe fatta. Convinti che togliere al servizio pubblico radio-tv le entrate pubblicitarie corrisponda a un automatico travaso di quelle risorse nelle loro casse. Nulla di sicuro e dimostrabile.
La notizia di ieri non dispiacerà alla RSI. La “primadonna” SSR sembra sensibile al mantenimento della “chiave di riparto” fra le varie regioni. Meccanismo di importanza esistenziale per i collaboratori e i programmi della sede di Comano. Dove, sappiamo, ancora si cercano comunque strade di razionalizzazione con risparmi sui costi produttivi e anche di personale. Ma non c’è solo il canone per “correggere” la situazione a danno della RSI. Un certo tipo di centralizzazione oltr’Alpe di alcuni servizi, per esempio, se insistiti possono comunque portare a forme di ridimensionamento e di possibili tagli nel Cantone.
Buona notizia, dunque, ma piedi per terra. La signora Wille promette anche di “voler cambiare l’azienda”. Vedremo eventualmente come. Per noi, e non solo per ricordo e affetto professionale, la SSR rimane pur sempre la più piccola delle buone radio-tv pubbliche europee.
Nell’immagine: Susanne Wille