La storia alla RSI: adelante con juicio
Qualche annotazione, da storico e da spettatore, su significative emissioni recentemente proposte dalla RSI
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Qualche annotazione, da storico e da spettatore, su significative emissioni recentemente proposte dalla RSI
• – Pietro Montorfani
La soppressione del dibattito libero su Israele e Palestina al quale lei contribuisce sembrerebbe contraddire le sue idee
• – Redazione
Dove è stata introdotta, la settimana breve ha dato buoni se non ottimi risultati; perché in Svizzera poche aziende l'hanno voluta?
• – Aldo Sofia
La politica dei trasporti all’incontrario della Confederazione: il trasporto pubblico non è prioritario, miliardi di franchi per ampliare le autostrade
• – Fabio Dozio
Quando è stato che la sinistra ha adottato l’idea che la politica internazionale sia meramente calcolo geopolitico che obbedisce alle ragioni della forza, abbandonando l’internazionalismo e la prassi pacifista? Resistere ai cliché orientalisti, che rappresentano gli arabi come barbari premoderni e Israele come una moderna liberaldemocrazia, non implica attenuare il giudizio su soggetti autoritari
• – Redazione
A seguito dell’ennesima inconcludente Cop sul clima, che dopo trent’anni di negoziati rimane uno spazio di mancato compromesso, si continua a testimoniare una crescente influenza del mondo della finanza, che vede il collasso eco-climatico come una eccezionale opportunità
• – Redazione
Il monopolio Uefa dichiarato illegale: sommo diritto, somma ingiustizia (ma anche somma stupidità)
• – Libano Zanolari
Record di esecuzioni capitali nel 2023. Ieri è stata la volta di una giovane donna. Data in sposa a 15 anni e vittima di maltrattamenti, arrestata nel 2013 con l’accusa di aver ucciso il marito. Dieci anni in cella senza poter vedere i figli. La famiglia della vittima, che secondo la legge islamica avrebbe potuto salvarla, ha detto no
• – Redazione
Stampa / Pdf
• – Franco Cavani
Da troppi giorni si sono perse le tracce del dissidente russo. Si teme che sia stato “suicidato” dallo Stato in carcere
• – Redazione
Qualche annotazione, da storico e da spettatore, su significative emissioni recentemente proposte dalla RSI
Seconda domanda, più seria: se dico “servizio pubblico”, a che cosa pensate? La questione sembra banale, ma se stiamo all’iniziativa popolare 200 franchi bastano, con la quale si vorrebbe quasi dimezzare il canone radiotelevisivo attuale, qualche dubbio insorge. Tra il vasto spettro coperto dalla missione del servizio pubblico c’è anche la storia, cioè la cronaca nella sua accezione (apparentemente) meno attuale. Ultimamente alla RSI di storia, presentata in varie modalità, se ne è vista parecchia, cosa che di per sé mi pare una buona notizia.
Parto da La storia infinita, giunta quest’anno alla sua seconda stagione, con una serata in più rispetto alle quattro del 2022. Metto subito avanti il fatto che, seppur per l’unghia di un piede, ne sono stato in qualche misura implicato. Provo comunque a smettere i panni dello storico per tenere soltanto quelli dello spettatore: uno spettatore di un certo tipo, d’accordo, con qualche sensibilità più esasperata di altri, ma ci vorrei provare. Nel complesso mi sono divertito e, qui e là, ho imparato cose che non sapevo. Ho apprezzato, come molti, le riprese aeree fatte con il drone e il ritmo sostenuto del montaggio, così come le animazioni (a volte un po’ kitsch, ma ci stavano) e soprattutto le musiche. Un buon prodotto televisivo moderno, insomma, che si spera possa continuare con una terza stagione.
Se rimetto invece i panni dello storico, cominciano i mal di pancia. La divulgazione storica è un esercizio di equilibrismo che si muove su un piano inclinato e per giunta scivoloso: perché la banalizzazione è dietro l’angolo, basta un attimo, una parola di troppo, un aggettivo enfatico non necessario, e quello che sulla carta avrebbe potuto essere un ottimo servizio si trasforma in un grosso pasticcio. Me ne sono accorto recentemente ascoltando uno dei miei miti, Alessandro Barbero, parlare di storia della Svizzera italiana. In pochi minuti ho colto nella sua esposizione pur brillante una mezza dozzina di errori, imprecisioni e semplificazioni eccessive. Se tanto mi dà tanto, farà lo stesso anche con gli altri argomenti, nei quali io sono meno ferrato… E quindi? E quindi togliamo a Jonas Marti tutto il peso del confronto (ad esempio con un Alberto Angela) e diamogli quello che gli dobbiamo dare: il coraggio, l’entusiasmo, la voglia di fare, scoprire e condividere gli aspetti più affascinanti del nostro passato. Però ammettiamo anche che a volte gli scappa la frizione, e che certe frasi – come quella su Domenico Fontana “Al Capone della Roma di Sisto V”, o l’altra sulle modalità mafiose delle maestranze ticinesi del tempo – non avrebbero dovuto superare il vaglio della produzione, che forse, chissà, non ha vigilato come avrebbe dovuto e potuto. Altri difetti minori sono riscontrabili nella puntata sull’Ottocento ticinese, la quarta, perché vi si replicavano stanchi stereotipi (sulle cosiddette “rivoluzioni” liberali) che la storiografia recente ha già ampiamente confutato e smentito. E si potrebbe continuare. In generale sono mancati forse degli autori, qualcuno che dietro le quinte, con misura e competenza, potesse fare da cerniera tra l’uomo che sta davanti alla telecamera, con il suo entusiasmo debordante ma a volte (Jonas non me ne vorrà) un tantino eccessivo, e chi era invece incaricato di confezionare il prodotto finale.
Un discorso in parte simile e in parte diverso si potrebbe fare su un’operazione ancora più coraggiosa, e perciò arrischiata, come Edizione straordinaria, un format in quattro puntate di Lorenzo Buccella e Lorenzo Mammone che ha richiamato alla memoria dei ticinesi alcuni fatti di cronaca che hanno segnato gli anni Ottanta e Novanta. Una prima recensione, ferma però alle due puntate iniziali, è apparsa su “Azione” il 4 dicembre e non si può che concordare con quanto scritto da Marco Züblin, che ha parlato di una produzione “ben levigata” sulla scia di Atlantide di Andrea Purgatori, mettendo però in evidenza anche alcuni difetti quali “un lieve eccesso di drammatizzazione” e soprattutto “un tentativo un po’ artificioso di creare attesa e climax narrativo”. I temi scelti erano la strage di Rivera compiuta da Erminio Criscione (4 marzo 1992) e la fuga finita in tragedia dal carcere della Stampa (3 ottobre 1992), il Ticinogate che portò agli onori di cronaca la coppia Cuomo-Verda (1995) e la cosiddetta Pizza Connection (con vari procedimenti penali, in Ticino, dalla seconda metà degli anni Ottanta). Personalmente ho apprezzato la volontà di intervistare figure professionali diverse, dal capitano di polizia al magistrato al cronista, ma continuo a non capire la scelta di avere posto sullo stesso piano – per di più a inaugurare la serie – un fatto privato e drammatico come la strage di Rivera, le cui conseguenze toccano ancora nell’intimo persone viventi e (nel piccolo Ticino) note ai più, e fenomeni finanziari di stampo mafioso che hanno avuto invece tutt’altra eco, e che sono certo più adatti a raccontare lo spirito di un’epoca, il ruolo opaco delle banche, le vendette della politica, e via di questo passo. “Quando la cronaca diventa storia” recita lo slogan di Edizione straordinaria, ma la storia non è scandalo, è racconto dei fatti e, soprattutto, interpretazione. Ecco, mi è mancata talora l’interpretazione, la ricucitura sobria e consapevole del conduttore che (cito un caso per tutti) ad esempio non avrebbe dovuto concedere la parola finale, senza contraddittorio, al figlio del giudice Verda, il cui dolore è comprensibile ma che nella sua accusa alle istituzioni offre una testimonianza personale che rimane tale e che, come tutte le testimonianze, non può essere eletta a conclusione o giudizio di un evento complesso oramai lontano nel tempo. Altrimenti la memoria, parziale e faziosa come è nella sua stessa natura, finisce per sostituirsi alla storia, ingigantendo uno scandalo di cui, ad anni di distanza, non abbiamo davvero bisogno.
Non vorrei comunque suonare troppo severo. Ho ancora negli occhi, per restare alla storia raccontata alla RSI, gli ottimi servizi della serie Tesori fuori porta presentati come speciali del Quotidiano in queste settimane (specie l’ultimo, dedicato alla chiesa di Chironico, con Francesca Pusek e Vera Segre, davvero un gioiello). Auspico insomma che si continui a parlare di storia alla RSI, in chiave moderna e con tutte le implicazioni che una storia ben fatta e ben interpretata sempre suggerisce. Sarà un modo come un altro per provare a tenere aperta la finestra, per far circolare l’aria e per conoscere al tempo stesso quello che siamo noi, e quello che sono gli altri. Magari con meno enfasi e con maggiore sobrietà, prestando le giuste attenzioni anche alle onde più lunghe del sasso dello scandalo gettato al centro dello stagno. Adelante con juicio, secondo il suggerimento del cancelliere Antonio Ferrer al cocchiere Pedro nella tumultuosa Milano manzoniana.
Nell’immagine: Jonas Marti ripercorre le gesta di Domenico Fontana
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