Che fine ha fatto Navalny?
Da troppi giorni si sono perse le tracce del dissidente russo. Si teme che sia stato “suicidato” dallo Stato in carcere
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Da troppi giorni si sono perse le tracce del dissidente russo. Si teme che sia stato “suicidato” dallo Stato in carcere
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Da troppi giorni si sono perse le tracce del dissidente russo. Si teme che sia stato “suicidato” dallo Stato in carcere
Sono troppi giorni che non si ha traccia del detenuto più celebre della Russia. Alexey Navalny è sparito nelle viscere del sistema penitenziario russo, generando le voci più inquietanti sulla sua sorte. Quel che resta della sua organizzazione – prevalentemente in esilio in Europa – ha cercato di lanciare una campagna per costringere il governo russo a rispondere alla domanda #whereisnavalny, dov’è Navalny, ma per ovvi motivi la mobilitazione si è svolta soprattutto all’estero. In Russia, c’è il silenzio, dell’opposizione schiacciata dalle repressioni e del governo che ormai non solo non si sente obbligato a mostrare un volto umano, ma anzi usa la sparizione del prigioniero politico per mostrare quale sorte attende chi osa protestare. Intanto, canali Telegram vicini al gruppo Wagner sostengono che Navalny sia morto, anzi, che si sia suicidato, mentre la responsabile della ong di aiuto ai carcerati “La Russia dentro”, Olga Romanova, riferisce che la “radio carceraria” segnala la presenza del politico in un ospedale del famigerato Vladimirsky Zentral, una delle prigioni di transito storiche dell’Arcipelago Gulag. Notizie discordanti quanto inquietanti, alle quali Ivan Zhdanov, il direttore della Fondazione anticorruzione creata da Navalny, replica ammettendo: «Non abbiamo la più vaga idea di cosa stia succedendo e dove si trovi Alexey».
Il capo dell’opposizione russa è sparito dai radar della colonia penale a regime severo IK-6 della regione di Vladimir, a circa 230 chilometri da Mosca, senza preavviso. La direzione del carcere ha cancellato un collegamento video di Navalny con il tribunale dove era in corso uno dei suoi numerosi processi. Il motivo ufficiale erano stati «problemi con la rete elettrica», che si sono ripetuti cinque giorni dopo. Nel frattempo, i nuovi avvocati di Navalny – quelli storici sono stati arrestati a loro volta con l’accusa di essere complici nell’“organizzazione estremista” per la creazione della quale il dissidente è stato condannato a 19 anni di reclusione – venivano tenuti per ore fuori dall’ingresso del carcere. Infine, l’annuncio: Navalny non è più nella lista dei detenuti dell’IK-6.
Da allora, le ricerche del prigioniero politico non hanno dato nessun risultato. La notizia – diffusa dal sito di notizie Baza – che Navalny fosse stato trasportato in uno dei carceri giudiziari di Mosca, non è stata confermata: il suo nome non risulta nelle liste dei carcerati della capitale. Le voci di suicidio appaiono ancora più infondate, anche perché Navalny viene guardato a vista, ma ovviamente fanno temere che il politico sia stato “suicidato”. Potrebbe avere problemi di salute, come suggeriscono gli informatori di Olga Romanova, che parlano di «problemi di glicemia». Poche settimane fa, Navalny si era sentito male in cella, e secondo gli avvocati si era trattato di uno «svenimento da fame», a causa della detenzione in cella di punizione, dove i detenuti ribelli vengono torturati con il freddo e una razione di cibo appena sufficiente.
Un’altra ipotesi è che Navalny sia stato indirizzato all’“etap”, il trasferimento verso il carcere di regime speciale al quale era stato condannato nel suo ultimo processo. Nell’Arcipelago Gulag, gli “etap” si svolgono ancora in ferrovia, in carrozze speciali per detenuti, e possono durare anche settimane, spostando il carcerato da una prigione di transito all’altra, in attesa di coincidenze per trasportarlo verso la destinazione finale. Che rimane segreta: fino all’arrivo nel luogo dove il prigioniero sconterà la pena, né la sua famiglia, né i suoi avvocati sanno nulla, monitorare le condizioni di trasporto e detenzione è impossibile, e il rischio di un “incidente”, un “malore” o addirittura un “suicidio” lontano dai riflettori è massimo.
I collaboratori del politico hanno promesso una ricompensa per chi riuscirà a dare informazioni su dove si trovi Navalny. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha negato di saperne qualcosa: «Non possiamo né vogliamo monitorare gli spostamenti dei condannati», è stato il suo il commento. Ma è evidente che Navalny è un sorvegliato speciale di Putin, anzi, il suo prigioniero prediletto, al quale il Fsin, il sistema penitenziario russo, ha creato un inferno personale composto di celle di punizione, lettere bruciate dalla censura, avvocati arrestati e assenza di cure mediche. Probabilmente, anche il fatto che il dissidente sia sparito subito dopo aver chiesto ai suoi seguaci di votare «qualunque candidato che non sia Putin», alle presidenziali di marzo prossimo, non è una coincidenza: nonostante la reclusione, la voce di Navalny continuava ad arrivare fuori dal filo spinato. Ora, gli è stato imposto il silenzio, così come a un altro prigioniero politico, Alexey Gorinov, l’anziano ex consigliere comunale di Mosca, condannato a 7 anni per aver denunciato la guerra in Ucraina. Anche lui stava molto male nelle ultime settimane, e anche di lui non si ha più traccia, nonostante centinaia di medici russi avessero firmato la richiesta di ricoverarlo perché la sua vita era a rischio.
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