Lassù sul Bürgenstock
Oggi e domani, summit internazionale sull’Ucraina (senza la Russia e Cina) chiesto da Zelensky e zelantemente organizzato da Berna
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Oggi e domani, summit internazionale sull’Ucraina (senza la Russia e Cina) chiesto da Zelensky e zelantemente organizzato da Berna
• – Aldo Sofia
In crisi davanti a guerre e crisi che avanzano
• – Redazione
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• – Franco Cavani
Nello scenario un po’ vero e un po’ finto di Borgo Egnazia, Bergoglio avanza faticosamente carico di malanni. A coloro che rappresentano il potere in una metà del pianeta, non può imporre nulla. Li può solo implorare che facciano il possibile per la pace
• – Redazione
Per allietare la vostra giornata un testo leggermente adattato del famoso brano musicale di Enzo Jannacci, che amava far ridere senza perder tempo dietro a questioni politiche
• – Redazione
La decisione dell'UE di aumentare fino al 48% i dazi doganali sulle vetture a batteria dalla Cina, che sta invadendo il vecchio continente. Europa (ma anche Svizzera) sempre in ritardo sulla transizione ecologica, tabù dell'estrema destra
• – Aldo Sofia
Il nuovo direttore dell'Autorità dei mercati finanziari si mette in una situazione impossibile. È l'uomo sbagliato?
• – Redazione
Pensando al grande scrittore nel secondo anniversario della morte: in un momento così tragico, è il caso di riaffidarsi al suo pensiero complessivo capace di traghettare il paese fuori dalla crisi
• – Sarah Parenzo
Un ricordo di A. B. Yehoshua nelle parole della sua amica e collaboratrice Sarah Parenzo
• – Simona Sala
Come gli Springbocks, la sua leggendaria nazionale di rugby, il Sudafrica pronto a realizzare un governo di coalizione quasi all’ultimo minuto
• – Carla Ferrari
Oggi e domani, summit internazionale sull’Ucraina (senza la Russia e Cina) chiesto da Zelensky e zelantemente organizzato da Berna
Il che non ha impedito ieri a Vladimir Putin un’incursione politica al limite della provocazione: per una tregua (nemmeno per un accordo duraturo, logico visto che Mosca considera l’Ucraina uno Stato inesistente, facendo esso storicamente parte della Grande Russia) lo zar sostiene che va riconosciuta preventivamente l’acquisizione russa della Crimea, quella di quattro regioni del Donbass nemmeno del tutto ‘liberate’ dal suo esercito, l’impegno di non adesione alla Nato, un processo di denazificazione a Kiev. Rimane, forse, l’ “autorizzazione” di entrare nell’Unione Europea, la quale, per come è ridotta sotto l’urto degli iper-nazionalismi putiniani, e per l’aumentata debilitazione franco-tedesca, non sembrerebbe più al Cremlino un grande pericolo. Insomma: con 700.000 soldati in campo, la sproporzione del rapporto in uomini e armi, un andamento del conflitto più favorevole, un’economia di guerra che per ora tiene a galla il paese, Putin ribadisce e addirittura allarga quelle che sono delle condizioni a prescindere, non certo una realistica disponibilità al dialogo. Che nemmeno c’è dell’altra parte del fronte. Ritorno alla casella d’avvio, dunque e purtroppo; e show alpino che, senza ipocrisie neutralistiche, va definito per quel che è, una mega-riunione di chi sostiene i diritti ucraini violati dall’invasione armata del febbraio 2022.
Soltanto un’ambita presenza, inutilmente sperata dalla diplomazia elvetica, avrebbe potuto riequilibrare l’istantanea collettiva sul nido d’aquila nidwaldese che sovrasta il Lago dei Quattro Cantoni. Quella della Cina. Che si è naturalmente defilata. Confermando che, per ora almeno, le fa comodo l’ “alleanza senza limiti” (copyright del presidente russo) con Mosca. Certo, una speranzella ci poteva anche stare, visto che nemmeno a Xi Jinping in questa fase mancano i grattacapi, economici soprattutto, con una crescita del pil non più ‘miracolosa’, i decrescenti investimenti occidentali, il grande default immobiliare, l’alta disoccupazione giovanile, e ora anche la nuova guerra dei dazi sulle auto elettriche cinesi con cui si tenta di invadere Stati Uniti e soprattutto Europa (annunciati dazi americani delle importazioni addirittura fino al 100%, e al 48% nell’ UE). Ma, per ora, il timoniere dell’Impero di Mezzo si tiene stretta la “golden share” che Putin gli ha praticamente consegnato con la sua guerra ucraina: abbondanti acquisti a prezzi stracciati dei prodotti energetici russi, ed esportazioni verso l’alleato garantiti e in netta crescita (con relative comode triangolazioni, grazie alle quali eludere facilmente ulteriori sanzioni occidentali). Un rappresentante cinese al Bürgenstock avrebbe del resto spinto i partecipanti a chiedere chiarimenti sul “piano di pace” sbandierato da Pechino, proposta che cita addirittura il diritto inalienabile di sovranità e integrità territoriale delle nazioni (logico, vista la sorte riservata dal potere comunista al Tibet e allo Xinjiang gli uiguri musulmani). Spiegazioni che la Cina volentieri elude.
Comunque finora tutti i piani di pace sono rimasti al palo, che siano pubblici, sottotraccia, o fantasiosi. Immaginari come quello su cui continuano a strepitare i pacifisti ideologici alla Travaglio. Il quale non manca di ripetere, alzando debitamente la voce, che un piano russo-ucraino già era stato raggiunto, concordato e firmato due mesi dopo l’inizio della guerra, e che venne ritirato da Zelensky su pressione della Nato: “Lo ha detto l’allora premier israeliano Bennett”, si continua a ripetere. Ma nessuno che gli ricordi che il Naftali Bennett che fece per qualche settimana il mediatore fra Kiev e Mosca si è poi auto-smentito. Accomodarsi su internet, please, per una rapida verifica. Una storia che andrà pur ripresa e raccontata.
Quindi vertice in terra elvetica, volonteroso e volontariamente azzoppato. Meglio discutere che tacere, ha detto Cassis. Dipende però con chi si discute. Fra i principali paesi, solo la presenza della Turchia farà probabilmente sentire una campana discordante. Ma tutti conoscono l’ambiguità diplomatica di Erdogan. Il super-vertice alpino si concluderà vantando qualche risultato, inutilissimo non sarà stato. Del resto mica si può militarizzare una intera montagna e (come hanno protestato gli abitanti a valle) mettere in pericolo le vite di lepri e marmotte per poi tornare a casa a mani vuote.
Nell’immagine: anche lì non sempre il panorama è sereno
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