Le fragilità dell’adolescenza che gli adulti non vedono più
A quest’ età non arrivano tutti con lo stesso passo. Molti per fortuna giungono dopo essere stati curati e riconosciuti dai genitori, mentre per altri il destino è stato diverso
Filtra per rubrica
Filtra per autore/trice
A quest’ età non arrivano tutti con lo stesso passo. Molti per fortuna giungono dopo essere stati curati e riconosciuti dai genitori, mentre per altri il destino è stato diverso
• – Redazione
Sono trascorsi cinque mesi da quando il procuratore Karim Khan ha presentato le richieste o nei confronti di leader politici e militari di Hamas, del premier israeliano Netanyahu e del ministro della Difesa Gallant, ma la Corte penale internazionale non ha ancora agito
• – Redazione
La leader dell'estrema destra francese deve difendersi dall'accusa di aver impiegato negli uffici del suo partito sei dipendenti pagati dall'Unione europea rischia la non eleggibilità. Sette anni fa il neo-gollista Fillon dovette ritirarsi dalla corsa all'Eliseo, in cui era favorito, per lo stesso tipo di reato. Ma questa non è la stessa Francia
• – Aldo Sofia
Il Gran Consiglio abolisce d’ufficio la tassa di collegamento. Irritazione di Zali, che parla di un percorso parlamentare destinato a delegittimare questa legislatura
• – Redazione
Lo scrittore Paolo Rumiz alla Fiera di Francoforte spiega perché la destra si impone non solo in Italia
• – Redazione
“Sgravare" il sistema d'asilo. Utilizzato dalla SEM, questo termine racchiude tutta la retorica anti-asilo degli ultimi cinquant'anni
• – Redazione
Stampa / Pdf
• – Franco Cavani
Il sistema Kafala: lavoratori a costo (quasi) zero per le famiglie dei Paesi del Golfo e il Libano
• – Redazione
Miliardi di franchi per il riarmo e sempre più vicini alla NATO. Gli svizzeri farebbero bene ad ascoltare Immanuel Kant invece di Viola Amherd
• – Fabio Dozio
Il "trattenimento" nei centri albanesi, ipocritamente definito «leggero» dal governo italiano, avrà un impatto devastante sulla salute di rifugiati e migranti
• – Redazione
A quest’ età non arrivano tutti con lo stesso passo. Molti per fortuna giungono dopo essere stati curati e riconosciuti dai genitori, mentre per altri il destino è stato diverso
Nel corso del dibattito che si sta svolgendo in questi giorni sul mondo degli adolescenti, aperto dall’intervento di Massimo Recalcati ed approfondito negli interventi successivi, ci giunge un nuovo segnale inquietante, il drammatico suicidio del ragazzo quindicenne a Senigallia, che si toglie la vita con la pistola del padre per dire basta alle sopraffazioni dei suoi compagni. Ugualmente sconvolgenti sono stati i recenti episodi di violenza fra coetanei che hanno lasciato tutti ammutoliti ed increduli, quasi la vita stessa non dovesse essere salvaguardata e potesse essere schiacciata senza nessun rimorso.
Il rilievo dato dalla stampa e dai mezzi di comunicazione non deve farci pensare che questi episodi rappresentino tutti gli adolescenti, in realtà nella sconfinata prateria in cui procedono i giovani scopriamo modi di vivere molto diversi come anche identità anche molto lontane. Quando i ragazzi e le ragazze entrano nello scenario che devono percorrere per raggiungere una propria identità più stabile portano con sé, spesso senza esserne consapevoli, le proprie storie che sono state scritte non solo da loro, ma anche dai genitori, dalla scuola e dalle esperienze che si sono avute.
È anche una storia potremmo dire biologica, iscritta nel patrimonio genetico trasmesso dai genitori ampiamente modificato dall’ambiente della gravidanza e dagli scambi e dalle relazioni che hanno via via contrassegnato i primi anni di vita fino al raggiungimento della pubertà. Qui non arrivano tutti con lo stesso passo, molti per fortuna giungono dopo essere stati curati e riconosciuti dai genitori, mentre per altri il destino è stato diverso, vittime del disinteresse, della trascuratezza e a volte dell’incuria. In quest’ultimo caso privi di bussola si trovano in una prateria senza riferimenti, in una scuola che non è in grado di capire le loro vulnerabilità e il loro disorientamento, per cui finiscono spesso per organizzarsi in bande violente che infieriscono sui compagni più deboli. Non è la prima volta che questo si verifica nella storia umana: negli Stati Uniti durante le immigrazioni di irlandesi vi erano bande giovanili violente che si aggiravano nelle strade come è stato raccontato nel film di Martin Scorsese “Gangs of New York”.
Ho usato il termine prateria per descrivere lo spazio sociale dei giovani che si è sempre più ampliato negli ultimi anni, più liberi di esplorare, muoversi e viaggiare, iniziare le esperienze sentimentali e sessuali, costruire il proprio corpo e addirittura l’identità di genere secondo i propri desideri, in grado di navigare e chattare in libertà col proprio smartphone, sentendosi parte del gruppo dei coetanei, un baricentro ben più attraente della famiglia. Nonostante tutte queste opportunità soffrono spesso di un “malaise de existance” come è documentato dagli stati di ansia, cadute depressive, disturbi alimentari ed anche tentativi di suicidio.
Una madre di un adolescente ha commentato che forse hanno troppe strade che si aprono e non sanno in che direzione muoversi, la scelta è difficile perché il dubbio e la paura di aver sbagliato è sempre presente in una situazione ben diversa dal passato, quando gli adolescenti erano costretti a seguire le indicazioni dei genitori oppure ad opporsi a loro. Oggi è il gruppo che condiziona le scelte e i comportamenti dal momento che i giovani hanno bisogno di essere riconosciuti ed accettati dai propri compagni anche attraverso scambi digitali, che stanno occupando sempre più spazio a scapito dei rapporti in carne ed ossa. Le connessioni digitali non hanno lo stesso valore delle relazioni, che implicano, queste ultime, incontri corporei e coinvolgimenti emotivi. Forse tutto questo sta condizionando la vita e il futuro degli adolescenti che rischiano di diventare sempre più dipendenti dal mondo digitale perdendo molte possibilità che offre la vita reale.
Se i percorsi dell’adolescenza sono così diversi fra i ragazzi e le ragazze, fra quelli che provengono da famiglie con maggiori risorse culturali ed economiche e quelli appartenenti ad ambienti deprivati, fra adolescenti di cittadinanza italiana oppure immigrati, condividono tutti la sofferenza del crescere in un mondo che appare quanto mai nebuloso e incomprensibile. Non va dimenticato che tutti loro hanno attraversato la pandemia che ha lasciato dei segni pesanti come ha messo in luce una ricerca pubblicata quest’anno sulla prestigiosa Rivista Scientifica PNAS, che ha evidenziato un assottigliamento della corteccia cerebrale post-Covid più accentuato nelle ragazze rispetto ai ragazzi, un’alterazione che interessa i disturbi traumatici.
È indubbio che l’adolescenza sia una “malattia” normale, come ha scritto il grande psicoanalista e pediatra inglese Donald Winnicott, tocca a noi adulti aiutare i ragazzi e le ragazze a superare questa difficile fase della crescita, ma ne siamo in grado?
La strana proposta di un alto esponente dell’Alleanza Atlantica sta scuotendo l’Occidente
Il rapporto di dipendenza che l'Occidente ha col gas russo? Non è nulla in confronto a quello che ha col litio cinese. Come finirà?