L’odio verso Israele
Un giudizio con cui si tenta di delegittimare la condanna dell’operato dei governi dello Stato ebraico - Di Patrizio Fenini
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Un giudizio con cui si tenta di delegittimare la condanna dell’operato dei governi dello Stato ebraico - Di Patrizio Fenini
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• – Redazione
Un giudizio con cui si tenta di delegittimare la condanna dell’operato dei governi dello Stato ebraico - Di Patrizio Fenini
Odio no, ma una crescente condanna dell’operato d’Israele, decisamente sì. Crescente, perché più dura il “lavoro” – come l’ambasciatrice israeliana a Berna ha definito la mattanza in corso a Gaza – e più la gente s’informa. L’opinione pubblica ha così appreso delle vergognose pressioni sioniste, con bustarelle milionarie e minacce di morte, per garantirsi l’inaccettabile partizione della Palestina messa ai voti all’Onu; del fatto che Israele, all’indomani della sua costituzione, fosse già in grado di respingere gli eserciti di Arabia Saudita, Egitto, Giordania, Iraq, Libano, Siria e Yemen messi assieme e di conquistarsi nuovi territori; ha pure appreso che i primi fondi destinati all’attuale UNRWA sono stati stanziati in seguito alla richiesta del mediatore delle Nazioni Unite in Palestina che, a quattro mesi dalla nascita d’Israele, scrisse “la scelta è tra salvare la vita di migliaia [circa 440’000, ndr] di persone ora o permettere loro di morire”, il che la dice lunga sul trattamento riservato ai Palestinesi dopo averli cacciati dalle loro case e dalle loro terre; ha inoltre potuto immaginarsi cosa significhi vivere per decenni segregati dal mondo in quello che Giulio Andreotti, nel 2006, definì un campo di concentramento; ha anche compreso la disproporzione del conflitto: tra il 2008 e il 6 ottobre 2023, Israele ha visto 308 suoi cittadini perdere la vita a causa dei palestinesi e ha risposto causando 6407 morti al nemico, cioè vendicando ogni caduto israeliano con l’uccisione di venti palestinesi, proporzione salita a venticinque dal 7 ottobre 2023 ad oggi.
Se a questo quadro si aggiunge la situazione politica d’Israele, con un premier che deve la sua sopravvivenza politica a personaggi come il ministro della sicurezza nazionale Ben-Gvir – che in passato ha giustificato lo sputo verso i cristiani come “un’antica usanza ebraica” – e quello delle finanze Smotrich – il quale ha affermato che lasciar morire di fame due milioni di civili a Gaza potrebbe essere giustificato e morale – allora sia a destra che a sinistra si capisce che Israele non è propriamente quello “Stato democratico che rappresenta i valori occidentali” come scritto da Adrian Weiss.
Joseph Deiss, nel suo libro “Ruptures” scrive: “Israele compie le sue azioni con violenza e sistematicamente, senza mostrare la minima compassione per le sofferenze della popolazione civile, che è indigente, sfollata, dissanguata, affamata, assetata e senza cure mediche.” E ricorda che la Svizzera è depositaria delle convenzioni di Ginevra e che come tale dovrebbe sostenerne l’applicazione. Invito allora l’Associazione Svizzera-Israele e i suoi membri a prendere le distanze dal governo Netanyahu e dalla spirale di odio che alimenta.
Nell’immagine: un ebreo ortodosso sputa verso alcuni cristiani a Gerusalemme durante la processione per la festa di Sukkot, il 4 ottobre 2023 (fotografia della polizia israeliana)
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