Sarà caro elettricità generalizzato
I prezzi in Svizzera saliranno in modo significativo per molti fornitori: aumento medio del 47% - Di Paolo Rossi, consulente strategie di mercato energetico
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I prezzi in Svizzera saliranno in modo significativo per molti fornitori: aumento medio del 47% - Di Paolo Rossi, consulente strategie di mercato energetico
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I prezzi in Svizzera saliranno in modo significativo per molti fornitori: aumento medio del 47% - Di Paolo Rossi, consulente strategie di mercato energetico
In realtà l’oscillazione dei prezzi dell’energia è qualcosa di conosciuto da decenni e descritto in molti studi scientifici tramite una curva (detta di Kondratiev) della durata di 10/15 anni, secondo un modello semplice, legato alla crescita continua della domanda, che ha però un’elasticità maggiore rispetto all’offerta. Di conseguenza la propensione a investire in nuove produzioni si manifesta solo quando i prezzi cominciano a salire perché l’offerta non soddisfa più, con abbondanza, la domanda.
In questi ultimi due anni l’accresciuta domanda dovuta all’elettrificazione della mobilità e del riscaldamento (un tempo appannaggio quasi esclusivo dei vettori fossili) e la relativa stasi della crescita della produzione ha prodotto un’inversione di tendenza nei prezzi. Non a caso in questo periodo abbiamo registrato un boom delle installazioni di impianti fotovoltaici e molte iniziative sia nell’eolico che nell’idroelettrico (nonché la discussione sul termoelettrico), a dimostrazione che a condurre il gioco è l’economia, non la politica.
Ovviamente su questi cicli di lungo periodo si innestano anche avvenimenti straordinari, la guerra in Ucraina in primis, ma anche le conseguenze della pandemia con i suoi strascichi sulle capacità produttive globali, che stressano ulteriormente la situazione e la necessità di limitare le emissioni di CO2 che rallenta, se paragonata ai decenni precedenti, la possibilità di aumentare la capacità produttiva (che non può più contare sulle alternative carbone, petrolio e suoi derivati).
Le conseguenze di questo scenario sono importanti, ma non hanno solo risvolti negativi. Per citare alcuni di questi effetti: da subito il fotovoltaico diventa competitivo (con gli effetti descritti sull’importante aumento degli investimenti nel settore) e l’idroelettrico esce dallo stato di necessità in cui era stato posto dalla crisi finanziaria del 2009 ricominciando a generare utili. Investitori cominciano a predisporre ingenti mezzi finanziari nella ricerca in vettori alternativi e nuove tecnologie, nell’aspettativa di futuri significativi ritorni. La domotica (gestione intelligente dei consumi) esce dallo statuto di gadget per divenire uno strumento di controllo quotidiano dei consumi, e quindi dei costi
Ovviamente, dall’altro lato, ci sono però anche i perdenti, come ad esempio gli inquilini che non possono predisporre nel proprio domicilio energie alternative e possono godere in maniera solo limitata (vista l’entità dei consumi) dei benefici della domotica; oppure le industrie, che non possono operare a breve una riconversione della loro politica di approvvigionamento energetico e che rischiano un tracollo produttivo, con le conseguenze sociali facilmente immaginabili.
Su queste fasce si dovrebbe concentrare nel breve periodo l’attenzione della politica. Basterebbe tornare ancora una volta ai fondamentali economici. Se fotovoltaico e idroelettrico generano utili, perché continuare a garantire loro dei sussidi (che servono solo a moltiplicare gli utili soprattutto delle imprese idroelettriche)? Utilizziamo piuttosto queste somme per arginare le distorsioni sociali causate dall’aumento repentino dei prezzi, girandole verso gli inquilini a reddito medio (che non beneficiano già di altri aiuti statali) e verso le industrie, ma condizionando quest’ultimo intervento ad una politica di investimenti nelle rinnovabili e nell’efficienza energetica.
In sostanza, in questa fase anche la politica deve mostrare creatività e prontezza, limitando le rendite di posizione e favorendo invece una politica flessibile, e la capacità e di rispondere tempestivamente ai cambiamenti dell’economia e della società.
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