Meglio saperlo prima?
Maestro di Bradley Cooper e Priscilla di Sofia Coppola rilanciano la questione di quello che lo spettatore deve o meno conoscere a proposito di un film che sta per guardare - Di Zeno Gabaglio
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Maestro di Bradley Cooper e Priscilla di Sofia Coppola rilanciano la questione di quello che lo spettatore deve o meno conoscere a proposito di un film che sta per guardare - Di Zeno Gabaglio
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ESCLUSIVO - Nostra intervista a Boris Kagarlitsky, critico dell’intervento in Ucraina, sociologo e attivista russo di sinistra, appena liberato dopo quattro mesi di detenzione a 1.300 km da Mosca per l’indimostrata accusa di “approvazione del terrorismo”
• – Yurii Colombo
La strage in Iran rivendicata (con strano ritardo) dallo Stato islamico; e l’infiammato quadro vicino-orientale si complica
• – Aldo Sofia
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Gli esperti SUPSI condividono le facilitazioni fiscali per le persone più agiate, ma scoprono che ne fanno le spese i meno abbienti. Lorenzo Quadri si barcamena sulla tredicesima AVS
• – Fabio Dozio
Neanche gli Stati che lo dichiarano incandidabile paiono scalfire la popolarità e le ambizioni di un ritorno alla Casa Bianca che dovrebbe sin d’ora allarmare l’Europa
• – Redazione
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• – Michele Ferrario
Di fronte alle stragi in Medio Oriente, e alla punizione collettiva inflitta da Israele ai palestinesi di Gaza, come possiamo ancora parlare di umanità o civiltà?
• – Fulvio Poletti
Saleh Aruri era il riferimento delle Brigate Qassam. Tel Aviv vieta ai ministri di parlarne
• – Redazione
Maestro di Bradley Cooper e Priscilla di Sofia Coppola rilanciano la questione di quello che lo spettatore deve o meno conoscere a proposito di un film che sta per guardare - Di Zeno Gabaglio
Può sembrare una domanda oziosa, di chi ha tempo da perdere in speculazioni estetiche, ma in realtà non è così, perché il risultato di una fruizione artistica – musicale, cinematografica, teatrale, museale… – può essere radicalmente diverso se da noi spettatori vengono o meno pretese nozioni e conoscenze preliminari (e se, in caso affermativo, qualcuno ha avuto il buon cuore di avvisarci).
Ad andare all’opera senza sapere nulla della trama o del libretto, in tantissimi casi si rischia di non capirci nulla. E spesso non è nemmeno possibile riconoscere se quel cantante agghindato d’oro che entra ora in scena, è lo stesso che era uscito dieci minuti fa trafitto da un’alabarda o invece è quel suo cugino che vorrebbe soffiargli trono e consorte.
Ad andare a concerto senza sapere che stai per affrontare intricati contrappunti bachiani che si risolveranno solo un’ora e mezzo più tardi, oppure sottilissime nuance di rumori generati con il sassofono baritono che hanno cambiato il corso della sperimentazione avanguardistica degli anni ’70, si rischiano pure cocenti delusioni. O forzose pennichelle che a casa, senza l’onere del biglietto, sarebbero senz’altro venute meglio.
Il cinema, di contro, è l’arte che spesso si ritiene portatrice di un’esperienza autosufficiente, per cui non sono necessarie allo spettatore informazioni precedenti al contatto con l’opera: semplicemente cominci la visione e ti viene raccontato tutto quello che serve per godere a fondo l’esperienza artistica. E se mancano informazioni fondamentali – di trama, di contesto narrativo, storico, psicologico, estetico,… – è solo perché il regista non ha voluto che tu le sapessi.
Due recenti approdi in sala e su piattaforma sembrano però contraddire questa legge non scritta, per cui un’informazione preliminare sarebbe ed è fondamentale per godere appieno del Maestro di Bradley Cooper e della Priscilla di Sofia Coppola. Entrambi i film trattano – direttamente o indirettamente – di due dei più importanti musicisti del secondo novecento americano: Leonard Bernstein ed Elvis Presley. “Trattano” è in realtà un verbo fin troppo generoso, varrebbe forse meglio “sfiorano” oppure “evocano”, perché quella attorno ai due geni della classica (ma anche del musical) e del rock non è certo una trattazione nel senso di un’informazione esaustiva, bensì un prendere spunto dalle loro vicende umane – prima ancora che artistiche – per rappresentare sfumature anche profonde della loro esistenza.
Ed è qui che le informazioni preliminari sarebbero necessarie, visto che nei film non appaiono quasi per nulla: senza sapere dell’eccezionalità e dell’innovatività di Bernstein come pianista, direttore, compositore e divulgatore poco ci interesserebbe del suo ménage familiare, della difficoltà di tenere in piedi un matrimonio e una famiglia quando si è dichiaratamente bisessuali. Eppure, il regista Bradley Cooper evita con cura di soffermarsi sui molti e oggettivi successi raccolti da Bernstein in una vita che è stata dedicata con tutte le energie alla musica. Così come la quasi segregazione cui è stata sottoposta Priscilla Presley dal famosissimo marito apparirebbe sotto tutt’altra luce – senza diminuire in gravità – se si ricordasse che i mesi trascorsi lontano da Graceland vedevano Elvis impegnato in uno dei più luminosi percorsi di scrittura della storia musicale.
Non si tratta di giustificare o di relativizzare le responsabilità private dei grandi artisti, ma il racconto dei loro “dietro le quinte” interesserebbe davvero poco se non ci fosse anche il corrispettivo “davanti le quinte”, che in questo caso i due registi danno per scontato. Un po’ come successe nel 2004 con il meraviglioso Last Days di Gus Van Sant: un gorgo di situazioni ed emozioni che inevitabilmente trascinavano verso l’epilogo tragico, che se però non sapessimo fortemente ispirati alla vicenda umana e artistica di Kurt Cobain meriterebbero poco più di un «e chi se ne frega!».
Un tacito accordo tra regista e pubblico che quindi si può dare per acquisito, quello della Coppola e di Cooper? Forse, ma non tutti gli spettatori di oggi si ricordano la portata rivoluzionaria di West Side Story e l’ostracismo che quel musical procurò al “classico” Bernstein, e che proprio il dilemma classico/contemporaneo lo dilaniò praticamente tutta la sua vita almeno quanto la questione dell’orientamento sessuale. Così come la pressione sociale e al tempo stesso l’innovazione culturale di cui Elvis fu protagonista sono dati oggettivi che non tutti possono ricordare all’ingresso di una sala cinematografica, ma che non dovrebbero mancare ogni volta che si voglia accennare a lui, anche solo in quanto essere umano, anche solo di riflesso.
Nell’immagine: Bradley Cooper nelle vesti di Leonard Bernstein
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