Se in scena entra anche l’Isis
La strage in Iran rivendicata (con strano ritardo) dallo Stato islamico; e l’infiammato quadro vicino-orientale si complica
Filtra per rubrica
Filtra per autore/trice
La strage in Iran rivendicata (con strano ritardo) dallo Stato islamico; e l’infiammato quadro vicino-orientale si complica
• – Aldo Sofia
Una Striscia senza palestinesi per il governo Netanyahu è «imperativo morale». Secondo il ministro Smotrich, il 90 per cento dei gazawi deve andarsene: «Paesi africani e dell’America Latina sono disposti ad assorbire i rifugiati»
• – Redazione
Gli esperti SUPSI condividono le facilitazioni fiscali per le persone più agiate, ma scoprono che ne fanno le spese i meno abbienti. Lorenzo Quadri si barcamena sulla tredicesima AVS
• – Fabio Dozio
Neanche gli Stati che lo dichiarano incandidabile paiono scalfire la popolarità e le ambizioni di un ritorno alla Casa Bianca che dovrebbe sin d’ora allarmare l’Europa
• – Redazione
Il giornalista Francesco Mismirigo si autopubblica un accorato pamphlet in cui passa in rassegna squilibri, scelte ed errori che il nostro territorio ha pagato a caro prezzo
• – Michele Ferrario
Di fronte alle stragi in Medio Oriente, e alla punizione collettiva inflitta da Israele ai palestinesi di Gaza, come possiamo ancora parlare di umanità o civiltà?
• – Fulvio Poletti
Saleh Aruri era il riferimento delle Brigate Qassam. Tel Aviv vieta ai ministri di parlarne
• – Redazione
Lotta contro la crisi climatica nel 2024: il voto negli Usa e in Europa, le innovazioni ideate dalle comunità locali
• – Redazione
Sei mesi di carcere al Nobel per la pace e oppositore dell’eterna prima ministra Hasina
• – Redazione
Tra programmi d’occasione e repliche a raffica anche un veglione che da casa mostra fondoschiena in libertà: immagini di difficile interpretazione come messaggio augurale, per l’azienda e per il Paese
• – Enrico Lombardi
La strage in Iran rivendicata (con strano ritardo) dallo Stato islamico; e l’infiammato quadro vicino-orientale si complica
I successori dell’ayatollah Khomeini hanno comunque altri rivali, interni questi. Che si trovano nelle minoranze etniche del paese, e che potrebbero essersi radicalizzati. Schegge impazzite delle comunità curda, turcomanna, baluci, anch’esse vittime della repressione nel magma delle proteste che si sono sviluppate e agganciate alla contestazione del movimento delle donne. Ipotesi, questa, in realtà relativamente fragile: passare alla violenza e addirittura alla lotta armata fornirebbe all’alto clero della Repubblica islamica uno strumento insperato per compattare la maggioranza della popolazione, ostile a movimenti autonomisti già accusati di agire contro l’unità della nazione. Restiamo dunque all’ipotesi dell’Isis, che una motivazione immediata l’avrebbe nel fatto che proprio il generale Soleimani era stato, con l’invio di migliaia di Pasdaran a sostegno del siriano Assad, uno dei principali artefici della sconfitta dell’auto-proclamato neo califfo Al Baghdadi. Il che toglie agli ayatollah la preoccupazione di accusare direttamente Israele della mattanza di Kerman; tanto più che nel bollettino di rivendicazione i sunniti dell’Isis associano nella condanna anche i palestinesi fiancheggiatori dell’Iran sciita. Dunque Hamas. Ulteriore complicazione del quadro regionale.
Sta di fatto che le micidiali esplosioni di Kerman sembrano comunque corrispondere ai calcoli di chi opera per l’allargamento della guerra di Gaza. E lo stesso risultato potrebbero avere gli omicidi “mirati” di marca israeliana contro i responsabili del 7 ottobre. Il Mossad non è uno specialista. Il problema è che non una di queste numerose uccisioni selettive ha mai disinnescato la miccia. Problema di vuoto politico, esclusivo uso della forza, negazione israeliana dei diritti palestinesi, ambiguità di Netanyahu. Rosario di una soluzione impossibile. Perché irresponsabilmente né cercata né voluta.
Scritto per laRegione
Nell’immagine: automobili colpite dall’attentato
Lukashenko favorisce il flusso di migliaia di fuggiaschi al confine tra Bielorussia e Polonia; e, sostenuto dal Cremlino, li usa contro l’Unione europea
Una “lettera aperta” al popolo ebraico e alla sua politica attuale in un Paese lacerato in cui pare essere impossibile pensare alla pace – Con una poesia di David Maria Turoldo