Gentile signora Gianella, Egregio Signor Chung,
Nell’ambito del Locarno Film Festival, il 14 agosto scorso, avete organizzato un incontro per promuovere le relazioni e gli scambi economici fra aziende svizzere e aziende cinesi. Avete lanciato questa iniziativa nella vostra qualità di copresidenti della Sezione ticinese della Camera di Commercio Svizzera-Cina. Dal 23 settembre la signora Gianella promuove una esposizione fotografica alla Villa Ciani di Lugano in collaborazione con diverse associazioni cinesi.
Da parecchi decenni intrattenete intense relazioni con associazioni controllate dal Partito Comunista Cinese che promuovono relazioni politiche, economiche e culturali con istituzioni e aziende in Svizzera. Da una parte il signor Alex Chung, quale delegato impiegato dal Municipio della Città di Lugano dal 2006, esclusivamente per sostenere e incrementare i gemellaggi fra la Città di Lugano e numerose città della Cina. Dall’altra parte, la signora Alessandra Gianella quale proprietaria e titolare di un’azienda privata creatrice di relazioni d’affari fra aziende svizzere e aziende cinesi.
Grazie alla vostra pluriennale collaborazione avete stabilito rapporti privilegiati con diverse personalità e sezioni del Partito Comunista Cinese, che vi preghiamo di mettere al servizio anche della sicurezza della Confederazione svizzera, come pure della tradizione umanitaria svizzera. Pertanto, vi invitiamo a intraprendere iniziative concrete almeno nei seguenti ambiti, chiedendo quanto segue ai vostri referenti presso il Partito Comunista Cinese e presso l’Ambasciata della Cina a Berna:
a) di cessare ogni attività spionistica in danno della Confederazione svizzera
b) di cessare ogni rappresaglia nei confronti delle famiglie di cittadine e cittadini svizzeri di origine tibetana e di origine musulmana, che in Svizzera lottano contro la persecuzione delle loro comunità di origine, sia in Cina che in Tibet
c) di mettere fine alla deportazione di centinaia di migliaia di bambini tibetani che vengono strappati dalle loro famiglie, per essere «rieducati» nei collegi cinesi, dove viene vietato l’uso della lingua tibetana e viene denigrata qualsiasi tradizione religiosa e culturale tibetana praticata dalle loro famiglie
d) di chiudere tutti i campi di concentramento nello Xinjiang in cui sono reclusi, da anni, senza processo, centinaia di migliaia di appartenenti a minoranze etniche e) di interrompere immediatamente i lavori forzati a cui sono costretti centinaia di migliaia di appartenenti alla minoranza musulmana di etnia uigura.
Le autorità della Confederazione svizzera hanno già aderito più volte, anche pubblicamente, alle proteste espresse dalle maggiori organizzazioni internazionali, sia governative che non governative. Per di più, da decenni, conducono colloqui riguardo alle violazioni di diritti umani in Cina e in Tibet. Purtroppo, malgrado tali colloqui, le violazioni continuano in modo così grave e drammatico da costituire genocidio.
Confidiamo quindi che vorrete favorire concretamente gli sforzi della Confederazione svizzera in questo ambito vitale anche per il nostro Paese. Confidiamo che vogliate riferire pubblicamente, in modo periodico, delle vostre iniziative a questo riguardo come pure del risultato di queste iniziative.
Con distinti saluti.
Allenbach Beat, Barchi Doris, Bolla Stefano, Bernasconi Paolo, Fam. Bonzanigo, Bonzanigo Rocco, Bullani Renato, Canetta Maurizio, De Biasio Piergiorgio, De Lorenzi Piergiorgio, Ferrari Morena, Forini Danilo, Gysin Greta, Groh Vittoria, Lepori Carlo, Lepori Daria, Noi Marco, Quadri-Cardani Paola, Savary-Borioli Beppe, Simona Antonio, Sofia Aldo, Soldini Gabriella e Fabio